di Alessandro Iacuelli


“Il 2008 è stato un anno un po’ paradossale per l´energia nucleare. E’ stato il primo anno dal 1955 in cui nemmeno un reattore nucleare è entrato in funzione”. A dichiarare tutto ciò è stato il direttore dalla International atomic energy agency (Iaea) Mohamed ElBaradei, nel suo intervento conclusivo alla “International ministerial conference on nuclear energy in the XXI century”, appena terminata a Pechino. Sono invece 10 i nuovi reattori che hanno visto l'inizio della loro costruzione: la crescita nucleare avviene tutta in Asia, con la Cina in testa, seguita da India e Russia. Invece, negli Stati Uniti la novità è la decisione da parte di Barack Obama di non finanziare nuovi impianti nucleari e senza fondi pubblici l’industria dell’atomo ha scarse possibilità di autosostenersi. Ancora una volta l'Italia è in controtendenza, con l'annuncio di riavviare il proprio programma nucleare.
A conferma di questo quadro, arriva la relazione ministeriale italiana al G8 sull'Ambiente a Siracusa. Nella relazione infatti, si legge, a proposito delle quote di mercato dell'energia detenute dalle varie fonti di approvvigionamento, che “l'energia nucleare perde quote di mercato, passando dal 15 per cento nel 2006 al 13 per cento entro il 2015 e al 10 per cento entro il 2030. La quota di energia rinnovabile aumenterà considerevolmente, passando dal 18 per cento del totale di energia elettrica nel 2006 al 20 per cento nel 2015 e al 23 per cento nel 2030". Anche questo dato è un'autentica collisione con l'enfasi da campagna elettorale che da qualche mese, ed anche in occasione del vertice di Siracusa, accompagna il tema del ritorno al nucleare in Italia.

Proseguendo nella lettura della relazione, vengono alla luce altre contraddizioni italiche: da un lato si decanta il riavvio del programma nucleare nel Bel Paese e contemporaneamente però si riportano le ricadute, tutte positive in campo economico e occupazionale, legate alla crescita progressiva delle rinnovabili. La produzione di elettricità da rinnovabili sorpasserà il gas diventando la seconda fonte a livello globale, dopo il carbone, prima del 2015. Anche la produzione di energia eolica crescerà di 11 volte diventando il numero due nel campo delle rinnovabili, subito dopo l'idroelettrico, entro il 2010, cioè in un anno a partire da ora.

Nonostante questo ampio movimento tecnologico che sta attraversando il mondo dell'energia, per quanto riguarda l'Italia finora i tentativi di ridurre la dipendenza energetica sono falliti. Infatti, si è passati dall'82,8 per cento di fonti importate dall'estero nel 1990, all'85,8 per cento nel 2007. Per ora non si è trovata altra soluzione che passare ad un nucleare già obsoleto in partenza, che viene gradualmente abbandonato dal resto del mondo cosiddetto “avanzato” e le cui tecnologie attuative saranno comunque importate dall'estero, in particolare dalla Francia, non migliorando di certo l'indipendenza energetica: l'Italia non ha né uranio né la filiera per la produzione del combustibile nucleare.

Sul piano della sicurezza, è ancora ElBaradei da Pechino a ricordare che “nel complesso, la sicurezza è molto migliore di quanto non fosse 10 anni fa, ma abbiamo ancora delle vulnerabilità per la salute e in materia di sicurezza, anche nei Paesi con significativi programmi nucleari. In alcuni Paesi si vede una preoccupante combinazione di vecchi reattori che sono mal gestiti o sottofinanziati e regolamentazioni deboli. Questo deve essere affrontato. È nel nostro interesse far sì che i più alti standard di sicurezza siano rispettati ovunque. Una forte attenzione alla salute e alla sicurezza dovrebbe essere considerata come un fattore abilitante per lo sviluppo dell'energia nucleare, piuttosto che come ostacoli.”. Anche in questo, l'Italia è in controtendenza.

Proprio nella giornata dedicata alla Terra, il presidente USA Obama ha annunciato la sua "energy revolution": la rivoluzione basata su energie pulite. "La scelta cui siamo chiamati non è tra salvare l'ambiente o salvare l'economia, la scelta è tra prosperità o declino", dice Obama nello Stato dell'Iowa durante la celebrazione dell'Earth Day. E queste scelte, continua il presidente Usa, sono urgenti: "vanno fatte adesso, anche a nome delle generazioni future". Obama ha citato gli studi di alcuni esperti statunitensi, secondo cui attraverso la sola energia eolica l'America potrebbe generare entro il 2030 il 20 per cento del suo consumo energetico attuale, creando anche 250mila nuovi posti di lavoro. Investimenti massicci, per miliardi di dollari, verranno usati per modernizzare e rendere eco-compatibili le grandi strutture, dagli edifici pubblici ai treni, dall'energia off shore che sfrutta gli oceani a quella eolica e, soprattutto, la scelta di non finanziare nuovi reattori nucleari.

In pratica, si attende che quelli attuali vadano in decomissioning a fine ciclo di vita, e nel frattempo si sostituisce quell'energia con qualcosa di meno pericoloso, di maggiore salubrità ed anche economicamente conveniente. Ma anche in questo, l'Italia, leader nel mediterraneo per mari, coste e venti, dimostra di essere in controtendenza, preferendo destinare montagne di soldi pubblici a lobby private, anche estere, che costruiranno centrali già vecchie in partenza. Gli affari sono affari.


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