di Carlo Musilli

I risultati delle elezioni politiche in Olanda realizzano in pieno i sogni di Bruxelles. Da un Paese che ha fatto del voto anticipato quasi uno sport nazionale (le ultime consultazioni erano le quinte in 10 anni) e in cui si contano più partiti che campi di tulipani, nessuno si aspettava un risultato così netto. Le due formazioni più gradite ai vertici europei hanno stravinto: il partito liberal-conservatore Vvd del premier uscente Mark Rutte ha conquistato 41 seggi dei 150 a disposizione (ne aveva 31 nella precedente legislatura), mentre i laburisti del PvdA, guidati dal giovane Diederik Samsom, hanno aumentato la loro quota da 30 a 39.

Il grande sconfitto è invece lo xenofobo e euroscettico Geert Wilders, che con la sua Pvv di estrema destra è crollato da 24 a 15 seggi. Mai strategia politica si rivelò più autolesionista, visto che lo scorso aprile era stato proprio Wilders a far cadere l'ultimo esecutivo. Dopo essere esploso alle precedenti legislative cavalcando l'onda anti-islamica, il Pvv puntava ad affermarsi in modo ancor più deciso spostando l'obiettivo sul più becero antieuropeismo. Ma non ha funzionato.

Quanto ai socialisti dell'Sp, la loro non è stata una debacle, ma un'enorme delusione. Nelle scorse settimane i sondaggi li davano addirittura per possibili vincitori, sostenendo che avrebbero potuto quasi raddoppiare i loro seggi in Parlamento, fino a quota 29. Il consenso di cui godevano si è però sgonfiato a poco a poco. Alla fine il partito di Emile Roemer non è andato oltre i 15 seggi già ottenuti alle ultime elezioni, senza nemmeno riuscire a distaccare i fanatici del Pvv.

Il buco nell'acqua dei socialisti è legato a una serie di fattori, ma un ruolo determinante lo ha giocato il pressing delle cancellerie di mezza Europa (Germania in testa) contro l'inquietante "pericolo rosso". Si è detto che l'Sp ricordava Siryza, il partito greco di estrema sinistra che ha sfiorato la vittoria ad Atene, ed è vero: stessa attenzione al welfare, stessa volontà di combattere la speculazione e di tassare i più ricchi per aumentare gli investimenti pubblici. Non stupisce quindi che le due formazioni abbiano ricevuto anche lo stesso trattamento mediatico: entrambe sono state presentate come pericolosissime fucine di euroscettici, quando in realtà né Siryza né l'Sp hanno mai predicato l'uscita dei rispettivi Paesi dall'euro. In particolare, il partito di Roemer è stato dipinto da tutti (e in malafede) come fosse una deriva populista uguale e contraria al Pvv.

C'è però anche una differenza macroscopica tra Olanda e Grecia. Se gli eretici vincono in un Paese moribondo, per Bruxelles è un grosso problema. Ma se la stessa cosa succede nella quinta economia dell'eurozona, la disgrazia è tale da compromettere gli equilibri politici del continente. Amsterdam non riceve aiuti, li concede. Difficile ricattarla. Allontanare lo spauracchio socialista era quindi ancora più importante.

E ora che la missione è compiuta, cosa succede? Quasi tutti danno per inevitabile l'alleanza fra liberali e laburisti, che da soli contano 80 seggi su 150. Per governare non avrebbero nemmeno bisogno del D66, partito di centrosinistra con cui già due volte in passato hanno formato la cosiddetta "Coalizione Viola".

Il problema è che Rutte e Samsom non hanno esattamente lo stesso programma in tema d'economia: il primo spinge per un rigore assoluto fatto di colpi d'ascia alla spesa pubblica (in primo luogo pensioni e sussidi), così da riportare il deficit al 3% entro il 2013 come vuole l'Europa (nel 2011 era arrivato al 4,7%); il secondo invece si attesta su posizioni più moderate e chiede anche provvedimenti per riattivare la crescita. Il disaccordo c'è, ma non dovrebbe rappresentare un ostacolo insormontabile. Secondo gli analisti, l'alleanza è ormai dietro l'angolo.

Si chiuderà così un capitolo a suo modo sorprendente in questi anni bui. Da quando è cominciata la crisi dei debiti sovrani europei, nel 2009, i vecchi leader del continente hanno iniziato a cadere come mosche: Zapatero in Spagna, Berlusconi in Italia, Papandreou in Grecia. Forse chi è venuto dopo di loro ha ispirato prudenza agli olandesi: meglio non cambiare.

 

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