Enorme è il debito di riconoscenza che abbiamo nei confronti del popolo russo, che lasciò decine di milioni di vittime nella lotta vincente al nazifascismo e senza questo enorme sacrificio di sangue probabilmente oggi staremmo tutte e tutti sotto il tallone di ferro del nazismo hitleriano. Per questo è stato importante ricordare e celebrare il 9 maggio, giorno della vittoria, come ha fatto in modo esemplare Moni Ovadia, portando il suo contributo artistico all’ambasciata russa nell’anniversario di quel giorno fatidico.

Oggi il modo migliore che abbiamo di ricordare i caduti sovietici è insistere per un’immediata soluzione pacifica del conflitto ucraino, che sappia tener conto degli interessi di sicurezza della Russia e delle decine di milioni di cittadini russofoni che vivono in Ucraina, come nelle altre Repubboliche ex-sovietiche.

 

Il nazismo è stato resuscitato dalla NATO e dall’Occidente per tentare di destabilizzare la Russia, dopo che Putin ne aveva rilanciato il ruolo sullo scacchiere internazionale rifiutando ricatti e minacce e chiedendo giustamente l’adempimento delle promesse fatte dai leader occidentali nel momento della riunificazione della Germania.

E’ noto come i think tank neoconservatori (affiliati indifferentemente al Partito democratico o a quello repubblicano) abbiano programmato un intervento pesante in Ucraina a partire almeno dal 2014, per tentare di reagire alle sconfitte subite altrove. Questa esigenza, attuata rivitalizzando un sentimento filonazista che era sempre stato latente in una parte, sia pure minoritaria, della popolazione ucraina, è divenuta via via più acuta, man mano che la crisi del dominio dell’Occidente sul mondo si aggravava, come dimostrato tra l’altro dall’ascesa della Cina e dalla fuga dall’Afghanistan.

Ne è derivato uno sforzo pressante e crescente in termini di finanziamenti, fornitura di armamenti, appoggio di intelligence ed invio di truppe, sia pure in modo ancora selettivo e camuffato. Allo stesso ragionamento strategico va ricondotta la decisione di sabotare i negoziati di pace che stavano per dare risultati positivi pochi giorni dopo l’intervento russo e cioè nel febbraio/marzo 2022. E’ noto come in tale occasione il ruolo di demolitore delle prospettive di pace sia stato assunto in prima persona da un personaggio alquanto grottesco come l’allora premier britannico Boris Johnson, ma è evidente come quest’ultimo parlasse ed agisse in nome dell’intera NATO  e quindi in primis del grande fratello statunitense. Di recente Foreign Affairs ha pubblicato documentazione inedita e interessante al riguardo, in un articolo opportunamente tradotto e pubblicato da Internazionale, che sostanzialmente avalla, sia pure con qualche distinguo, la versione data da Putin nella ben nota intervista al giornalista statunitense Tucker Carlson.

Da allora le vicende belliche hanno dimostrato l’assoluta superiorità tattica e strategica dell’Armata Rossa e la materiale impossibilità dell’Occidente di far fronte alla sfida militare in corso. Questo spiega l’attuale incertezza e contraddittorietà delle posizioni occidentali, la cui vittima principale è il popolo ucraino, costretto a combattere una guerra che non è la sua ma che è solo nell’interesse delle élites statunitensi e dei loro servi europei.

Nonostante sia chiaro che la guerra è persa ormai da tempo, la NATO non rinuncia al massacro. Mentre gli Stati Uniti si dibattono in attesa dell’arrivo di Trump al potere, l’ottuso cancelliere tedesco Scholz, confermando di non valere neanche un mignolo di Angela Merkel, dichiara che non c’è alcuna possibilità di porre fine al conflitto, il cialtronesco Macron si atteggia a Napoleone in sedicesimo minacciando l’invio di truppe (in parte già presenti come rivelato da un componente della Legione straniera che si è arreso ai Russi), gli ipocriti governanti italiani decidono di censurare l’invio dell’ennesimo pacchetto di armamenti all’Ucraina e si allestisce una farsesca “conferenza per la pace” in Svizzera che non servirà assolutamente a nulla se non a rinviare ulteriormente il raggiungimento di una pace giusta, vera ed effettiva.

Al colmo del ridicolo, qualcuno osserva che forse sarebbe il caso di convincere Zelensky a negoziare, quando invece è chiaro che fin dall’inizio che a  costui, mera marionetta della NATO,  è stata vietata ogni iniziativa in questo senso. Zelensky ha fatto il suo tempo e spetta al popolo ucraino oggi destituirlo per aprire la strada verso un negoziato effettivo che, sul piano internazionale potrà giovarsi dell’appoggio di molti Stati, tra i quali soprattutto la Cina il cui leader Xi Jin PIng, definito da Putin “saggio e visionario”, conferma il suo impegno per un nuovo ordine multipolare finalmente libero dalla dominazione neocoloniale dell’Occidente e quindi in grado di offrire prospettive di pace e benessere a tutti i popoli del mondo.

E’ molto importante avanzare con determinazione su questa strada,anche perché dall’evidente sconfitta strategica della NATO potrebbero scaturire nuove tentazioni belliciste,mediante l’allargamento delconflitto e il ricorso più o meno aperto allo strumento del terrorismo,come si è visto nell’attentato di Mosca di fine marzo che ha fatto oltre centoventi vittime o più di recente con quello al premier slovacco Fico che per le sue posizioni pacifiste rappresenta un ostacolo ai disegni dei guerrafondai.

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