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Categoria: Esteri
di Rosa Ana De Santis

Sequestravano per interrogare al riparo dalla legge. Picchiavano e chiedevano, torturavano e ridevano, uccidevano e se ne fregavano. Non era una operazione di polizia, non era la ricerca di criminali da assicurare alla giustizia. Volevano annientare una intera generazione per azzerare ogni possibile opposizione alle dittature militari di stampo fascista che insanguinarono lungo gli anni ’70 tutto il continente latinoamericano. L’attività criminale era denominata “Plan Condor”. Diretto dalla Central Intelligence Agency con l’autorizzazione della Casa Bianca, il Plan Condor consisteva nel coordinare operativamente le polizie segrete di Argentina, Cile, Uruguay, Paraguay, Brasile, Perù e Bolivia, tenute sotto i talloni dei militari golpisti. Migliaia e migliaia di desaparecidos, decine di migliaia di torturati e sequestrati sono appunto stati gli “effetti collaterali” di questo piano che rimase segreto fino a pochi anni fa. E, tra i desaparecidos, figuravano persone di origini italiane, con i regimi democristiani di allora che ben si guardavano dal porre rimedio o anche solo di protestare per le operazioni segrete degli sbirri agli ordini delle giunte militari genocide. Ma il tempo in qualche modo rimette le cose al proprio posto, almeno in parte; se non per salvare le vite innocenti, almeno per perseguire alcuni dei colpevoli; se non per castigare, almeno per fare luce. E un po’ di luce sembra arrivare. Su richiesta infatti del Procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, che da diverso tempo indaga con solerzia e professionalità sui crimini commessi dalle dittature militari latinoamericane degli anni ‘70 e ’80, il Gip del Tribunale di Roma, Luisanna Figliolia, ha emesso 146 ordini di custodia cautelare per strage, sequestro, omicidio e tortura nei confronti di argentini, brasiliani, uruguayani, paraguayani, cileni, boliviani e peruviani, tutti esponenti dei regimi militari latinoamericani degli anni ’70.

Tra gli altri, le ordinanze di custodia cautelare firmate riguardano l’ex generale Jorge Rafael Videla, capo della giunta militare argentina e il suo compare, l'ammiraglio Emilio Eduardo Massera, ex responsabile della marina argentina, già sotto procedimento a Roma in una delle inchieste sui desaparecidos di origine italiana. Si affianca all’orribile duetto Jorge Maria Bordaberry, ex capo della Giunta militare uruguaiana. L'inchiesta della magistratura romana era partita alla fine degli anni '90 sulla base di alcune denunce presentate dai familiari di cittadini di origine italiana in sudamerica negli anni delle dittature militari e i casi finiti al vaglio di Capaldo riguardano una ventina di cittadini di origine italiana uccisi dalle locali polizie segrete.

Il primo dei ricercati è già dietro le sbarre: si tratta di Nestor Jorge Fernandez Troccoli, ex esponente dei servizi segreti della Marina uruguayana, arrestato dalla polizia in provincia di Salerno, dove vive da alcuni mesi, fuggito dall'Uruguay dove si diceva "in pericolo". Troccoli, già ospite del carcere romano di Regina Coeli sarà interrogato nei prossimi giorni, è accusato della scomparsa e della morte di quattro italiani tra il 1976 e il 1977, ma ha già fatto sapere, tramite il suo avvocato, che "gli episodi non possono essere dimostrati, visto il lungo lasso di tempo trascorso tra i fatti e l'inchiesta". Nei suoi confronti, comunque, pendeva già da alcuni mesi un ordine di arresto internazionale emesso dall'autorità giudiziaria dell'Uruguay nell'ambito di una inchiesta denominata "El Goyo", che indaga sulla scomparsa di una trentina di cittadini uruguaiani riparati in Argentina nel 1978. Indagine che, recentemente, è culminata nell'arresto dell'ex dittatore Gregorio Alvarez.

Per molti dei personaggi tristemente famosi per le loro attività criminali nel decennio di terrore, sulle quali la giustizia italiana ha deciso di muovere accuse, figurano esponenti dei corpi repressivi già in carcere o, comunque, sottoposti a provvedimenti giudiziari in Argentina, Cile e Uruguay.

Le leggi sull’indulto con le quali i governi di Alfonsin prima e Menem poi, avevano tentato di sbianchettare un decennio di terrore sono state cancellate all'inizio del suo mandato dal governo di Nestor Kirchner, che ha dato ordine di aprire i processi contro i militari torturatori, chiudendo definitivamente la stagione dell’oblio. Gli impuniti di un tempo, sono gli imputati di oggi.