Il tentativo fallito di rivolta o colpo di stato del numero uno di Wagner Group, Evgeny Prigozhin, continua a far discutere sostenitori e oppositori del Cremlino circa i veri motivi dell’operazione e gli eventuali contraccolpi che potrebbero verificarsi per il governo di Vladimir Putin. Negli Stati Uniti, i fatti del fine settimana sembrano essere stati interpretati, almeno a livello pubblico, come un segno di debolezza del presidente russo. Gli eventi seguiti all’accordo che ha messo fine alla vicenda, con la mediazione del presidente bielorusso Lukashenko, non lasciano tuttavia intravedere per ora seri problemi per Putin e le forze armate russe impegnate in Ucraina. Anzi, sono in molti a credere che la sostanziale liquidazione della Wagner e del suo scomodo leader possa contribuire a stabilizzare ulteriormente il presidente russo in un frangente eccezionalmente delicato per il futuro del suo paese.

 

Il segretario di Stato americano, Anthony Blinken, domenica ha parlato diffusamente con i media dei fatti accaduti in Russia, offrendo una lettura difficile da conciliare con le informazioni di dominio pubblico. La prima tesi è che il tentato golpe potrebbe creare delle “opportunità” a favore del regime ucraino per riconquistare una parte del territorio occupato dalle forze russe. Per Blinken, quanto accaduto rappresenterebbe una “vera distrazione” per Putin e le autorità russe, costrette a guardarsi le spalle mentre devono fare i conti con la “controffensiva” ucraina in atto.

La rapidità con cui si è risolta la crisi tra venerdì e sabato rende però difficilmente realizzabili le aspettative del capo della diplomazia USA. Già nel pieno della “rivolta” guidata da Prigozhin, la tenuta delle forze armate russe sul fronte ucraino non ha fatto registrare nessun cedimento. I militari ucraini hanno continuato a essere respinti lungo la linea del fronte, come conferma il fatto che nessuna notizia o filmati anche di successi parziali sono circolati malgrado l’effetto in termini di propaganda che avrebbero creato in un momento di possibile debolezza del Cremlino.

Se il ministero della Difesa russo ha voluto quasi certamente ostentare un senso di stabilità a fronte degli eventi in corso, il bollettino giornaliero nei giorni dell’operazione tentata da Prigozhin ha evidenziato le solite devastanti attività militari contro le forze ucraine. Solo nella giornata di venerdì, ad esempio, Mosca ha sostenuto di avere causato 515 vittime tra i soldati nemici, assieme alla distruzione, tra l’altro, di unità di obici Caesar francesi e M-777 americani.

Sempre Blinken, in un’apparizione sulla CBS, ha assicurato che “l’ultimo atto” della vicenda Prigozhin-Wagner non è ancora stato scritto. La “sfida diretta all’autorità di Putin”, avvenuta nel fine settimana, solleverebbe “enormi interrogativi” e avrebbe messo in luce “fratture reali” dentro al governo russo. Per il segretario di Stato, non è possibile sapere oggi come andranno le cose, ma è a suo dire inevitabile che “Putin avrà molte risposte da dare nelle prossime settimane e nei prossimi mesi”.

Il deputato americano del Partito Repubblicano, Mike Turner, ha fatto invece riferimento alle parole pronunciate da Prigozhin in un video diffuso in rete dove annunciava la mobilitazione dei suoi uomini. Il capo di Wagner Group aveva sostenuto che la giustificazione dell’invasione russa dell’Ucraina fornita dal Cremlino, ovvero la minaccia NATO ai confini russi, era una menzogna. A detta di Turner, questa dichiarazione di Prigozhin screditerebbe Putin e metterebbe in serio dubbio il sostegno diffuso tra la popolazione russa per la guerra in atto.

Le accuse di Prigozhin ai vertici politici e militari russi, ripetute in un file audio diffuso lunedì, sembrano avere avuto piuttosto l’effetto contrario. La denuncia delle operazioni militari in Ucraina, oltretutto dopo il sacrificio di uomini e risorse della Wagner stessa, hanno danneggiato seriamente l’immagine di Prigozhin, facendo pensare subito ad appoggi tra i governi occidentali e il regime di Kiev. Il risultato è un inevitabile ulteriore compattamento dei russi attorno al Cremlino, così da rendere estremamente complicati futuri tentativi come quello andato in scena nel fine settimana. La gestione del caso da parte di Putin è stata inoltre equilibrata, senza scontentare i sostenitori di Wagner Group. A Prigozhin è stato consentito di trasferirsi in Bielorussia e ai soldati che avevano partecipato al fallito golpe sono state evitate conseguenze legali.

Ancora più illusorie appaiono le speranze dell’ex comandante del Comando militare USA in Europa, generale Philip Breedlove. Quest’ultimo ha parlato di un “degrado” delle capacità russe per via dei disordini provocati dal caso Prigozhin. Senza nessun elemento concreto che supporti la sua tesi, l’ex alto ufficiale americano ha affermato che “i fatti delle ultime 48 ore” dimostrerebbero come le istituzioni russe, che per lungo tempo sono state considerate molto solide, siano entrate in una fase di “lento disfacimento”.

Tutti questi giudizi appaiono più come fantasie di governi occidentali che vorrebbero assistere a risultati concreti del loro possibile investimento – diretto o indiretto – su Prigozhin. Anche i media “mainstream” hanno inevitabilmente seguito la stessa linea. La giornalista di Al Jazeera, Yulia Shapovalova, ha ad esempio spiegato che i fatti dei giorni scorsi avrebbero assestato un grave colpo alla credibilità di Putin. I russi avevano infatti creduto finora che il presidente avesse la situazione sotto controllo, mentre il tentativo di rivolta di Prigozhin ne avrebbe minato l’immagine, gettando le basi per una possibile futura minaccia alla sua posizione.

È evidente che gli eventi appena accaduti potrebbero avere una coda nei prossimi giorni o settimane, così come un tentativo di colpo di stato non debba essere preso alla leggera e sottintenda una serie di gravi problemi con cui qualsiasi governo sia chiamato a fare i conti, soprattutto in tempo di guerra. Tuttavia, l’insieme delle circostanze, alcune delle quali decisamente insolite per un golpe, la rapida risoluzione della crisi e l’entità relativamente trascurabile dei danni collaterali registrati fanno credere che non ci saranno conseguenze significative per Putin o le operazioni militari in Ucraina.

Arresti e destituzioni di eventuali complici in Russia di Prigozhin sono inoltre estremamente probabili e, anzi, secondo alcune notizie già in corso. Ciò permetterà al Cremlino di individuare e liquidare gli oppositori interni, limitando al massimo future minacce. Anche lo stesso ridimensionamento delle forze mercenarie come Wagner Group, già in atto e forse tra le cause del colpo di mano di Prigozhin, sarà facilitato dai fatti di venerdì e sabato, chiudendo in questo modo un altro possibile spiraglio alle manovre occidentali per cercare di destabilizzare la Russia.

Le speculazioni e le ricostruzioni spesso fantasiose degli eventi circolate in Europa e negli Stati Uniti sembrano in qualche modo riflettere una delusione per l’esito di una vicenda che si auspicava dovesse andare diversamente. Le previsioni cupe per la sorte di Putin dopo l’azione abortita di Prigozhin tradiscono forse anzi un coinvolgimento più profondo dell’Occidente di quanto si possa sapere oggi per certo e, in qualche modo, a Washington non si voglia ammettere la sconfitta appena incassata.

Un’ultima considerazione va fatta sulla notizia riportata da Washington Post e New York Times che l’intelligence USA era a conoscenza da giorni dei progetti di Prigozhin. Al di là del fatto che ciò può essere evidentemente dovuto alla partecipazione attiva di Washington al tentato golpe, è difficile credere che, se gli americani ne erano informati preventivamente, i servizi russi ne fossero del tutto all’oscuro. Se non altro, va ricordato a questo proposito che praticamente tutti gli ufficiali della Wagner hanno respinto l’appello di Prigozhin ed è improbabile che nessuno di loro abbia informato le forze armate russe dei piani di quest’ultimo.

Se anche il Cremlino ne fosse stato a conoscenza preventivamente e avrebbe permesso agli eventi di seguire il loro corso, sulla vicenda si aprirebbero scenari ben diversi. Dopotutto, in seguito all’impresa tentata dall’ex chef di Putin, un certo numero di forze regolari russe sono state spostate senza troppo rumore ai confini con l’Ucraina e migliaia di uomini della Wagner verranno trasferiti in Bielorussia, verosimilmente a poche centinaia di chilometri da Kiev. Le ipotesi che ne potrebbero derivare sembrano appartenere però, almeno per il momento, alla sfera del complottismo.

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