di Daniele Rovai

Le bugie sul Ponte sullo Stretto le ha iniziate a dire Matteoli, scrivendo una lettera aperta a La Nazione in risposta a chi chiedeva di spendere i soldi non per il Ponte ma per aiutare gli alluvionati del messinese. Nella lettera, pubblicata da quel giornale il 7 ottobre, il ministro spiega che “Il ponte sullo stretto è un’opera considerata una priorità dal governo” e che “verrà realizzata, per oltre 5 miliardi di euro facendo ricorso a capitali privati, attraverso il project financing”. Soldi, precisa il ministro, che non possono essere “dirottati altrove e nel caso specifico per mettere in scurezza i territori colpiti dall’alluvione di Messina”. A questi soldi dei privati, dice poi, si aggiungeranno “un miliardo e trecento milioni di euro di fondi pubblici, già stanziati dal Cipe, che serviranno per realizzare gli interventi propedeutici sulle coste siciliana e calabrese e posso assicurare che si tratta di opere stradali, ferroviarie e di consolidamento dell'assetto urbano”.

Secondo quanto scrive il CIPE nella delibera del 6 marzo 2009, che fa il punto sulle opere da realizzare da qui al 2014, il Ponte sullo stretto è ancora a livello di “progetto preliminare” per il quale si è calcolato un costo di 4.684,300 milioni; soldi che nè il CIPE, nè il governo, hanno ancora stanziato e che sono imputati alle “risorse private”. Per quanto riguarda i 1.300 milioni non si tratta di soldi che stanzierà il CIPE, ma di soldi che il governo ha dato “in conto impianti” direttamente alla società Stretto di Messina, grazie ad un articolo delle legge n. 133 del 6 agosto 2008. Soldi che non serviranno per costruire strade e ferrovie, come ha detto il ministro, ma per “rimuovere gli ostacoli frapposti al riavvio delle attività, anche mediante l'adeguamento dei contratti stipulati con il contraente generale e con la società affidataria dei servizi di controllo e verifica della progettazione definitiva, esecutiva e della realizzazione dell'opera, e la conseguente approvazione delle eventuali modifiche del piano economico-finanziario”.

Soldi che provengono da un fondo per le infrastrutture che doveva servire sopratutto alla “messa in sicurezza delle scuole” e alle “opere di risanamento ambientale”. Un fondo che a dicembre del 2008 è stato rifinanziato dal CIPE - delibera n. 10 del 18 dicembre 2008 - con ben 7.635 milioni di Euro, molti provenienti dai fondi FAS, gestiti interamente dal ministero delle Infrastrutture, dal quale non solo si sono prelevati i 1.300 milioni di Euro per far ripartire il progetto di un Ponte che il CIPE non ha ancora approvato, ma che è stato usato anche per la salvaguardia dei prezzi sul materiale per l’edilizia (1.900 milioni), per attuare la privatizzazione della Società Tirrenia di Navigazione spa (390 milioni), per rifinanziare il “Fondo per gli investimenti del Gruppo Ferrovie dello Stato” (960 milioni) e per il finanziamento dei nuovi contratti di servizio dello Stato e delle Regioni con Trenitalia s.p.a (1.440 milioni).
    
Le bugie sul ponte le ha poi continuate a dire il nostro Presidente del Consiglio, dichiarando, come riporta Il Giornale il 15 ottobre 2009, che “a dicembre e gennaio cominceremo un’altra infrastruttura, che è il Ponte sullo Stretto”. Poche ore e il ministro Matteoli lo segue a ruota, fornendo altri elementi: si tratta, lo riporta il quotidiano La Repubblica di quello stesso giorno, dei “primi lavori propedeutici alla realizzazione del manufatto che riguarderanno lo spostamento della linea ferroviaria di Cannitello nei pressi di Villa San Giovanni, in un'area dove sorgerà un pilone del Ponte”. Lavori che partiranno il 23 dicembre 2009.

L’opera alla quale si riferisce il Presidente del consiglio ed il ministro, lo scrive il CIPE nella delibera n. 10 del 6 marzo 2009, è relativa al potenziamento del “CORRIDOIO PLURIMODALE TIRRENICO - NORD EUROPA”: 10 cantieri per un valore di circa 10 miliardi di Euro dei quali fa parte, per un importo di 16 milioni di euro, la“variante alla linea ferroviaria Salerno-Reggio Calabria in località Cannitello”. Il progetto è stato approvato dal CIPE a marzo del 2006 e, come ha specificato il Centro Studi per l’Area dello Stretto “Fortunato Pellizzeri” a La Repubblica il 17 ottobre, quella variante è solo “la prima fase di un più ampio progetto di miglioramento ambientale per la costa calabrese, rientrante nell’interramento del tracciato ferroviario”. Quell’opera con il Ponte non c’entra nulla.
    
La conclusione di questa triste storia, e delle sue bugie, la lasciamo al ministro. Ecco cosa scrive Matteoli a conclusione della lettera aperta inviata a La Nazione e pubblicata il 7 ottobre: “Si ritiene che i fondi per il Ponte possano essere dirottati altrove e nel caso specifico per metetre in sicurezza I territori colpiti dall’alluvione di Messisna. Cosi non è […] il governo ha l’obbligo politico di mantenere gli impegni programmatici senza lasciarsi trascinare da polemiche strumentali e senza avvallare le richieste di chi utilizza una tragedia immane per bloccare una infrastruttura così necessaria. Cambiare idea non è sempre possibile e corretto, questa è un’occasione per il governo per andare avanti dimostrando razionalità e determinazione”. Per il ponte il CIPE non ha ancora deliberato fondi. Gli unici soldi per quel progetto li ha dati il governo prendendoli da un fondo che deve servire a finanziare anche le “opere di risanamento ambientale”. Categoria nella quale, a quanto pare, non rientrano i paesi alluvionati del messinese.
    

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