Tra i governi occidentali e all’interno del regime di Zelensky, la notizia della liberazione ormai definitiva di Avdeevka è arrivata come un uragano, nonostante la sorte della cittadina nelle immediate vicinanze di Donetsk appariva ormai segnata da svariate settimane. Gli sponsor dell’Ucraina, riuniti nell’annuale Conferenza sulla Sicurezza di Monaco di Baviera, hanno cercato di limitare i danni quanto meno in termini di immagine, grazie anche al contemporaneo decesso ancora senza una causa ufficiale del “dissidente”, nonché “asset” della CIA, Alexei Navalny. L’importanza della perdita di Avdeevka per Kiev minaccia però di segnare un passaggio decisivo nella guerra per procura della NATO, con le forze russe che sembrano intenzionate a intensificare le pressioni lungo tutto il fronte di guerra.

 

Zelensky ha dovuto nuovamente ingoiare amaro davanti ai suoi padroni occidentali. Secondo fonti ucraine, l’ex comico televisivo intendeva prolungare la resistenza ad Avdeevka per offrire qualcosa all’Occidente – o, da un altro punto di vista, per non subire una nuova umiliazione – e convincere i propri interlocutori, durante la conferenza in Germania, a sbloccare fondi e armi necessari a evitare il tracollo.

Il presidente ucraino e il neo-nominato comandante delle Forze Armate ucraine, Oleksandr Syrsky, sono stati invece costretti a emanare l’ordine di ritiro delle proprie truppe nella giornata di sabato, dopo che da almeno 24 ore gli uomini della Terza Brigata, ovvero i neo-nazisti del Battaglione Azov incorporati nell’esercito, avevano iniziato a fuggire in massa da Avdeevka per evitare il completo accerchiamento. Zelensky si sarebbe infuriato per l’esito della lunghissima battaglia, ma di fronte alla realtà sul campo non ha potuto che ricorrere nuovamente alla propaganda. Domenica a Monaco, quest’ultimo ha affermato che il ritiro è stato deciso per salvare le vite dei militari ucraini, quando al contrario la sua strategia implicava la prosecuzione della strage di soldati per scongiurare il fallimento della sua trasferta in Europa.

Avdeevka è uno snodo logistico fondamentale e il controllo della città, di fatto un sobborgo di Donetsk, aveva consentito per anni alle forze ucraine di bombardare, quasi sempre obiettivi civili, nella capitale dell’omonimo “oblast” passato alla Federazione Russia dopo il referendum del 2022. La sua liberazione completa inoltre il controllo russo sugli insediamenti urbani più consistenti alla periferia di Donetsk, dopo che nell’ultimo mese e mezzo Mosca aveva scacciato le forze ucraine da Maryinka a ovest e da Veseloye a nord.

In un’intervista alla rete Sputnik, l’esperto militare russo Ivan Konovalov, ha spiegato che il possesso di Avdeevka spiana la strada verso “l’arco di Druzhkovka, Kramatorsk e Slavyansk”, cioè, “di fatto, l’ultima cintura difensiva dei militari ucraini” nel quadro delle fortificazioni erette negli anni scorsi. Le truppe russe si starebbero già avvicinando a quest’area, oltre la quale “il territorio risulta fortificato in maniera meno pesante”.

La caduta di Avdeevka è l’inevitabile conseguenza della superiorità dell’artiglieria russa e si inserisce in uno scenario da incubo per Kiev, fatto di perdite enormi, di carenza di uomini che rimpiazzino morti e feriti gravi, di scorte di munizioni ed equipaggiamenti in rapido declino, di resistenze crescenti tra governi e parlamenti dei paesi NATO a gettare altri fondi e armi in una causa persa e del vero e proprio crollo dell’appoggio delle popolazioni occidentali nonostante la propaganda dei media ufficiali.

È probabilmente presto per prevedere le dimensioni dell’eventuale sfondamento russo in seguito alla battaglia di Avdeevka, ma già arrivano segnali di avanzamento su altre linee del fronte. Fonti russe hanno ad esempio riferito già nella giornata di domenica di un avanzamento di oltre un chilometro nella località di Rabotino, in questo caso nella regione di Zaporizhia. Molti analisti militari ritengono in definitiva che la resistenza ucraina stia iniziando a cedere in modo definitivo, con il fronte che si sposta ovunque in direzione ovest.

Le notizie provenienti da Avdeevka sono pessime per Kiev e i paesi NATO anche perché contribuiscono forse come mai era accaduto in due anni di guerra al crollo dell’edificio di menzogne e propaganda su cui si basa la guerra in Ucraina e la campagna anti-russa in corso. L’ex consigliere del dipartimento di Stato americano, James Carden, ha scritto sabato un commento per il sito web della rivista The American Conservative nel quale ricorda gli annunci euforici di governi e stampa occidentali dall’inizio 2023 fino ad almeno la scorsa estate, intesi a preparare l’opinione pubblica per quello che sarebbe stato il sicuro trionfo ucraino grazie alla superiorità e al sostegno militare della NATO.

A gennaio 2023, ad esempio, il Washington Post scriveva delle “ottime probabilità” che entro la fine dell’anno la promessa di Zelensky di riconquistare tutto il territorio occupato dalla Russia sarebbe stata mantenuta. Lo stesso Biden ancora a luglio sentenziava che Putin aveva “già perso la guerra”. Sconfitta per Mosca che l’allora comandante delle Forze Armate USA, generale Mark Milley, definiva ormai acquisita dal punto di vista “strategico, operativo e tattico”.

Queste illusioni assurde si riflettono oggi nel panico scatenato dall’avanzata russa e dai pericolosi segnali di cedimento delle forze armate e della società ucraina. La coincidenza della liberazione di Avdeevka con la conferenza di Monaco è risultata utile per registrare nel corso di un unico evento le reazioni di un campione più che significativo dei sostenitori del regime di Zelensky.

La risposta più comune ai fatti accaduti alla periferia di Donetsk è il rilancio dell’impegno per sbloccare i 60 miliardi di dollari da destinare a Kiev, richiesti dall’amministrazione Biden e fermi al Congresso a causa dell’ostruzionismo della destra repubblicana. Come ripetendo un tema ultra-logoro, la folta delegazione di deputati e senatori americani arrivata in Germania ha confermato in definitiva che non esistono alternative all’invio di altre armi e altro denaro all’Ucraina.

Tipico di questo atteggiamento svuotato di logica è una dichiarazione del senatore democratico Mark Warner, che ha definito il pacchetto in stallo a Washington come l’ennesimo “punto di svolta”. Quando però i giornalisti hanno chiesto in che modo la nuova tranche di aiuti potrebbe aiutare l’Ucraina a invertire la rotta e sconfiggere la Russia, il senatore della Virginia non ha saputo rispondere.

La verità è che l’Occidente si trova in un labirinto senza uscita in cui si è infilato con le proprie mani dopo avere provocato lo scontro con Mosca e impedito la rapida risoluzione diplomatica della guerra. A rivelare questo dilemma e, assieme, il disastro che la NATO e l’Ucraina stanno solo rimandando è stata una dichiarazione della vice-presidente americana, Kamala Harris, proprio nel corso di una conferenza stampa con Zelensky a Monaco. La vice di Biden ha ammesso che, se il Congresso USA non dovesse approvare il pacchetto di aiuti da 60 miliardi, “non ci sarà un Piano B” per gestire la crisi.

Nessuno in Occidente, tranne qualche voce isolata, vuole fare in altre parole i conti con la realtà di una sconfitta inevitabile e si continua perciò a respingere qualsiasi ipotesi alternativa al dissanguamento economico e militare dei loro stessi paesi e alla rovina dell’Ucraina. La presa d’atto dell’umiliazione e l’apertura di negoziati diplomatici con Mosca, secondo i termini russi, avrebbe d’altra parte effetti devastanti, sia dal punto di vista politico sia per la tenuta della NATO. Il problema, tuttavia, è che la realtà della sconfitta sta emergendo inevitabilmente e, al momento del crollo definitivo, non ci saranno scappatoie per ammortizzare la caduta.

Quello che si cercherà di fare è come sempre confondere le acque o spostare il dibattito su altri argomenti, come appunto la morte di Navalny, o progettare nuove iniziative terroristiche contro i civili russi, se non addirittura “false flag” per facilitare l’intervento diretto della NATO in Ucraina. Sul fronte della propaganda, invece, la minaccia russa verrà ulteriormente ingigantita, attribuendo a Mosca obiettivi e mire totalmente illogiche e già smentite dai fatti, così da cercare di recuperare qualche consenso tra le popolazioni occidentali e di convincere i politici recalcitranti che bloccano gli aiuti al regime di Zelensky.

In questo senso, uno dei commenti più stupidi di un esponente della classe dirigente tra le più stupide, superficiali e autolesioniste della storia dell’Occidente è stato quello pronunciato sempre a Monaco dal numero uno dei repubblicani nella commissione Esteri del Senato americano, Jim Risch. Illusione e manipolazione della realtà si sono fuse al livore per la perdita di Avdeevka, spingendo il senatore dello stato dell’Idaho ad affermare di non vedere “come Mosca possa vincere questa guerra” – mentre la sta già vincendo sul campo – visto che la definizione russa di “vittoria è l’occupazione di tutta l’Ucraina”, mentre questo obiettivo risulta tale solo per la stanca propaganda degli Stati Uniti e dei loro vassalli da questa parte dell’oceano Atlantico.

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