di Giuseppe Zaccagni

Sono stati funerali degni di un faraone per il padre della patria turkmena Sapurmurat Nijazov… Salve di cannone e lutto nazionale ad oltranza per quei 5 milioni di abitanti (oltre l’87% è musulmano, mentre i cristiani sono poco più del 2%)… Pianti di popolo per un leader incontrastato che ha dominato per ventuno anni la repubblica ex sovietica del Turkmenistan. E anche ora pellegrinaggi continui sulla sua tomba-mausoleo, mentre avanza sempre più una lotta sotterranea per la successione in vista delle presidenziali fissate per l’11 febbraio. I candidati sono diversi. Ma nell'attesa del voto è già cominciata la demolizione del personaggio che sino a ieri era considerato padre-padrone della patria e di tutti i turkemi: Turkmenbash, appunto, che voleva dire padre di tutti i turkmeni. Si allineano negli scaffali del palazzo – mentre si parla di una nuova epoca di transizione – centinaia e centinaia di leggi, decisioni ed editti da lui diramati. Una “collezione” di documenti incredibili, frutto di un’impressionante propensione alla megalomania. Il satrapo, comunque, la pensava così e i suoi colleghi delle repubbliche ex sovietiche (Putin in testa) non lo avevano mai contrastato per non turbare gli equilibri geopolitici e geoeconomici. Sapurmurat serviva a tutti. Ma ora si lavano i panni all’aperto.

Vengono fuori i conti e si scopre che ne aveva uno, all’estero, con 3 miliardi di dollari. Si scopre la sua passione per gli anelli e per i brillanti che collezionava e mostrava orgoglioso solo al suo entourage (ora un quotidiano di Mosca ne pubblica le foto a colori). Si scopre che aveva, con il figlio, (Murad, un boss del settore commerciale a Cipro) alcuni appartamenti a Mosca, uno dei quali è in affitto a 3000 dollari mensili. Si scopre che sua moglie, ebrea della Russia, viveva a Londra e che la loro figlia, Irina, impegnata nelle transazioni bancarie internazionali, si divide tra Parigi e Londra… E in questo reality-show si scopre, infine, anche la sua orwelliana “Fattoria degli animali” dove i comandamenti, però, non sono sette, ma il doppio…

Ed ecco cosa si viene a sapere:
1) Turkembash aveva emesso un “ukase” che proibiva di sistemare sulle facciate delle abitazioni della capitale Askhabad la numerazione civica.
2) Aveva imposto (sì, imposto…) ai ministri del suo gabinetto di partecipare ad una corsa campestre di 36 chilometri.
3) Per dimostrare il suo amore verso la defunta madre – Gurbansoltan-Edge – aveva deciso di far chiamare il pane con un nome diverso… E cioè quello di sua madre. E così “pane” nel turkmeno-presidenziale si chiama ancora “Gurbansoltan-Edge”.
4) Sempre per immortalare il nome di sua madre aveva deciso di intitolarle tutti i palazzi ufficiali dove si celebravano i matrimoni.
5) Aveva scatenato una guerra contro le malattie infettive – colera e Aids – ma solo proibendo di parlarne…
6) Aveva scritto due volumi di poesie e di novelle definendosi, nella prefazione, come “il nuovo spirito dei turkmeni” e come “salvatore della patria”.
7) Aveva firmato una legge su quelle acque provenienti dalle montagne che potevano essere utilizzare solo come acque da tavola. Ogni altro uso era punito severamente.
8) Aveva proibito gli spettacoli di danza classica, l’opera, il circo e le danze folkloristiche nazionali affermando di non capire tali forme di “espressione”. “Io non capisco il balletto – aveva detto – e non so che farmene. E quindi non si può imporre al popolo l’amore per una cosa che non fa parte del suo sangue”.
9) Aveva dichiarato “nulli” tutti i diplomi conseguiti in istituti stranieri nel corso degli ultimi dieci anni.
10) Aveva ordinato di realizzare un paio di scarpe “più grandi del mondo” come simbolo dei passi compiuti dalla nazione…
11) Aveva proibito l’ascolto delle musica nelle automobili.
12) Aveva proibito ai giovani di farsi allungare i capelli e di presentarsi con la barba e i baffi.
13) Aveva istituito il ministero della Legittimità che si occupava delle questioni notarili, della difesa, della registrazione dei matrimoni e dei servizi di polizia criminale…
14) Aveva proibito ai dentisti di usare, per le protesi, denti dorati come era invece nella tradizione dell’Asia centrale sovietica. “Io sono orgoglioso – aveva detto il leader – di avere tutti i denti bianchi. I denti dorati erano un simbolo della vecchia epoca…”. Sono questi, in sintesi, i maggiori editti della “Fattoria padronale” turkmena.

Ed ora l’appuntamento elettorale per eleggere il nuovo Presidente mentre si sa già che alla consultazione non saranno presenti osservatori internazionali. Le frontiere sono state chiuse. E di conseguenza anche i turkmeni della diaspora – considerati come “dissidenti” – non potranno entrare nel paese. Bloccato anche Farid Tukhbatullin, leader in esilio e capo del gruppo “Iniziativa turkmena per i diritti umani”. Così come sono ancora in clandestinità quei mufti da tempo rimossi. Mentre il loro capo, il mufti Nasrullah ibn Ibadullah – fiero oppositore del culto della personalità di Nijazov - è in carcere e ne avrà ancora per 22 anni perché ritenuto colpevole di aver attentato alla vita del Presidente. Quanto ai residenti il governo della attuale transizione ha già provveduto a sospendere ogni tipo di informazione che potrebbe arrivare dall’estero. Come dire che l’anima del grande padre-padrone si aggira ancora.

Lotta aperta, comunque, per la successione. In campo sono scesi due personaggi: Gurbangulì Berdymuchammedov - che è stato il vice di Nijazov e che è considerato una sorta di cardinale segreto dell’intero sistema – e Achmurad Redzenov, capo dei servizi di sicurezza della presidenza turkmena. Per ora i due non parlano del passato, non citano l’ “amato leader”, ma non annunciano nemmeno cambiamenti.


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