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Categoria: Esteri

La pubblicazione da parte della rete russa RT di una conversazione riservata sulla guerra in Ucraina tra alcuni ufficiali delle forze armate tedesche continua a pesare sul dibattito politico in Germania, aggravando la già precaria posizione del cancelliere Olaf Scholz. La risposta del governo sembra consistere nella solita tattica di attribuire la responsabilità dell’accaduto al Cremlino. Per Berlino, il problema sarebbe la fuga di notizie in sé e non l’imbarazzante contenuto del file audio diventato di pubblico dominio. Il colloquio intercettato da Mosca è tuttavia altamente significativo per svariate ragioni, a cominciare dalla conferma del grado di disperazione raggiunto dall’Occidente davanti al tracollo dell’intero progetto ucraino.

 

L’opposizione cristiano-democratica e cristiano-sociale ha chiesto nelle scorse ore una convocazione d’urgenza della commissione Difesa del “Bundestag”, a cui dovrebbe partecipare lo stesso Scholz, il quale a sua volta ha annunciato un’indagine sull’accaduto. L’intenzione di CDU/CSU è di mettere sotto pressione il governo non per le scelte suicide fatte dall’inizio del conflitto russo-ucraino o per la follia di partecipare ad attacchi in territorio russo, ma appunto per il “pericolo” rappresentato dall’intelligence di Mosca e l’incapacità dell’apparato della sicurezza tedesca di difendersi in questo ambito.

Il Parlamento federale è d’altra parte su posizioni ancora più estreme dell’esecutivo, visto che meno di due settimane fa aveva approvato una mozione per sollecitare la fornitura al regime di Zelensky di missili a lungo raggio Taurus, oggetto della conversazione resa pubblica da RT, in grado di colpire obiettivi ben dentro i confini russi. Come già accennato, la replica del governo allo “scandalo” è stata ampiamente prevedibile. Il ministro della Difesa, Boris Pistorius, in una conferenza stampa tenuta domenica a Berlino ha infatti sorvolato sul contenuto dell’intercettazione per lanciarsi invece nell’ennesima sfuriata contro Putin, colpevole di avere ordinato un’altra operazione che rientra nel quadro della “guerra di informazione” che starebbe conducendo contro le immacolate democrazie occidentali.

Com’è noto, la conversazione diventata di pubblico dominio era avvenuta tra alcuni ufficiali, tra cui il comandante dell’aeronautica tedesca (“Luftwaffe”), tenente generale Ingo Gerhartz. Lo scopo del colloquio telefonico era la preparazione di un meeting con il ministro Pistorius che avrebbe avuto all’ordine del giorno la possibile consegna di missili Taurus all’Ucraina. Gli argomenti anticipati dagli ufficiali avevano a che fare, tra l’altro, con gli obiettivi russi da individuare e colpire, le potenzialità di fornitura della Germania e le manovre che avrebbero potuto consentire a Berlino di negare il proprio coinvolgimento negli attacchi.

Il contenuto della discussione di poco meno di quaranta minuti dimostra prima di tutto una condizione totalmente illusoria circa l’andamento del conflitto, assieme a un livello infimo di professionalità e senso della realtà degli ufficiali coinvolti. Anche senza insistere sulle scarse precauzioni adottate per organizzare in sicurezza un colloquio così sensibile, l’elemento che risalta immediatamente è l’illusione di poter partecipare in maniera diretta alle operazioni militari ucraine con armamenti tedeschi senza sollevare il sospetto dei russi.

Ben oltre il limite della stupidita è poi l’insistenza sulla scelta del ponte di Kerch quale obiettivo primario dei missili Taurus, come se un attacco portato a termine con successo contro la struttura che collega la Russia continentale alla penisola di Crimea, rappresentasse una svolta favorevole a Kiev e alla NATO nella guerra in corso. Ancora più ridicolo è l’impegno nel discutere i vari possibili aspetti dell’attacco se si considera che gli stessi militari tedeschi intercettati ammettono a un certo punto che l’operazione sarebbe molto difficilmente praticabile.

Nell’intercettazione si sostiene che, per risultare efficace, il bombardamento del ponte richiederebbe il lancio di “10 o 20 missili Taurus”, ma l’obiettivo sarebbe comunque “difficile da raggiungere” e, inoltre, i pilastri che lo sorreggono sono di piccole dimensioni, aumentando la problematicità dell’operazione. Non solo, sempre nella registrazione si evince che un'altra difficoltà è la scarsa disponibilità da parte ucraina di caccia Su-24, probabilmente meno di una decina, in grado di trasportare e lanciare i Taurus tedeschi.

Tirando le somme, come gli stessi ufficiali tedeschi sembrano confermare, è estremamente improbabile che mezzi così limitati garantiscano a un numero consistente di missili di penetrare la contraerea russa, tanto più che il ponte di Kerch ha un livello altissimo di difesa visti i tentativi ucraini precedenti. Un altro fattore legato a quest’ultimo e citato sempre nella conversazione è che la Germania sarebbe in grado di trasferire all’Ucraina una cinquantina o, al massimo, un centinaio di Taurus. Un numero, cioè, che per loro stessa ammissione non avrebbe nessun impatto sull’andamento della guerra.

Queste considerazioni fanno pensare a una volontà esplicita di provocare un’escalation del conflitto senza alcun beneficio tattico o strategico per il regime di Kiev. Dentro all’apparato di potere tedesco ci sono in proposito divisioni profonde, dettate dalla delicatezza della questione e del momento. Com’è facilmente intuibile, i vertici militari e il ministro della Difesa Pistorius appaiono favorevoli allo sblocco della fornitura all’Ucraina dei missili a lungo raggio, mentre il cancelliere Scholz rimane cauto e ha infatti finora fermato l’invio dei Taurus.

Ancora dalla discussione arriva un’altra conferma della presenza in territorio ucraino di militari occidentali, in particolare americani e britannici. La questione aveva già trovato spazio anche sui media ufficiali nei giorni precedenti in concomitanza con le dichiarazioni del presidente francese Macron sulla disponibilità di Parigi di valutare l’invio di propri soldati in Ucraina. Almeno un paio di articoli di New York Times e Le Monde avevano rivelato alcuni aspetti della vicenda. Il dibattito sui rischi di un conflitto potenzialmente nucleare con la Russia in caso di intervento diretto dei paesi NATO ha finito inevitabilmente per rafforzare l’opposizione dell’opinione pubblica occidentale alle politiche suicide di USA ed Europa.

Secondo alcuni commentatori indipendenti, la pubblicazione del colloquio tra gli ufficiali tedeschi potrebbe essere stata favorita dal presidente Putin per alimentare ulteriormente i timori in Occidente di uno scontro con il suo paese. Un’iniziativa che si collegherebbe ai rischi delineati dallo stesso inquilino del Cremlino nel suo recente discorso al parlamento di Mosca, ma, ribaltando la prospettiva, anche ai ripetuti segnali di disponibilità ad aprire un tavolo diplomatico per mettere fine alla guerra.

Gli eventi di questi giorni sono comunque particolarmente gravi per il governo tedesco. Il livello di gradimento che raccoglie nel paese è da tempo crollato, in primo luogo a causa delle ripercussioni economiche del cieco sostegno al progetto ucraino dettato da Washington. Sullo sfondo resta anche l’incredibile atto di sabotaggio del gasdotto Nord Stream, con ogni probabilità sempre per opera dell’alleato americano, i cui effetti minacciano ora di saldarsi alle conseguenze rovinose del coinvolgimento militare diretto di Berlino nella guerra russo-ucraina, che risponde evidentemente solo agli imperativi strategici USA.

Visti i rischi e la posta in gioco, qualcuno ipotizza che l’intercettazione pubblicata da RT possa essere ricondotta a una fonte interna alle forze armate tedesche, allarmata dalla piega che la crisi ucraina sta prendendo per la Germania. Che ciò sia plausibile o meno, resta il fatto che la vicenda si inserisce nelle trame in corso per trovare – in un modo o nell’altro – una via d’uscita a un conflitto che, dopo lo sfondamento russo ad Avdeevka, rischia di arrivare a breve al punto di non ritorno per il regime di Zelensky.

Per quanto riguarda invece i suoi sponsor occidentali, le notizie e le rivelazioni recenti sulla presenza di personale NATO in Ucraina rendono ormai impossibile da sostenere la tesi del non coinvolgimento nella guerra e il tentativo di nascondersi dietro a formalismi legali per negare la partecipazione diretta alle ostilità. Le ultime settimane hanno così fatto aumentare il livello di consapevolezza dell’opinione pubblica occidentale, soprattutto circa il fatto che proseguire in questa direzione legittimerebbe a tutti gli effetti l’eventuale decisione russa di colpire obiettivi NATO oltre i confini dell’Ucraina, vale a dire sul territorio dei paesi europei.