di Bianca Cerri

La leggenda vuole che Mark Foley sognasse di fare l’uomo politico già dalla più tenera infanzia, quando correva in bicicletta sul piccolo spiazzo antistante il ristorante vegetariano gestito dai suoi genitori. Nel 1977 inizia a militare nel partito democratico, come è tradizione di ogni vero gentiluomo di Boston, ma quando i repubblicani gli offrono una candidatura come vice sindaco fa immediatamente le valige e passa alla concorrenza. Nel 1983 Foley incontra Ronald Reagan, che intuisce in lui le doti del vero politico, capace al tempo stesso di compiacere i finanziatori facendo credere agli elettori di avere a cuore solo gli interessi del paese. Il presidente non si sbaglia: otto anni dopo, Foley viene eletto al Congresso e diventa uno degli esponenti repubblicani più popolari. Nel 2003, subito dopo aver dichiarato alla stampa di non avere alcuna intenzione di candidarsi al Senato, si candida per diventare senatore, esattamente come aveva previsto Reagan, che di mistificazioni politiche ne sapeva qualcosa. Ma stavolta le cose non vanno bene perché iniziano ad affiorare voci su una presunta omosessualità di Mark Foley che fanno drizzare i capelli ai finanziatori del partito repubblicano. Viene indetta una conferenza stampa durante la quale Foley annuncia il suo ritiro dalla mischia elettorale non prima di aver definito “rivoltanti” le insinuazioni sulla sua vita privata. Ad un cronista dell’Advocate che gli chiede ulteriori ragguagli, Foley risponde inviperito di pensare ai fatti suoi e se ne va, portando con sè i tre milioni di dollari raccolti durante la campagna dei quali si sono perse le tracce.

Negli anni che vanno dal 2003 al 2006, Mark Foley si impegna nella battaglia contro la pedofilia e riesce ad ottenere la chiusura definitiva di una spiaggia per nudisti frequentata anche da minori. Diventa presidente onorario della più grande agenzia governativa che si occupa di bambini scomparsi, sfruttati o vittime di pedofili e vota a favore della legge HR 479, che prevede pene molto severe per chi commercia o consuma materiale pedo-pornografico. Qualcuno inizia però ad insinuare che Foley sia un po’ troppo affezionato al whisky. Rodney Alexander, suo collega di partito, afferma inoltre di essere in possesso di prove sicure che attesterebbero non solo l’omosessualità di Foley, ma anche ripetuti incontri sessuali con minori. Si tratta di messaggi inviati nel 2001 ad un ragazzo di sedici anni con il nickname Maf54, nei quali confessa di sentirsi molto attratto da lui. Chiaramente tutti gli uomini del partito repubblicano erano a conoscenza dell’esistenza di questi messaggi. Ma la storia esce fuori solo nel momento in cui i sondaggi dicono che solo il 25% degli americani approva le politiche dei repubblicani.

I nuovi messaggi di Foley a un minore saltano fuori in piena battaglia elettorale e lasciano poco all’immaginazione. La destra religiosa s’infuria e chiede le dimissioni immediate del rappresentante repubblicano. Nelle reazioni sdegnate i colleghi di partito calcano con particolare enfasi sul contenuto “sessualmente esplicito”, sul “minore” oltretutto “maschio” irretito da Foley Nell’annunciare un servizio con la riproduzione dei messaggi inviati dall’uomo politico all’amichetto sedicenne, la rete ABC ha avvertito i telespettatori che si trattava di materiale “consigliato ai soli spettatori adulti”. Travolto da un’ondata di sdegno collettivo, il 29 settembre Foley ha rassegnato le proprie dimissioni mettendo così fine alla sua carriera. L’uso piuttosto imprudente della rete ha suscitato l’ilarità dei colleghi di partito dai quali non è arrivata neppure una parola di solidarietà. Ma un dubbio resta: perché una classe politica che è riuscita a far passare sotto silenzio non uno, ma ben 420 scandali sessuali tra storie extra-maritali, corruzione di minori di entrambi i sessi, notti brave con spogliarelliste e segretarie affettuose, per non parlare delle gaffes, delle ubriacature storiche, delle appropriazioni indebite, colpevole di atrocità inenarrabili contro l’umanità, ha voluto a tutti i costi la testa di Mark Foley?

Sarà un caso ma lo scandalo è esploso ad una settimana esatta dalla conclusione della Conferenza “Elettori per i Valori”, organizzata e sponsorizzata dalla destra religiosa, durante la quale il vescovo Boone ha lanciato anatemi contro i sodomiti colpevoli di “aver stuprato il movimento per i diritti civili”. I quattro giorni del mega-evento sono serviti anche ai repubblicani per pubblicizzare le loro virtù, quali che esse siano, e la loro capacità di proiettarsi al di là dei mandati presidenziali. Alla destra di George Bush c’era l’attuale pupillo Tony Snow, applauditissimo durante il passaggio sull’America che ha reinventato il mondo. Gran finale con due telepredicatori, il cui arrivo sul palco è stato preceduto dalla colonna sonora del film “Rocky”.

Nell’attuale scenario politico americano, capita molto spesso che enfasi patriottica e ilarità involontaria si alternino. Alla luce di quanto è accaduto, le ipocrite omelie di Foley sui doveri dei politici verso bambini e adolescenti sembrano quasi una gag. Ma ancora più ridicola è la posizione dei repubblicani che nonostante gli innumerevoli scandali si definiscono ancora “partito dei valori” e già preannunciano il successo elettorale. Del resto, sono le stesse cose che diceva il leggendario governatore della Louisiana Edwin Edwars, che faceva parte della famiglia, uomo dei mille scandali che, grondando corruzione, continuò a definirsi “un buon cattolico”; non solo durante tutto l’arco della sua carriera, ma anche quando, nel 2001, venne condannato a 10 anni di carcere una storia di tangenti.
A tutti quelli che gli chiedevano se temeva che la sua carriera e la sua immagine ne avrebbero risentito, Edwards rispondeva che in America solo due cose possono mettere a repentaglio la carriera di un repubblicano. Farsi sorprendere a letto con una donna morta. O con un uomo vivo. Chapeau.





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