Un rapporto di un’agenzia del governo americano, pubblicato dalla stampa d’oltreoceano qualche giorno fa, ha documentato un sistema fatto di abusi sessuali sistematici ai danni di minori immigrati e detenuti in strutture speciali dopo essere giunti da soli negli Stati Uniti o in seguito alle separazioni forzate da genitori e famigliari.
L’indagine è stata condotta da una sezione del dipartimento della Sanità, responsabile per legge dell’assistenza agli stranieri più giovani che si presentano al confine USA, e ha registrato più di 4.500 segnalazioni di abusi tra l’ottobre del 2014 e il luglio dello scorso anno.
Gli episodi descritti sono di diversa gravità e includono ricostruzioni spesso raccapriccianti nonostante un linguaggio quasi sempre freddo e burocratico. I casi in questione, che risalgono anche all’epoca dell’amministrazione Obama, riguardano in parte abusi commessi dal personale delle strutture di detenzione, mentre molti altri da minori detenuti ai danni di altri più giovani nell’indifferenza dello staff governativo o dei “contractor” privati.
Con ogni probabilità, gli episodi finiti nel rapporto del governo federale sono solo una parte di quelli accaduti e che continuano ad accadere in conseguenza di politiche migratorie repressive. Dei 4.556 documentati, comunque, 1.303 sono stati definiti particolarmente gravi e quindi inviati al dipartimento di Giustizia americano in previsione di possibili incriminazioni.
Il numero di denunce era salito vertiginosamente dopo l’implementazione, da parte dell’amministrazione Trump, della politica di separazioni forzate di minori arrivati alla frontiera USA. In particolare, tra marzo e luglio 2018 le segnalazioni di abusi su minori immigrati erano state ben 859, di cui 342 finite all’attenzione del dipartimento di Giustizia.
Il rapporto conferma ancora una volta l’esistenza di condizioni drammatiche per i minori nelle strutture detentive dedicate agli immigrati “irregolari”. Oltre al trauma della separazione dai genitori, i minori sono dunque costretti in molte occasioni a vivere in un ambiente fatto di abusi e violenze, commessi spesso dal personale alle dipendenze del governo americano che di loro dovrebbe prendersi cura.
A parte la gravità delle azioni descritte, il recente rapporto mette in luce altri aspetti relativi alla classe dirigente e alla società americana, primo fra tutti l’assurdità delle pretese del governo di promuovere democrazia e diritti umani in America Latina. Washington, da un lato, applica sanzioni, impoverisce e devasta interi paesi, innescando movimenti migratori verso i propri confini, mentre dall’altro mette in atto politiche anti-immigrati sempre più dure e con piani di detenzione di massa dove, tra l’altro, bambini e minori sono esposti ad attacchi e abusi sessuali.
Questi casi suonano poi come un’ulteriore beffa per i migranti diretti negli Stati Uniti, visto che spesso sono stati bollati come “stupratori” dalla retorica fascistoide del presidente Trump e da svariati membri della sua amministrazione.
L’enorme gravità di quanto descritto nel rapporto del dipartimento della Sanità USA non è stata probabilmente sufficiente a suscitare l’interesse dei media e dei politici americani. La sostanziale indifferenza della stampa è apparentemente sbalorditiva se si pensa alla vera e propria fissazione in questi ultimi anni sugli episodi di abusi, molestie e violenze sessuali vere o presunte che hanno interessato personaggi noti negli Stati Uniti.
I promotori della campagna “#MeToo”, ad esempio, non hanno in genere speso una sola parola sulla questione dei minori immigrati recentemente rivelata. L’atteggiamento sulla questione dei principali media, i quali vi hanno dedicato tutt’al più un articolo di cronaca, contrasta infine con le campagne quasi ossessive condotte contro politici e uomini di spettacolo accusati di molestie sessuali, quasi sempre in assenza di prove concrete.