di Carlo Benedetti

MOSCA. Se c'erano dei dubbi sulla "dipendenza" dagli Usa del presidente georgiano, le ultime sue azioni hanno fatto giustizia di tutto. Perchè Saakasvili è l'uomo che Casa Bianca e Pentagono hanno preparato e scelto per la destabilizzazione dell'area del Caucaso in funzione antirussa (così come hanno incoronato Julija Timoshenko per un ruolo analogo nel cuore dell'Europa, in Ucraina).
Caucaso, quindi, come obiettivo primario per un attacco generale contro il fronte meridionale dei territori dell'ex Unione Sovietica. E la scelta non è casuale perchè proprio quest'area è quella maggiormente segnata da lotte storiche che un tempo erano rivolte contro la metropoli (Mosca) e che oggi si caratterizzano con spinte nazionaliste ed aspirazioni all'indipendenza. Ma questa volta non è Mosca l'oggetto dell'attenzione e dello scontro. Ora sotto accusa è il potere della Georgia. E cioè quello di un paese transcaucasico collocato in posizione strategica e che confina con il mar Nero, la Turchia, l'Armenia, l'Azerbaigian e la Russia. Con una popolazione di circa 6 milioni di abitanti (70% georgiani; 8% minoranze di armeni; 6,3% russi; 5,7% azeri; 3% osseti; 1,8% abchasi) e un territorio di 69.492 chilometri quadrati. Ed è qui che "convivono" alcune realtà "nazionali" comprese nell'ambito dei confini georgiani. Si tratta delle repubbliche autonome dell' Adzaristan, dell'Abchasia (guidata da Sergej Bagaps) e della provincia autonoma dell'Ossezia meridionale (guidata da Eduard Kokojty). Ognuna con problemi aperti con il potere centrale che ha sede a Tbilisi.
I rapporti più difficili - che stanno a poco a poco sfociando in situazioni di aperto conflitto militare - sono quelli che sono andati sviluppandosi tra la capitale georgiana e quella dell'Abchasia, Suchumi. Repubblica, questa, (secessionista, di fatto, autoproclamatasi il 23 novembre 1996) che vuol passare ora allo stato di assoluta indipendenza con una propensione sempre più marcata di avvicinamento alla Russia.
L'Abchasia - che soffre per lo strapotere e la "dittatura" del georgiano Saakasvili - è così il nervo scoperto del Caucaso meridionale. Fondata nel 1921 con lo status di Repubblica federata in seno alla Federazione transcaucasica, raggruppava Armenia, Azerbaigian e Georgia. Concluse poi un trattato di unione con la Georgia con una formula complessa e sempre contestata dalle minoranze etniche dell'Urss.
Retrocessa nel 1931 a Repubblica autonoma della Georgia fu poi sottoposta a numerosi tentativi di assimilazione da parte dei georgiani. Di qui la spinta ad un processo di autonomia totale: la separazione da Tbilisi. E dal 1932 si registrano manifestazioni, proteste ed azioni di disobbedienza civile.

Ed anche dopo i tragici avvenimenti delle rivolte del 1993, la questione nazionale continua a dominare la vita politica georgiana. Pesa particolarmente la situazione di quei rifugiati che continuano a vivere in condizioni socioeconomiche precarie. Il governo di Suchumi, inoltre, gioca anche la carta della geopolitica dal momento che il paese è ai confini della Georgia e tende verso la Russia. Di qui la certezza delle forze indipendentiste in un appoggio del Cremlino alle loro aspirazioni. Cosa che, del resto, già avviene pur se non in forma ufficiale. Ed ora alla vicenda dell'indipendenza nazionale abchasa si aggiunge una nuova e pericolosa situazione che riguarda le "Gole di Kodorskoje" (Kodorskoje usceglie) che si trovano sempre nel territorio dell'Abchasia.
Gli abitanti di queste terre rifiutano la giurisdizione georgiana. Protestano duramente per la situazione economica generale e si battono, di conseguenza, contro Tbilisi. E l'Abchasia, ovviamente, li difende.

Il conflitto militare è alle porte. Ci sono sul posto le "Forze di pace" della Russia (che Tbilisi contesta) e ci sono gli osservatori dell'Onu che il presidente Saakasvili mal digerisce. Ogni giorno si hanno così notizie di scontri e sconfinamenti. Con il mosaico caucasico che diviene sempre più arena di battaglie dopo che nell'ottobre del 1992 Shevardnadze, arrivato a guidare la Georgia indipendente, si era trovato di fronte un paese in pieno collasso economico, sfasciato dalla guerra civile e dalla secessione delle due regioni autonome: la povera Ossezia meridionale e la ricca Abchasia. Ma nello stesso tempo l'ex ministro degli Esteri dell'era di Gorbaciov aveva approfittato dei rapporti che aveva costruito con gli Usa e la Germania (ricordiamo la "trattativa" per la distruzione della Rdt...) per favorire l'ingresso nel Paese di mezzi, capitali e consiglieri americani e tedeschi promettendo anche l'adesione alla Nato... Ancora una volta il personaggio si era rivelato "antirusso" e seguace delle volontà di un occidente desideroso di occupare l'area del Caucaso così come sperava un tempo Hitler...
Nel corso di un decennio Tbilisi ricevette aiuti e crediti per oltre 1 miliardo di dollari. Tutto unito ad una rilevante assistenza militare, con crediti dal Fondo monetario internazionale, dalla Banca mondiale e dall'Ue. E fondamentale, per la penetrazione americana in Georgia, fu il sostegno dato da Shevardnadze alla costruzione dell'oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (Btc). Opera fortemente voluta da Washington per sottrarre alla Russia il controllo monopolistico dei flussi del greggio caspico e controbilanciarne l'influenza nella regione caspico-sudcaucasica.

Situazione a rischio è anche quella che riguarda l'Ossezia meridionale, l'altra repubblica autonoma - che ha per capitale Chinvali - che si trova nel territorio della Georgia (attraversata da una arteria che Tbilisi considera di vitale importanza per l'intera economia nazionale) ma che aspira all'unione con l'Ossezia settentrionale che è parte integrante della Russia. Ed è chiaro che i problemi non sono solo di natura geografica. C'è qui un incrocio di popolazioni e di religioni che la Georgia di Saakasvili vuole "normalizzare" eliminando, con la forza, tutte le spinte indipendentiste.
E non è un caso se, come risposta alle azioni di questo "americano", manifestano migliaia e migliaia di persone a Suchumi, Chinvali e nelle "Gole di Kodorskje". Spetta al settimanale moscovita Nase Vremja (Tempi nostri) riferire sui movimenti di piazza. In prima pagina c'è la foto di una manifestazione contro Saakasvili. Il leader georgiano viene raffigurato con i baffi alla Hitler. E sui cartelli c'è scritto: "Saakasvili è l'Hitler di oggi".

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy