di Alessandro Iacuelli

Appena cinque mesi dopo le dimissioni di Corrado Catenacci, la sera del 6 marzo anche Guido Bertolaso ha lasciato l'incarico di commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in Campania. Abbandono di poche ore, visto che meno di 24 ore dopo le sue dimissioni sono state respinte. Già dalla mattina del sette marzo, è divenuto visibilmente più difficile risolvere il problema immondizia nella regione. A far precipitare la situazione sembra sia stato il progetto di realizzare una discarica a Serre, nel salernitano. Poiché l'intera regione per quanto riguarda i rifiuti é ormai allo sbando, ed il commissariato straordinario non è in grado di produrre soluzione neanche atte a tamponare la situazione, si è oramai in uno stato tale che i siti dove ubicare le discariche per il CDR (Combustibile derivato dai rifiuti) ed i materiali di scarto, i cosiddetti “sovvalli”, vengono cercate un po' a caso, dove c'è appena un po' di spazio libero. Così, a Serre il terreno individuato per insediare la discarica è stato scelto, manco a farlo apposta, in prossimità dell'oasi Wwf di Persano. Un progetto che il ministro dell’ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, non ha gradito, dichiarando la sera del 6 marzo a Palazzo Chigi: "Una grande discarica regionale dentro un'oasi? È una scelta che non condivido, spero che la notte porti consiglio". Ma prima della notte sono arrivate le dimissioni di Bertolaso.

Già nel pomeriggio il commissario straordinario aveva manifestato il proprio disagio subito dopo l’audizione della Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti: "Il tempo sta scadendo per trovare soluzioni indolori. Una sola persona non può risolvere il problema in questa regione e non può essere resa responsabile di quelle che sono state le vicende degli ultimi 14 anni, visto che se ne sta occupando da soli 4 mesi".

In realtà, le cose non stanno precisamente così e le parole di Bertolaso sono le stesse di Catenacci di due anni fa, le stesse di Bassolino di 5 anni fa. In pratica, chiunque assume la carica di commissario straordinario, inizia a dare le responsabilità ai propri predecessori, in una costante pratica di autoassoluzione.

E' toccato al Consiglio dei Ministri il valutare la situazione. L’incarico è stato dapprima conferito a Gianfranco Mascazzini, direttore generale del ministero dell'Ambiente, poi con una nota resa pubblica dal sottosegretario Letta, Palazzo Chigi ha deciso di respingere le dimissioni e mantenere Bertolaso in carica. Resta quindi a lui il “cerino acceso” costituito da una matassa sempre più intricata che aveva già portato il suo predecessore, Corrado Catenacci, a dimettersi, sommerso da polemiche e avvisi di garanzia, il 9 ottobre scorso. Data nella quale Bertolaso preferì addirittura non accettare l'incarico, salvo poi convincersi dopo una telefonata del Capo dello Stato. Al suo insediamento aveva dichiarato: "Ricominciamo da capo", paragonando l’emergenza rifiuti ad una calamità naturale.

La Campania non ha ricominciato da capo. Nonostante gli sforzi per uscire dall'ideologia della discarica, si produce un CDR che non è adatto ad essere un combustibile, e può solo andare, ancora una volta, in discarica. A questo è necessario aggiungere che, essendo i rifiuti un prodotto della società umana, l'incapacità di gestirne lo smaltimento non può in nessun modo essere paragonato ad una calamità naturale; può solo essere frutto di un'incapacità di gestione di un sistema industriale dei rifiuti, che li "segua" dal cassonetto fino al tombamento finale, passando per la differenziazione, il recupero, il riciclo, il riuso.

Di certo a Bertolaso, a capo della Protezione Civile, l’esperienza non manca: negli anni scorsi aveva affiancato l'ex commissario Catenacci mediando con la popolazione di Acerra per la costruzione del termovalorizzatore, poi con i cittadini delle altre località (Campagna, Montesarchio e l'area giuglianese) si era impegnato sul problema delle discariche.
Negli ultimi 5 mesi ha dovuto fare i conti con le difficoltà di imporre le proprie scelte: realizzare dei termovalorizzatori, accelerare le procedure di raccolta differenziata per ridurre i volumi da trattare negli impianti di CDR, ottimizzare il lavoro all'interno delle stesse strutture, colmare la mancanza di discariche nelle quali smaltire gli scarti della lavorazione degli impianti di CDR, evitando così la paralisi nella lavorazione delle “ecoballe” e l’accumulo di immondizia, come è continuato ad accadere negli ultimi mesi, lungo le strade. Tutti i giorni.

L'ultima sfida l'ha persa: quella di attivare la discarica a Serre, in previsione della chiusura dell'invaso "Riconte" di Villaricca. Uno sversatoio al quale la popolazione si è opposta, come oramai avviene contro tutte le decisioni del commissariato. Il motivo è semplice: fino al 2002, l'incarico è stato assegnato al presidente della Giunta Regionale, figura eletta in modo diretto dai cittadini. Dopo il 2002, l'incarico è sempre stato assegnato a prefetti o ad altre figure istituzionali non scelte dai cittadini. Figure che, in virtù dei poteri straordinari assegnati, hanno troppo spesso impedito ogni dialogo con la cittadinanza, arrivando anche alla repressione violenta, come ad Acerra il 29 agosto 2004. Una mancanza di dialogo che ha causato una vera e propria frattura nella democrazia campana. Frattura che vede ora solo la contrapposizione: da un lato le scelte commissariali, dall'altro la cittadinanza che si oppone. Senza che nessuno mostri capacità di mediazione.
Con queste "dimissioni lampo", si apre nuova pagina nella gestione dell’emergenza rifiuti in Campania. Una nuova pagina, ma non l'ultima, come i cittadini si augurano.

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