Le due tesi fondamentali su cui si è basata e in larga misura continua a basarsi la campagna di propaganda occidentale contro la Russia sono la natura “non provocata” dell’intervento militare lanciato quasi esattamente due anni fa e il semplice appoggio esterno dei paesi NATO al regime di Zelensky, ufficialmente contrari a una partecipazione diretta alle operazioni belliche contro Mosca. Un lungo articolo del New York Times, pubblicato nel fine settimana, ha smentito però entrambe le versioni, confermando sia la strettissima collaborazione tra gli Stati Uniti e, in particolare, la CIA e le forze ucraine sia la valanga di provocazioni orchestrate da Washington e Kiev almeno a partire dal colpo di stato neo-nazista del febbraio 2014.

 

È lo stesso giornale americano a convalidare ciò che i servizi segreti russi e il Cremlino avevano sostenuto alla vigilia dell’inizio della cosiddetta “Operazione Militare Speciale”. La CIA, assieme al britannico MI6, stava cioè trasformando a tutti gli effetti l’Ucraina in un centro nevralgico da cui pianificare e condurre operazioni destinate a colpire e indebolire la Russia. Con le parole dei reporter del Times: “Per oltre un decennio, la CIA ha costruito, addestrato e armato forze paramilitari e di intelligence ucraine, impegnate in assassinii e altre provocazioni contro le forze filo-russe in Ucraina orientale, le forze russe in Crimea e, oltre il confine,” contro le stesse forze della Federazione Russa.

Le operazioni USA in funzione anti-russa in Ucraina non nascevano dal nulla, ma gli eventi di piazza Maidan hanno impresso ad esse un’accelerazione formidabile. Fino all’invasione russa del febbraio 2022, gli uomini della CIA avevano contribuito ad alimentare il conflitto, di intensità relativamente bassa, contro le regioni russofone. Spionaggio e sorveglianza del nemico, assassinii mirati e attacchi in piena regola contro le forze “separatiste” o quelle russe in Crimea erano le attività a cui il contingente americano si dedicava.

Dopo l’esplosione della guerra due anni fa, il coinvolgimento americano non ha fatto che aumentare. La CIA è stata l’unica agenzia americana con una presenza in Ucraina a non evacuare il proprio personale e, secondo il Times, ad oggi il territorio ucraino ospita “almeno 12 basi spionistiche segrete” dell’agenzia di Langley vicino al confine russo. Da queste strutture viene intercettata “ogni sorta di informazioni” relativa alla Russia, così come si coordinano gli attacchi condotti con i droni e le attività di una rete di agenti oltreconfine.

Per quanto riguarda il periodo precedente il 2022, due esempi di assassinii mirati di personalità di alto livello tra le forze filorusse del Donbass furono quelli dei comandanti Arsen Pavlov, noto col nome di battaglia “Motorola”, nell’ottobre 2016 e Mikhail Toltsykh, detto Givi, pochi mesi più tardi. Queste operazioni erano state portate a termine dall’unità paramilitare “Quinto Direttorato” delle forze ucraine, i cui membri erano stati addestrati direttamente dalla CIA.

L’utilizzo delle basi istituite in Ucraina per attività di spionaggio era ed è particolarmente importante per Washington, come aveva già confermato un precedente articolo del Washington Post, nel quale un ufficiale dell’intelligence di Kiev aveva rivelato che in un solo giorno la CIA e i servizi ucraini erano in grado di intercettare dai 250 mila ai 300 mila messaggi scambiati tra i militari e i servizi segreti russi. La quantità del materiale così raccolto dall’Ucraina era inoltre talmente massiva da rendere impossibile l’elaborazione in loco, così che spesso le informazioni venivano trasmette direttamente alla sede della CIA a Langley, nello stato americano della Virginia. Un esempio citato dal New York Times risale al 20015, quando il numero uno dell’intelligence militare ucraina consegnò al vice-capo della “stazione” CIA a Kiev una serie di informazioni top-secret sulla Flotta Settentrionale della Marina russa e sui progetti relativi ai sottomarini nucleari di Mosca.

Il coordinamento delle attività clandestine per colpire la Russia non era limitato agli Stati Uniti. Una sorta di coalizione di vari servizi di intelligence occidentali si era infatti formata ben prima del febbraio 2022. In un vertice segreto tenuto a L’Aia, in Olanda, il Times racconta di come i rappresentanti della CIA, dell’MI6, dell’intelligence militare ucraina (HUR), i servizi olandesi e altri ancora decisero di mettere a disposizione le rispettive informazioni sulla Russia per lavorare di comune accordo allo stesso obiettivo.

Dopo l’inizio delle operazioni russe, i sostenitori dell’Ucraina si erano quindi ritrovati con un meccanismo ben rodato. Le attività della CIA, in particolare, hanno fatto degli Stati Uniti una parte attiva nella guerra, nonostante le ripetute rassicurazioni dell’amministrazione Biden. Uno dei compiti più importanti svolti dagli uomini dell’intelligence USA, spiega il Times, è l’analisi dei potenziali obiettivi da colpire in territorio russo, rendendo decisamente complicate le smentite americane circa il ruolo di attore belligerante di Washington.

La propaganda con cui l’opinione pubblica occidentale è bombardata ogni giorno da due anni a questa parte punta invece a occultare il contesto nel quale è avvenuta l’invasione russa e le responsabilità degli Stati Uniti e degli alleati NATO sia nel provocare Mosca sia nel chiudere ogni possibilità di trattativa sulla sicurezza collettiva europea tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, ma anche mettendo il veto all’accordo che Russia e Ucraina avevano raggiunto per fermare le ostilità già nella primavera del 2022.

Che sia stato il New York Times a descrivere la vastità delle attività degli Stati Uniti in Ucraina esclude evidentemente la tesi del “complotto” filo-russo. Altro discorso è però il motivo e il tempismo della pubblicazione di questa “esclusiva”, visto che questo giornale, come quasi tutti i mezzi di stampa ufficiali in Occidente, si è in pratica trasformato in un organo di trasmissione della propaganda del proprio governo. Le “rivelazioni” del Times sono tradizionalmente pilotate da elementi dell’apparato di potere USA, principalmente per lanciare determinati messaggi a destinatari ben precisi, non sempre facili da individuare.

È escluso, tanto per cominciare, che le informazioni appena descritte siano state pubblicate senza il consenso della CIA, mentre appare evidente che l’articolo intende inserirsi nel dibattito in corso a Washington e a Kiev sulla direzione da dare alla guerra in una situazione sempre più drammatica per l’Ucraina. Se la lunga “esclusiva” del New York Times avrà avuto qualche effetto nell’orientare le decisioni di Casa Bianca e Congresso lo si vedrà forse nelle prossime settimane.

Di certo, l’immagine che ne esce è di una vera e propria simbiosi tra la CIA e le forze ucraine, tanto da fare degli obiettivi di queste ultime quelli degli Stati Uniti. In questa prospettiva, perciò, l’articolo potrebbe essere un ulteriore elemento di pressione sulla destra repubblicana vicina a Trump per convincerla a sbloccare il pacchetto da 60 miliardi di dollari da destinare all’Ucraina e tuttora impantanato al Congresso di Washington.

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