di Fabrizio Casari

Dodici aerei militari al Venezuela agitano i rapporti già difficili tra Madrid e Washington.
Gli Stati Uniti si sono detti pronti a bloccare, ricorrendo ai tribunali internazionali, l'invio di forniture belliche dalla Spagna al Venezuela.
Si tratta di dieci aerei da trasporto C-295 e due ricognitori per la vigilanza marittima CN-235 fabbricati dalla casa produttrice spagnola Eads-Casa, con sistemi elettronici e componenti di turbine a tecnologia statunitense. In aggiunta, nella fornitura sono comprese quattro imbarcazioni per il pattugliamento e la vigilanza costiera e quattro Corvette fabbricate nei cantieri navali spagnoli Navantia. Nel rispetto di un accordo commerciale ammontante a 2 miliardi di Euro tra Madrid e Caracas, stipulato nei mesi scorsi durante la visita di Chavez a Zapatero, gli aerei dovevano giungere nei prossimi giorni in Venezuela. Ebbene gli Stati Uniti hanno deciso di bloccare la vendita spagnola, argomentando che l'eventuale possesso di questi aerei da parte di Chavez "contribuirebbe alla destabilizzazione dell'America Latina".

di Bianca Cerri

Era tutto pronto: seggi elettorali, schede, candidati e persino i vari jingles musicali scelti dai vari partiti per distinguersi. Ma per il voto bisognerà aspettare che entri in vigore il cosiddetto Hero Act, (Piano di ricostruzione economica di Haiti), il che non avverrà prima del prossimo sette febbraio. Oltre ad agevolare varie corporazioni nello sfruttamento delle risorse umane e naturali dell'isola, l'HERO Act legittimerà la candidatura di Dumarsais Simeus, candidato dagli americani, già scartato dalla commissione elettorale perchè residente altrove e riammesso alla corsa elettorale per intercessione dello stesso George Bush. Per Simeus, figlio ingrato di Haiti, che nel 1970 aveva pubblicamente rinunciato alla cittadinanza, è stata fatta un'apposita legge perché le consultazioni elettorali non prevedono la presenza di candidati di altra nazione.

di Sara Nicoli

Giornalisti cinesi in lotta per la libertà di stampa accanto a giovani studenti ed intellettuali contro l'oscuramento, da parte del governo di Pechino, di Wikipedia, la più importante enciclopedia mondiale online. Il dilagare del web e l'oggettiva impossibilità di controllo da parte delle autorità delle informazioni che viaggiano velocissime online, sta lentamente sfaldando il proverbiale sistema di censura cinese, rendendo inutile ogni tentativo di oscuramento di notizie non gradite al regime. Dal 18 ottobre scorso, il sito web dell'enciclopedia è inaccessibile in parecchie provincie cinesi, compresa quella di Shangai. Agli utenti che provano a collegarsi compare un messaggio di errore che riferisce a non meglio precisati problemi di collegamento.

di Giovanni Gnazzi

La Faes è una Fondazione tra le tante, ma non precisamente come tante. La dirige, anzi ne è in qualche modo proprietario, José Maria Aznar, ex premier spagnolo particolarmente attivo in America Latina.
L'attività della Faes per il 2006, stando a quanto riporta il periodico spagnolo di destra La razon, avrebbe come obiettivo "la battaglia contro il neocaudillismo ed indigenismo populista" che, stando ad Aznar, rappresenta la minaccia concreta all'ordine liberale del continente.
In particolare, secondo l'ex premier spagnolo, va puntato il dito contro Fidel Castro, Hugo Chavez ed Evo Morales, rafforzando l'impegno già profuso nel 2005, peraltro non indifferente.
Centonovantanove seminari, formazione per decine di giovani dell'est europeo, più di cinquanta pubblicazioni; questa l'attività recente della Faes; il tutto coordinato con il Partito Popolare il cui Presidente, Mariano Raioy, si è detto convinto della necessità di una "strategia unitaria" nei confronti della sinistra latinoamericana.

di Luca Mazzucato

La sera del 4 Gennaio, pochi minuti dopo il ricovero di Sharon per un grave ictus, rimbalza la notizia di veglie di preghiera per il premier, a Gerusalemme, e di un grande ritrovo spontaneo al muro del pianto. In realtà, quella notte Gerusalemme resterà deserta e al muro del pianto faranno capolino solo alcuni giornalisti a caccia di servizi strappalacrime. E' iniziato in diretta il processo di beatificazione. E' comprensibile che Sharon non mobiliti le folle: il piglio decisionista da eroe di guerra gli ha valso in patria un consenso senza precedenti, basato però sull'autorità e il rispetto più che sulla passione civile. Il suo personaggio infatti è estremamente controverso: storicamente nemico della sinistra pacifista, con il ritiro da Gaza si è guadagnato il consenso di quest'ultima ma anche l'odio dei religiosi ultraortodossi.


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