Non è proprio una novità, ma è pur sempre una grande notizia. Pechino, rilanciando con forza la sua politica verso l’Africa, si presenta sulla scena mondiale con un originale piano di intervento che va a coinvolgere otto importanti paesi di quel continente. A lanciare l’offensiva è il capo dello Stato Hu Jintao che lascia Pechino per dieci giorni per portare il suo piano direttamente ai governi del Camerun, Liberia, Sudan, Zambia, Namibia, Sudafrica, Mozambico e Seicelle. E per ogni tappa ha un pacchetto di proposte che spaziano in vari settori: dalla politica all’economia, dal campo dell’istruzione culturale all’attività sanitaria. Senza dimenticare un piano di maggiori aiuti ed investimenti, che prevede, tra l’altro, la riduzione del debito e l'esenzione dai dazi doganali. Le misure previste da Hu Jintao comprendono anche l'istituzione di zone di sviluppo per la cooperazione economico-commerciale e di centri di sviluppo delle tecnologie agricole e la formazione delle risorse umane. In pratica: una pacifica invasione cinese destinata a raccogliere, sul campo, risultati di grande valore geopolitico. Anche per il fatto che ormai non passa giorno senza che l'economia di Pechino faccia registrare cifre record, suscitando l'invidia dei paesi capitalisti occidentali. "La Cina – scrive in proposito Der Spiegel - sta conquistando i mercati globali grazie a un inedito misto di economia pianificata e capitalismo sfrenato" tanto che si può anche sostenere che il Pc cinese “é ormai una facciata dietro cui agiscono leader che da tempo hanno ridefinito gli obiettivi politici del paese. Vogliono creare una Cina grande e forte che giochi un ruolo di primo piano sulla scena internazionale".
Ed ora ecco il grande balzo verso l’Africa con il viaggio del Capo dello stato cinese che è in pieno svolgimento. E’ la prima missione all’estero che Hu Jintao compie in questo 2007 dopo il notevole successo dell’ultimo Forum di cooperazione sino-africano.
Otto i paesi africani presenti nell’agenda di Hu Jintao. E con tutti Pechino ha già ottimi rapporti.
Camerun: ha allacciato le relazioni diplomatiche con la Cina nel 1971, ed è un suo importante partner economico-commerciale nell'Africa centrale. Negli ultimi anni la cooperazione tra i due paesi si è continuamente rafforzata.
Liberia: dopo il ripristino dei rapporti diplomatici con la Cina nel 2003, le relazioni economico-commerciali hanno visto un rapido sviluppo.
Sudan: dopo l'allacciamento dei rapporti diplomatici nel 1959, le relazioni hanno visto un continuo e stabile sviluppo. Dal gennaio al dicembre 2006 l'interscambio commerciale ha toccato i 2,9 miliardi di dollari.
Zambia: l'amicizia tradizionale tra Cina e Zambia è molto profonda. Sin dall'allacciamento dei rapporti diplomatici nel 1964, le relazioni bilaterali si sono favorevolmente sviluppate.
Namibia: prima della sua indipendenza, la Cina ha appoggiato attivamente il popolo della Namibia nella lotta per la liberazione nazionale. Dopo l'indipendenza del 1990, Cina e Namibia hanno allacciato regolari rapporti diplomatici.
Sudafrica: la Cina ha sempre appoggiato a lungo la lotta contro la segregazione razziale del popolo sudafricano. I rapporti diplomatici con questo paese risalgono al 1998. Seicelle: dopo l' allacciamento dei rapporti diplomatici nel 1976, le relazioni tra i due paesi hanno visto un agevole sviluppo. Negli ultimi anni, il commercio bilaterale ha registrato una rapida crescita.
I cinesi non fanno mistero dei loro piani. Sono gli stessi alti funzionari del ministero degli Esteri a spiegare in forma ufficiale che gli obiettivi principali dell'attuale missione africana sono puntati a rafforzare, consolidare e sviluppare ulteriormente l'amicizia tradizionale sino-africana. Il piano prevede otto “misure”, in primo luogo quelle che si riferiscono al valore politico dell’iniziativa. E qui va ricordato che negli ultimi 50 anni, Cina e Africa hanno prestato attenzione alla cooperazione bilaterale di mutuo vantaggio nel nuovo quadro internazionale. E questo è diventato il problema seguito con maggiore attenzione dai leader dei vari paesi nel corso dell’ultimo summit di Pechino. Quando la Cina avanzò proposte concrete relative all'ampliamento delle dimensioni dell’assistenza all’Africa, alla riduzione e/o cancellazione del debito, all'ulteriore apertura dei mercati. Tutte misure che in quel momento del summit sino-africano furono viste come questioni future. Ma ora con il viaggio di Hu Jintao il quadro generale cambia decisamente. Si fa sempre più concreto e si caratterizza come una vera svolta, positiva.
Ci sono poi gli aspetti prettamente economici e quelli degli investimenti. Pechino, in questo viaggio che è in un certo senso epocale, pone l’accento sul fatto che in questa epoca di globalizzazione Cina ed Africa sono di fronte al compito comune del superamento delle difficoltà e dell'auto-sviluppo. Di pari passo con il proprio sviluppo, i cinesi, quindi, sostengono l'impegno congiunto dei paesi africani per il proprio rafforzamento e la realizzazione dello sviluppo sostenibile. E si parla già del fatto che entro il 2010 l'interscambio commerciale generale arriverà a quota 100 miliardi di dollari.
Altri interventi quelli che riguarderanno le zone di sviluppo per la cooperazione commerciale. Tutto nel quadro di precise intese per una programmazione a lungo termine. La Cina ribadisce, infatti, il suo sostegno all'auto-rafforzamento congiunto e alla soluzione indipendente dei problemi del continente da parte dei paesi africani. Sostiene l'impegno delle organizzazioni regionali e sub-regionali nella promozione dell'integrazione economica e l'applicazione da parte dei paesi africani del piano di nuove partnership per lo sviluppo dell'Africa. Settori di grande importanza saranno poi quelli dell’istruzione, della cultura, della sanità. La Cina in tal senso si impegna ad ampliare gradualmente la dimensione dell'assistenza, in particolare quella diretta alla vita delle popolazioni locali. Quindi un piano per la riduzione della povertà ed un ampliamento delle cure mediche, promuovendo la cooperazione fra le imprese cinesi e africane e rafforzando la formazione del personale africano.
Spazio, infine, anche alle varie economie dei paesi africani che potranno godere in Cina di un trattamento di esenzione dai dazi doganali. Sarà così offerta la possibilità alle imprese africane di effettuare investimenti nell’immenso territorio cinese.
Tutto questo porta ad una considerazione generale. E cioè che la Cina con questo balzo in Africa lancia un nuovo guanto di sfida all’intero occidente. Costruisce, con la sua realpolitik, nuovi ponti per stabilire legami e collegamenti. Prefigura aperture sociali e un clima diverso nel mondo della globalizzazione sfrenata.