Lorenzo Jovanotti ci propone una rilettura in chiave “morbida” e acustica di 11 pezzi - alcuni “storici” - della musica italiana, quasi un contraltare di fine anno alla frenetica ultima estate che lo ha visto protagonista in esibizioni e concerti “da spiaggia”. Un omaggio “senza pretese” di sorprendere, quanto piuttosto una libertà artistica, una raccolta di melodie pacate e sempre suggestive, confezionate in soli sei giorni di registrazione, dedicate all’anniversario cinquantennale dello sbarco sulla luna dell’Apollo 11. E difatti la luna è il tema comune di ognuna delle canzoni del lavoro, prodotto da Rick Rubin.

Si parte con l’atmosfera onirica e distensiva di “Notte di luna calante”, canzone lanciata nel 1960 da Domenico Modugno, che - senza impegnative retoriche o significati reconditi - ci racconta di una notte d’amore su una spiaggia deserta di fine estate.

E poi “Luna”, del 1980, il singolo di successo di Gianni Togni, che ha attraversato una intera generazione di amori adolescenziali.

Si prosegue con l’atmosfera dolcissima di “Accendi una Luna nel cielo” che nel lontano 1976 Vinicius De Moraes e Toquinho scrissero insieme ad altri brani per l’amabile voce di Ornella Vanoni in un album che è rimasto una pietra miliare della bossa nova.

Luna di città d’agosto” è la riedizione di un pezzo di Jovanotti del 1994. La luna come elemento di continuità in chiave nostalgica di un amore poi finito ma che rimane vivo nel ricordo. 

Non poteva mancare un omaggio a Lucio Dalla attraverso “L’ultima luna”, che non a caso - nella complessiva atmosfera positiva dell’album - riporta il tema della speranza; in fondo al tunnel degli orrori della nostra esistenza c’è un’ultima luna che ci ricorda che tutto può cambiare in senso positivo. Interessanti i vocalizzi finali, senza pretese di raggiungere le alchimie vocali di Dalla.   

Chiaro di luna” è una canzone d’amore dello stesso Jovanotti che ha deciso di riproporre reinterpretando se stesso, un inno all’amore, una ballata romantica “fino alla noia”.

Scritta da Samuel e Jovanotti nel 2017, “La luna piena” celebra il dolore e la bellezza della solitudine, con la nostalgia che è rievocata dalla luna, che è quasi uno specchio con il quale ci si confronta nei momenti di necessità e di introspezione.

Viene poi cantata una tra le migliori realizzazioni di Ivano Fossati, “Una notte in Italia”, la storia di una notte qualunque in cui brilla una luna, che suggerisce l’importanza del “futuro che viene a darci fiato”; non a caso Jovanotti sceglie un pezzo in cui si intrecciano dinamiche esistenziali caratterizzate da ricordi, errori, nostalgie, speranze.

Del gruppo musicale Tre Allegri Ragazzi Morti è la canzone “La faccia della luna”, che l’incisiva voce di Jovanotti ripropone, in cui la luna è scura, perché riflette i dolori di un uomo che ha perso le cose più care, una luna che ”..non è che non ci sia, ma è come fosse andata via”.

Con una improbabile cadenza partenopea ma pur sempre attraverso un generoso tentativo, Lorenzo canta “Luna Rossa”, la splendida melodia napoletana, scritta negli anni 50 da Vincenzo De Crescenzo e Antonio Vian, che ha subito nel tempo molte contaminazioni artistiche attraverso interpretazioni di innumerevoli cantanti e vere e proprie cover d’epoca. Una luna che accompagna la solitudine e la vana attesa di un uomo che spera che la sua amata si affacci dal balcone.

Chiude la pubblicazione “Guarda che luna”, un successo di Fred Buscaglione della fine degli anni ’50. Ancora una volta la luna è la consolazione lirica e immaginifica di un’anima in pena, abbandonata dal suo amore.

Insomma, un lavoro rievocativo di tanti successi, ma soprattutto un’occasione per farsi accompagnare con la dolce voce di Jovanotti in atmosfere delicate, oltre il tempo e lo spazio, attraverso la simbologia della luna, legata al divenire, ai cicli di nascita e di mutazione, al mistero atavico del destino degli uomini e della vita.

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