MOSCA. Se c'erano dei dubbi sulla "dipendenza" dagli Usa del presidente
georgiano, le ultime sue azioni hanno fatto giustizia di tutto. Perchè
Saakasvili è l'uomo che Casa Bianca e Pentagono hanno preparato e scelto
per la destabilizzazione dell'area del Caucaso in funzione antirussa (così
come hanno incoronato Julija Timoshenko per un ruolo analogo nel cuore dell'Europa,
in Ucraina).
Caucaso, quindi, come obiettivo primario per un attacco generale contro il fronte
meridionale dei territori dell'ex Unione Sovietica. E la scelta non è
casuale perchè proprio quest'area è quella maggiormente segnata
da lotte storiche che un tempo erano rivolte contro la metropoli (Mosca) e che
oggi si caratterizzano con spinte nazionaliste ed aspirazioni all'indipendenza.
Ma questa volta non è Mosca l'oggetto dell'attenzione e dello scontro.
Ora sotto accusa è il potere della Georgia. E cioè quello di un paese transcaucasico collocato in posizione strategica
e che confina con il mar Nero, la Turchia, l'Armenia, l'Azerbaigian e la Russia.
Con una popolazione di circa 6 milioni di abitanti (70% georgiani; 8% minoranze
di armeni; 6,3% russi; 5,7% azeri; 3% osseti; 1,8% abchasi) e un territorio
di 69.492 chilometri quadrati. Ed è qui che "convivono" alcune
realtà "nazionali" comprese nell'ambito dei confini georgiani.
Si tratta delle repubbliche autonome dell' Adzaristan, dell'Abchasia (guidata
da Sergej Bagaps) e della provincia autonoma dell'Ossezia meridionale (guidata
da Eduard Kokojty). Ognuna con problemi aperti con il potere centrale che ha
sede a Tbilisi.
I rapporti più difficili - che stanno a poco a poco sfociando in situazioni
di aperto conflitto militare - sono quelli che sono andati sviluppandosi tra
la capitale georgiana e quella dell'Abchasia, Suchumi. Repubblica, questa, (secessionista,
di fatto, autoproclamatasi il 23 novembre 1996) che vuol passare ora allo stato
di assoluta indipendenza con una propensione sempre più marcata di avvicinamento
alla Russia.
L'Abchasia - che soffre per lo strapotere e la "dittatura" del georgiano
Saakasvili - è così il nervo scoperto del Caucaso meridionale.
Fondata nel 1921 con lo status di Repubblica federata in seno alla Federazione
transcaucasica, raggruppava Armenia, Azerbaigian e Georgia. Concluse poi un
trattato di unione con la Georgia con una formula complessa e sempre contestata
dalle minoranze etniche dell'Urss.
Retrocessa nel 1931 a Repubblica autonoma della Georgia fu poi sottoposta a
numerosi tentativi di assimilazione da parte dei georgiani. Di qui la spinta
ad un processo di autonomia totale: la separazione da Tbilisi. E dal 1932 si
registrano manifestazioni, proteste ed azioni di disobbedienza civile.
Ed anche dopo i tragici avvenimenti delle rivolte del 1993, la questione nazionale
continua a dominare la vita politica georgiana. Pesa particolarmente la situazione
di quei rifugiati che continuano a vivere in condizioni socioeconomiche precarie.
Il governo di Suchumi, inoltre, gioca anche la carta della geopolitica dal momento
che il paese è ai confini della Georgia e tende verso la Russia. Di qui
la certezza delle forze indipendentiste in un appoggio del Cremlino alle loro
aspirazioni. Cosa che, del resto, già avviene pur se non in forma ufficiale.
Ed ora alla vicenda dell'indipendenza nazionale abchasa si aggiunge una nuova
e pericolosa situazione che riguarda le "Gole di Kodorskoje" (Kodorskoje
usceglie) che si trovano sempre nel territorio dell'Abchasia.
Gli abitanti di queste terre rifiutano la giurisdizione georgiana. Protestano
duramente per la situazione economica generale e si battono, di conseguenza,
contro Tbilisi. E l'Abchasia, ovviamente, li difende.
Il conflitto militare è alle porte. Ci sono sul posto le "Forze
di pace" della Russia (che Tbilisi contesta) e ci sono gli osservatori
dell'Onu che il presidente Saakasvili mal digerisce. Ogni giorno si hanno così
notizie di scontri e sconfinamenti. Con il mosaico caucasico che diviene sempre
più arena di battaglie dopo che nell'ottobre del 1992 Shevardnadze, arrivato
a guidare la Georgia indipendente, si era trovato di fronte un paese in pieno
collasso economico, sfasciato dalla guerra civile e dalla secessione delle due
regioni autonome: la povera Ossezia meridionale e la ricca Abchasia. Ma nello
stesso tempo l'ex ministro degli Esteri dell'era di Gorbaciov aveva approfittato
dei rapporti che aveva costruito con gli Usa e la Germania (ricordiamo la "trattativa"
per la distruzione della Rdt...) per favorire l'ingresso nel Paese di mezzi,
capitali e consiglieri americani e tedeschi promettendo anche l'adesione alla
Nato... Ancora una volta il personaggio si era rivelato "antirusso"
e seguace delle volontà di un occidente desideroso di occupare l'area
del Caucaso così come sperava un tempo Hitler...
Nel corso di un decennio Tbilisi ricevette aiuti e crediti per oltre 1 miliardo
di dollari. Tutto unito ad una rilevante assistenza militare, con crediti dal
Fondo monetario internazionale, dalla Banca mondiale e dall'Ue. E fondamentale,
per la penetrazione americana in Georgia, fu il sostegno dato da Shevardnadze
alla costruzione dell'oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (Btc). Opera fortemente
voluta da Washington per sottrarre alla Russia il controllo monopolistico dei
flussi del greggio caspico e controbilanciarne l'influenza nella regione caspico-sudcaucasica.
Situazione a rischio è anche quella che riguarda l'Ossezia meridionale,
l'altra repubblica autonoma - che ha per capitale Chinvali - che si trova nel
territorio della Georgia (attraversata da una arteria che Tbilisi considera
di vitale importanza per l'intera economia nazionale) ma che aspira all'unione
con l'Ossezia settentrionale che è parte integrante della Russia. Ed
è chiaro che i problemi non sono solo di natura geografica. C'è
qui un incrocio di popolazioni e di religioni che la Georgia di Saakasvili vuole
"normalizzare" eliminando, con la forza, tutte le spinte indipendentiste.
E non è un caso se, come risposta alle azioni di questo "americano",
manifestano migliaia e migliaia di persone a Suchumi, Chinvali e nelle "Gole
di Kodorskje". Spetta al settimanale moscovita Nase Vremja (Tempi
nostri) riferire sui movimenti di piazza. In prima pagina c'è la foto
di una manifestazione contro Saakasvili. Il leader georgiano viene raffigurato
con i baffi alla Hitler. E sui cartelli c'è scritto: "Saakasvili
è l'Hitler di oggi".