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Categoria: Esteri
di Giuseppe Zaccagni

Si chiama Ramzan Kadyrov e ha trenta anni. La giornalista Anna Politkovskaja – assassinata a Mosca nell’ottobre scorso - aveva fornito di lui questo “ritratto”: “E’ un giovane ceceno rozzo e ignorante, un ipocrita insuperabile”. A Grozny – dove suo padre era presidente della Cecenia filorussa - è capo dei famigerati squadroni della morte (i Pps e cioè: Servizi di Sicurezza Presidenziali) meglio noti come “kadyrovtsy”. Si diverte a seminare il terrore forte dell’appoggio delle truppe del Cremino, certo di essere considerato come un pupillo di Putin. Nel corso delle sue scorribande a Mosca si diverte nei night dei nuovi russi circondato da uno stuolo di odalische. Ma in patria si mostra come il campione della morale islamica, imponendo alle donne l’obbligo d’indossare il velo in pubblico e il divieto di vendere alcolici e giocare d’azzardo. Orgoglioso del ruolo di primo piano - dovuto sempre alla posizione lasciatagli dal padre-presidente – si è anche lanciato nel business del calcio divenendo il proprietario dell’undici di Grozny, il Terek. Ha organizzato anche una grande palestra per pugili che serve come base di allenamento per i suoi pretoriani ed è a disposizione del suo amico, Mike Tyson. Sempre in Cecenia organizza combattimenti tra animali: cani pitbull, cuccioli di leone e di tigre, lupi e orsi bruni. Altro suo passatempo le automobili: la sua preferita è l’Hummer. Ne possiede diverse - H1, H2 e H2 Sut - tutte dello stesso colore: nero. Ed eccolo ora in primo piano questo personaggio-chiave del teatro caucasico. Brutale, spietato e antidemocratico. E’ Putin - con un atto di incredibile decisionismo - che lo lancia nella grande arena politica e se ne serve, quindi, per imporre alla Cecenia la sua pax. Vediamolo da vicino questo Quisling.
In tasca ha una laurea in economia e diritto ottenuta all’Università di Makhachkala. Ma ai testi economici e giuridici ha sempre scelto i manuali militari dotandosi di una guardia personale di circa 2000 pretoriani, veri e propri killer. Suo padre - Akhmat Kadyrov - mentre era presidente della repubblica caucasica saltò in aria in seguito ad un attentato. Da allora – era il 2004 – il giovane rampollo si è impegnato nelle attività statali (è stato vice premier e premier sempre imposto da Mosca) credendo di essere il padre-padrone della Cecenia filorussa, attaccando la guerriglia separatista e presentandosi come il giustiziere chiamato a farla finita con le azioni del terrorismo.

Ed ecco che Putin si appassiona a questo personaggio. Ritiene che la sua biografia sia quella esemplare per un uomo di stato. E così dal dossier di Kadyrov scorrono, sotto gli occhi del presidente russo, tragiche pagine che si riferiscono ai sistemi e ai metodi che il Quisling ha usato nella Cecenia occupata dai russi. E’ Kadyrov che viola i diritti umani e civili (con arresti illegali, estorsioni, sparizione di oppositori o presunti tali, tortura); è contro di lui che a Mosca e in altre città della Russia si organizzano manifestazioni di protesta. Intervengono con documenti e testimonianze associazioni umanitarie russe e internazionali. E per gli uomini del Memorial (che si occupano dei crimini dello stalinismo) il giovane ceceno è l’erede delle peggiori tradizioni del gulag. Per il Gruppo di Helsinki l’Europa dovrebbe intervenire e contestare la Kadyrov che è oggi «il maggior violatore dei diritti umani della Federazione russa».

Per l’associazione tedesca - che si occupa dei “Popoli minacciati” - circa il 70% di tutti gli assassini, stupri, rapimenti e casi di tortura in Cecenia sono commessi dall'esercito privato di Ramazan… Putin sa tutto questo, ma chiude gli occhi. Sa anche – come persona informata sui fatti – che i servizi di sicurezza della Russia hanno raccolto precisi dossier sulle azioni del neo presidente. Ci sono accuse di torture e omicidi. Ma Putin trova il modo di dire a Kadyrov: “Ho deciso di nominarlo presidente dopo aver constatato che lei ha fatto molto negli ultimi anni per rimettere in piedi la Cecenia, in qualità di vice premier e premier. Il suo paese ha fatto notevoli e sostanziali passi in avanti. Ora tocca a lei proseguire l’opera di risanamento sociale ed economico».

Sin qui le decisioni ufficiali. Il Cremlino crede di salvare la faccia e di chiudere il capitolo della transizione cecena. Ma la realtà è ben diversa. Forse lo sapeva bene la giornalista Anna Politkovskaja che aveva messo le mani sui dossier del traffico delle armi e sui finanziamenti occulti alla guerriglia cecena. E c’è di più. Putin con la promozione di Kadyrov al vertice di Grozny cerca di mandare in archivio tutte le questioni relative alla “scomparsa” dei vecchi leader caucasici e delle tante azioni criminali che hanno visto coinvolti non solo i ceceni della guerriglia, ma anche i russi dei servizi segreti. Ricordiamo, ad esempio, che tra il 2005 e il 2006 Mosca è riuscita ad eliminare i leader più rappresentativi come Maskhadov, Sajdulaev e Basaev. Ora – sostiene Putin - la guerriglia è ridotta a poche unità di pochi combattenti e dei capi storici sopravvivono solo personaggi come Movladi Udugov e Doku Umarov.

Il Cremlino, in sintesi, crede di aver posto la parola fine alla secessione cinema, Ma dimentica (forse volutamente) che all’estero di trova un leader del calibro di Akhmad Zakaev che vive, in esilio, a Londra. Un personaggio che si è troppo defilato dalle vicende del Caucaso, pur se coinvolto nell’affaire Litvinenko-Scaramella. Ma potrebbe essere proprio Zakaev a rifarsi vivo sull’arena politica di Grozny. Conosce troppe cose relative alla famiglia Kadyrov e non ha legami con il Cremlino di Putin. Potrebbe essere lui a formare un nuovo governo separatista e per Mosca sarebbe una nuova sconfitta. Politica e diplomatica.