di Alessandro Iacuelli

Le parole usate dal sostituto procuratore della DDA di Napoli, Alessandro Milita, sono di quelle che suonano come un vero allarme: "Un patto scellerato fra camorra e politica, garanti a vicenda per la loro stessa sopravvivenza, che si autoalimentava con il sostegno di operazioni legate al settore dei rifiuti". Si riferiscono all'operazione svoltasi sul litorale casertano, conclusasi con 6 arresti ed un totale di 19 indagati, tra i quali figura un nome eccellente: l'ex ministro delle Comunicazioni Mario Landolfi, parlamentare di An e coordinatore dello stesso partito in Campania, attuale presidente della commissione vigilanza della Rai. Assieme a lui è stato chiesto l'arresto, rigettato dal gip, del sindaco di Mondragone Ugo Alfredo Conte, che rimane però indagato. Non meno gravi sono le contestazioni giudiziarie rivolte al sindaco ed all'ex ministro: concorso esterno in associazione camorristica, estorsione e corruzione di pubblico ufficiale, aggravate dalla finalità camorristica, truffa ai danni dello Stato. Secondo la DDA di Napoli, Landolfi, in accordo con il sindaco Conte, con il presidente del consorzio intercomunale CE4 Giuseppe Valente, e con i fratelli Sergio e Michele Orsi, amministratori della ECO4, azienda per la raccolta e smaltimento dei rifiuti, avrebbero "convinto" un consigliere comunale, Massimo Romano, a dimettersi dalla carica, in cambio di un meglio remunerato posto di lavoro nella ECO4 per la moglie e per il fratello poliziotto. L'inchiesta è partita alcuni anni fa e riguarda i rapporti tra politica, imprenditoria e camorra nell'ambito dello smaltimento dei rifiuti urbani a Mondragone e in provincia di Caserta, poiché il consorzio Ce4 raggruppa 18 comuni dell’area. La prima ordinanza, già emessa nell’aprile scorso, aveva portato all'arresto di Valente, stretto collaboratore del capo della protezione civile Bertolaso, dei fratelli Orsi, capaci di oscillare tra le aree politiche del centrosinistra e del centrodestra, e di esponenti del clan La Torre già detenuti.

L'accusa contestata a Conte e Landolfi riguarderebbe solo uno specifico episodio contenuto in questo passo dell'ordinanza della Dda: “Se la prima vicenda corruttiva risultava direttamente volta al sostegno della giunta Conte, la seconda azione corruttiva in imputazione – cui si è accompagnata anche in questo caso un'assunzione truffaldina presso la spa ECO4 quale prezzo dell'atto contrario ai doveri di ufficio (posto in essere nell'occasione dal consigliere comunale Massimo Romano tramite le sue dimissioni prezzolate) - si ricollegava alla necessità da parte dell'amministrazione comunale guidata dal sindaco Conte di mantenere la maggioranza anche dopo la decadenza dal consiglio comunale della D'Agostino, ineleggibile ai sensi dell’art. 58 comma primo del d. lvo n. 267/2000. Romano si accordava infatti nel dimettersi, contemporaneamente alle dimissioni, legalmente imposte, della D'Agostino, con previsione di una sua illecita retribuzione attraverso l'assunzione fittizia e truffaldina della moglie Daniela Gnasso presso la spa ECO4 e la promessa di un futuro ruolo nell'amministrazione del Comune di Mondragone per sé o per il fratello Agostino Romano (all'epoca dei fatti ispettore di polizia in servizio presso il Commissariato di Formia)”.

Uno svolgersi di fatti che, se si dimostrerà veritiero, sarebbe alquanto grave: secondo la Dda l'accordo avrebbe consentito una truffa nella quale sarebbero stati istigatori sindaco e parlamentare, codeterminatore nell'atto. Ma non è tutto. C'è dell'altro. L'inchiesta parla anche di mediazioni, di "coperture" di referenti politici e intrecci finanziari con assunzioni che venivano disposte per mantenere in piedi l'interfaccia tra crimine, colletti bianchi, amministratori e camorra. Tra le varie accuse, c'è anche una cessione di credito fraudolenta, che ammonterebbe a 4 milioni e 700 mila euro, cifra già posta sotto sequestro dalla guardia di finanza, vantato dalla Eco 4 dei fratelli Sergio e Michele Orsi, nei confronti del Consorzio CE4 con un'operazione finanziaria che vedrebbe coinvolti anche alcuni dirigenti e funzionari di una filiale casertana della Banca Nazionale del Lavoro.

Ciò che ha permesso, da aprile ad oggi, di giungere a questi nuovi sviluppi, è stato senza dubbio il collaborare con i magistrati dei fratelli Orsi, che proprio con le loro dichiarazioni hanno arricchito il filone d'inchiesta. Il vero ruolo di cerniera tra camorra e politica, come descritto già nell'ordinanza dello scorso aprile, sarebbe di Valente. Per meglio controllare il potere politico i faccendieri dei rifiuti avrebbero fondato a Mondragone la lista civica Forza Giovani. Secondo gli inquirenti, questa formazione politica, fondata da Maria D'Agostino, aveva lo scopo di ad "inquinare" l'azione politico/amministrativa attraverso lo schermo "partitico". Un intreccio tra camorra e politica, quindi, garanti fra loro e mantenuti in vita sulla base di operazioni finanziarie legate agli appalti sui rifiuti. Il tutto in una regione che da 14 anni vive in una perenne "emergenza" riguardante i rifiuti.

Il quadro che inizia a formarsi è quello di un litorale domitio soggetto alla continua e costante pressione mafiosa, da parte del clan dominante dei La Torre, nei confronti della Eco 4, nonché la profonda infiltrazione del medesimo clan all'interno dell'amministrazione comunale di Mondragone.
I soggetti legati al clan La Torre, proprio in forza del decisivo appoggio fornito dal clan alla nascita ed alla permanenza in vita della giunta del sindaco Conte, erano dunque in grado, secondo l'impianto accusatorio, di espropriare sostanzialmente i poteri spettanti al capo dell'amministrazione comunale, imponendo a costui la ripartizione delle deleghe tra gli assessori ed addirittura i nomi degli assessori stessi.

Intanto Mario Landolfi ostenta serenità e, in un intervista al quotidiano napoletano "Roma", ha dichiarato: "Non ho ricevuto alcun atto dai magistrati ma ho saputo dai giornalisti che il mio nome è saltato fuori dall'inchiesta. Sono tranquillo, sono un politico che vive di immagine e non certo di affari, da questo punto di vista mi potrei definire un nullatenente. Comunque ho sempre agito onestamente, quando i magistrati vorranno ascoltarmi sarò disponibile a farlo". L'ex ministro ha infine aggiunto: "Piena fiducia nel lavoro dei magistrati, sono a loro disposizione per qualsiasi chiarimento. Ho sempre operato con onestà. Le mie azioni sono state sempre state improntate a finalità politiche".

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