di Alessandro Iacuelli

E' di pochi giorni fa la notizia di una ripresa improvvisa dell'emergenza rifiuti in Campania, regione che da oltre 10 anni è soggetta al Commissariato straordinario di governo per i rifiuti; Commissariato che non è riuscito fino ad oggi ad evitare che lo stato di emergenza sia in realtà una norma, tanto meno è riuscito ad arginare i fenomeni di scarico illegale di rifiuti pericolosi, di cui già si è parlato su Altrenotizie, ponendo in particolare l'accento sulle conseguenze per la salute dei cittadini.
Proprio per approfondire tale argomento, abbiamo raggiunto Nunzia Lombardi, presidente del Comitato per la Tutela del Diritto alla Salute di Marigliano (NA), per porle alcune domande. Secondo recenti studi medico-statistici si osserva nella zona tra Nola, Marigliano e Acerra un aumento anomalo di certi tipi di tumore, legati al tipo di inquinamento chimico nella zona. Oltre che nelle statistiche, questa anomalia è anche visibile nella vita quotidiana?

"Vivo in questa zona da 28 anni, cioè da sempre. Ma non ti accorgi che i problemi esistono fin quando questi non ti colpiscono in prima persona. Mi sono accorta di questo problema quando ho cominciato a vedere morire amici e parenti. A 15 anni nella mia classe di liceo, d'improvviso, due amici, Alarico e Felice, si ammalarono: il primo di tumore al cervello, il secondo di leucemia. Felice è sopravvissuto, Alarico no… E poi altri amici, conoscenti e parenti. Successivamente anche a me è toccato rallentare: una malattia anomala di cui si sa poco, è durata quattro anni ma ora sono di nuovo in piedi. E' stato proprio questo fermo a spingermi ad intraprendere questa lotta per la difesa del mio territorio, per la mia salute e quella dei miei concittadini".

Secondo voi, operatori di un comitato civile per la salute, quanto in questo fenomeno incidono gli scarichi industriali, e quanto invece gli sversamenti illegali di rifiuti?

"Il problema più grande è che spesso gli sversamenti abusivi provengono da attività produttive. Ne abbiamo esempi con il processo Terra mia a Nola, poi la Montefibre e Pellini ad Acerra, la Fiat di Pomigliano d'Arco, Covis, Red Oil, Bruscino a San Vitaliano. E questi sono solo i casi celebri, che sono anche stati oggetto di interrogazioni parlamentari e di inchieste giudiziarie.
Basti pensare che nell'ultimo anno l'UOPC (Unità Operativa di Prevenzione Collettiva) dell'ASL Napoli 4, distretto 70, ha sequestrato circa 20 attività produttive su 50 censite, perchè non in regola con le norme per l'abbattimento dei fumi, lo scarico delle acque o il trattamento dei rifiuti.
Quello che manca dalle nostre parti è il controllo esercitato in modo continuativo. Ovviamente con condizioni di questo tipo per il trattamento dei rifiuti, succede che chi lavora rispettando le regole resta tagliato fuori dal mercato per colpa della concorrenza sleale."

Molte delle aziende sequestrate, infatti, abbattevano i costi di smaltimento dei rifiuti, anche tossici e pericolosi, sversandoli tal quali in loco, senza quindi provvedere allo stoccaggio ed allo smaltimento a norma di legge e di sicurezza.

"Nelle zone comprese tra i comuni di Marigliano ed Acerra", continua Nunzia Lombardi, "si trovano continui sversamenti sempre delle stesse sostanze, come per esempio: rottami e pezzi di auto, pneumatici, buste di stracci provenienti da sartorie, rifiuti edili, a cui si aggiungono rifiuti sversati da cittadini ignoranti come per esempio: gli ingombranti o semplicemente sacchetti di rifiuti non differenziati, tutto ciò che normalmente non sarebbe un danno per l'ambiente, si trasforma in veleno appena qualche sapiente crede di sbarazzarsene appiccando un fuoco… ".

E' bene sottolineare il pericolo insito nell'abbandonare per strada un normalissimo sacchetto di immondizia contenente rifiuti casalinghi. L'immaginario collettivo tende a considerare "innocuo" questo tipo di rifiuto mentre non lo è: se il sacchetto contiene rifiuti indifferenziati, come scarti alimentari o di cucina ed altri materiali organici, questi in breve tempo danno luogo a processi di fermentazione e decomposizione, dando origine a colonie batteriche che possono anche dimostrarsi pericolosissime. Per tali motivi, di norma, un Comune che ha problemi di raccolta dei rifiuti dai cassonetti stradali, dichiara l'emergenza dopo pochissimo tempo.
Nunzia Lombardi punta però il dito contro chi dovrebbe effettuare controlli nel settore degli sversamenti illegali di rifiuti industriali:

"La cosa che mi sorprende di più è che se si volesse mettere mano ad un controllo serio, si potrebbe risalire alle attività che producono tali rifiuti e controllare i loro registri di carico e scarico merci per capire se sono in regola con il trattamento dei rifiuti. Ma questo non si vuole fare. Spesso abbiamo denunciato incendi di materiale plastico derivante da imballaggi all'interno di attività produttive, ma
queste non hanno mai avuto riscontri positivi da parte degli organi competenti. Il grande problema è che questi controlli spettano ai vigili urbani i quali, nei piccoli comuni, sono troppo legati al territorio da vincoli di parentela e amicizie e quindi non possono svolgere il loro compito senza lasciarsi influenzare."

Con che frequenza vengono scoperti degli sversamenti illegali? La popolazione se ne accorge? Quali sono le conseguenze sul terreno e sulle acque?

"Ovviamente non c'è una cadenza precisa, ma i ritrovamenti di vecchi e nuovi scarichi sono continui.
Noi ci siamo fatti promotori di una raccolta di firme inviata direttamente al Ministero dell'Ambiente per chiedere anche l'intervento dell'esercito, se necessario. Ma non abbiamo ricevuto risposta.
Le conseguenze di tutto ciò sono gravissime per tutto il territorio e sono sotto gli occhi di tutti: cumuli di rifiuti (RSU, speciali, pericolosi, tossici, ingombranti) sono disseminati ovunque. Questi rifiuti, contengono molto spesso metalli pesanti, idrocarburi e, se bruciati, sprigionano diossine, sostanze molto pericolose se entrano nella catena alimentare attraverso la falda acquifera o il suolo.
Abbiamo avuto episodi di pecore deformi alla nascita e l'ASL ha dovuto costituire il primo registro tumori d'Italia a causa dell'evidenza della presenza in percentuali anomale di determinate patologie.
La cittadinanza se ne accorge, ma spesso fa finta di non vedere e non sentire a causa di una diffusa paura. Si pensa che chi può sversare, in barba ai controlli ed alle leggi, abbia agganci molto in alto, ma spesso questa è solo una sensazione. Altri invece denunciano, seppure in forma anonima, ma è un caso molto raro. La protezione civile poi ha commissionato studi approfonditi sia sull'incidenza di patologie tumorali sia sulle malformazioni alla nascita, tutti questi studi comunque non possono confermare scientificamente quello che tutti noi pensiamo: discariche e tumori sono l'una causa dell'altra."

Perchè questo fenomeno si concentra maggiormente in Campania e non in altre regioni?

"In un documento della protezione civile si legge qualcosa che suona così: le discariche autorizzate e non, si concentrano in aree del paese con forte tasso di disoccupazione, particolarmente degradate culturalmente, socialmente ed economicamente.
La Regione Campania negli ultimi 10 o forse 15 anni (da quando ha avuto inizio il Commissariato ai Rifiuti), non ha voluto risolvere la questione con controlli adeguati e con piani idonei e risolutivi, la politica ha rinunciato al suo mandato: pianificare le attività e gli interventi per un adeguato sviluppo del territorio tenendo conto della vocazione del territorio stesso.
Andando poi a guardare i documenti ufficiali della Regione si vede che i siti per il compostaggio di CDR (Combustibili Derivati dai Rifiuti) sono concentrati nella zona che va da Baiano a Villa Literno, ed i costruendi inceneritori si trovano ad Acerra e Santa Maria la Fossa, a 15 km di distanza l'uno dall'altro, seppure in province diverse.
Io penso che quindi ci sia un disegno preciso di addensare in questa area gli impianti ad impatto più alto, sperando che la popolazione tolleri tutto questo in cambio di qualche posto di lavoro.
Non so con precisione perchè la Campania sia il centro di tutto ciò, forse semplicemente da noi le cose sono più visibili; sappiamo però che molti dei rifiuti che arrivano da noi provengono dal nord Italia. Siamo solo l'anello finale, quello più votato al sacrificio.
C'è da dire però che da sempre i napoletani hanno la convinzione che le cose pubbliche non siano di nessuno e questo è dovuto al distacco dalla politica che si registra nella popolazione, a causa delle troppe delusioni."

Cosa fa nella pratica quotidiana il comitato di cui sei presidente?

"Il comitato principalmente denuncia agli organi competenti (Procura della Repubblica, Provincia, ASL, Regione e Comuni) ciò che sembra essere dannoso per l'ambiente. Inoltre, le nostre attività sono di studio, di sensibilizzazione e di supporto per le amministrazioni locali rispetto ai problemi che queste devono affrontare nella pianificazione delle loro attività. Il nostro lavoro però è estremamente limitato a causa della mancanza di teste e braccia disposte a lavorare. A noi piace definirci una spina nel fianco degli enti locali, pronti a solleticare o a pungere senza guardare il loro colore politico."

Esistono altri comitati di questo tipo nel napoletano? Esiste una rete di comitati, in contatto ed in concertazione tra loro?

"Esistono molte realtà diverse, nate a causa di una palese evidenza: la morte del territorio. Comitati per la salute e l'ambiente sono disseminati in gran parte della nostra zona. Molti nascono per uno scopo
preciso, come combattere la costruzione di qualche impianto; altri, come il nostro, semplicemente si preoccupano preventivamente. Esistono anche varie reti. Insomma c'è fermento e questo, secondo me, perchè la politica sta fallendo, infatti a tale proposito mi piace citare padre Alex Zanotelli: i comitati nascono quando la politica fallisce."

Quali potrebbero essere delle possibili soluzioni al problema della mancata riqualificazione ambientale del territorio?"

"Negli ultimi anni ci siamo resi conto che la politica se vuole può fare molto per questo crediamo che la politica debba tornare a governare il territorio su un tema così difficile.
La cosa necessaria sarebbe la fine del commissariamento ai Rifiuti. Questo servirebbe a riavvicinare la politica alle persone, ma soprattutto a fare scelte che tengano conto della reale volontà delle popolazioni. Adesso siamo in un empasse. Le popolazioni hanno perso fiducia nella politica, a causa delle scelte che questa ha fatto, scelte che si sono rivelate vantaggiose solo per chi le ha proposte.
Le continue proroghe agli impianti di smaltimento oramai esauriti o non a norma, non hanno fatto altro che esasperare le popolazioni. Adesso bisognerebbe cominciare a scegliere insieme alle comunità locali. Sul piano rifiuti tossici sarebbe necessario un capillare controllo del territorio, anche ad opera dell'esercito, se necessario, ed iniziare una adeguata e seria campagna di educazione ambientale."

Un quadro desolante e preoccupante, un territorio martoriato e visibilmente oltraggiato di notte da lunghe e numerose colonne di fumo, sprigionate dai frequenti incendi di rifiuti, fonti incontrollate di inquinamento da diossina e, quindi, di pericolose alterazioni dell'intera catena alimentare, nonché di quella dell'acqua.
Ogni giorno che passa, si comprende come divenga prioritario un sistema integrato di ciclo dei rifiuti, fatto anche di verifiche e controlli, che coinvolga gli organi di amministrazione, gli organi di governo, ma magari anche le associazioni ambientaliste e quelle dei cittadini, che instauri in pratica un circolo virtuoso di scambio di informazioni.
Finché la gestione sarà di un commissariato straordinario, che tra l'altro ha anche il compito di stabilire quali fornitori (di mano d'opera, di mezzi, di piattaforme di stoccaggio) devono essere usati dagli enti locali e dai consorzi di raccolta dei rifiuti, mediante trattative private, non ci potrà mai essere una gestione autenticamente nuova, che riporti nell'ordinario una situazione di emergenza perenne che si rileva utile a mantenere sotto ricatto la popolazione. Un commissariato la cui utilità è stata messa in dubbio anche dalla commissione bicamerale d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti della passata legislazione.
Per quanto riguarda la gestione privatizzata dei rifiuti, non basta la semplice certificazione antimafia, per accreditare un fornitore: non troveremo mai più un'azienda intestata in prima persona ad un boss o ad un suo parente. Il tipo di controllo che si attua oggi non è in grado di fare alcuna prevenzione.
Mentre si abbassa sempre di più l'età media di chi si ammala di linfoma mieloide o di carcinoma o di neoplasie al fegato, mentre si riduce il problema dello smaltimento illegale di tossico-nocivi ad un problema giudiziario o al limite sanitario, non si vede nulla all'orizzonte in grado di risolvere il problema "a monte": non si vede una strategia di superamento anche culturale e politico dell'emergenza. Non si vede la presenza della politica.
E Nunzia Lombardi, prima di andare via e riprendere la sua battaglia sul territorio, conclude dicendo:
"La strada è lunga e solo la politica può farlo. Dobbiamo aspettare che si decida a cominciare…"
Un altro banco di prova al quale attendiamo il prossimo governo.


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