di Alessandro Iacuelli

L'Unione europea invia un vero e proprio ultimatum all'Italia: un mese, solo un mese di tempo, per applicare le normative europee sui rifiuti. Lo ha annunciato senza mezzi termini il commissario europeo all'Ambiente Stravros Dimas, che chiede all'Italia un quadro completo sui tempi e sui modi di applicazione delle normative comunitarie. Allo scadere del mese, il nostro Paese dovrà risponderne alla Corte europea. Dimas ha anche dichiarato che "è essenziale che le autorità italiane non solo prendano le misure efficaci per risolvere l'attuale emergenza, come stanno già facendo, ma anche che realizzino l'infrastruttura di gestione dei rifiuti necessaria per prevedere una soluzione durevole ai problemi che risalgono già a più di 10 anni. La situazione in Campania è intollerabile e capisco molto bene la frustrazione dei residenti che temono per la loro salute". Per il futuro Dimas ribadisce che "la Commissione europea continuerà la sua azione legale e se necessario utilizzerà i suoi poteri di imporre delle multe se la situazione in Campania non verrà portata in linea con gli standard europei di gestione dei rifiuti, che sono stati sottoscritti dall'Italia e da tutti gli altri stati membri". L'azione della Commissione europea è quindi l'ultimo avvertimento ufficiale della procedura di infrazione prima di un eventuale deferimento dell'Italia alla Corte di giustizia Ue. Nel frattempo, ieri sono arrivate le indicazioni definitive del commissario De Gennaro sui siti di stoccaggio e sulle discariche in Campania. Ma le proteste non si fermano. A Marigliano, nel napoletano, i cittadini hanno bloccato l'A30, l'ingresso all'Interporto di Nola e i binari di una tratta ferroviaria regionale. A Pozzuoli cittadini in piazza per chiedere la rapida rimozione della spazzatura che ancora giace nelle strade. Proprio per quanto riguarda la rimozione dei rifiuti dalle strade, nelle prime ore di questa mattina è entrato in azione l'esercito Ercolano, davanti agli scavi, e a Nola. Complessivamente stanno operando una cinquantina di militari e una cinquantina di mezzi coordinati dal VI Reggimento Genio Pionieri di Caserta.

Intanto, le cose si complicano. La multinazionale francese Veolia, una delle due ATI partecipanti alla gara d'appalto per la gestione del ciclo industriale dei rifiuti in Campania, ha rinunciato a partecipare al bando per la gestione dell'inceneritore di Acerra, temendo di non poter usufruire dei contributi economici CIP6. In tal modo, Veolia sembra dare ragione alle tesi di chi si oppone all'incenerimento come soluzione del problema: senza contributi economici bruciare i rifiuti diventa svantaggioso. In effetti, se non venissero erogati più gli incentivi economici (CIP6), prelevati direttamente dalle bollette pagate dai cittadini per l'energia elettrica, nel nostro Paese gli inceneritori non li proporrebbe nessuno, perché fortemente antieconomici, pericolosi per l'ambiente e per la salute.

Nella notte di oggi, è arrivata la risposta a sorpresa che nessuno si sarebbe aspettato: da Palazzo Chigi, arriva un'ordinanza firmata dal presidente del Consiglio Romano Prodi che accorda agli impianti di smaltimento dei rifiuti in Campania il regime agevolato del CIP6 per favorirne la realizzazione. Si tratta di una deroga molto forte, rispetto a quanto previsto nella Finanziaria che aboliva questo tipo di agevolazione per gli impianti alimentati dai rifiuti.

L'ordinanza è apparsa più tempestiva che mai, non appena Veolia ha annunciato il proprio ritiro, e per motivi puramente economici: troppo oneroso il contratto e poco sicuro per le banche esporsi per coprire le uniche due cordate in lizza, oltre Veolià c'è infatti anche la A2A, utility nata dalla fusione delle due municipalizzate AEM e ASM, rispettivamente di Milano e Brescia. La soluzione inventata da Prodi in extremis è stata la concessione dei CIP 6, che è come dire: se i soldi per mantenere l’impianto d’incenerimento non bastano, li si prendano dalle bollette elettriche dei cittadini. Nella misura del 7%.

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