Con i sondaggi che indicano un crollo dei consensi a poco più di tre mesi dalle elezioni, il presidente americano Trump continua a dare segnali di estremo nervosismo, riproponendo  ricostruzioni immaginarie della realtà odierna degli Stati Uniti e minacciando una serie di iniziative profondamente anti-democratiche. In un’intervista del fine settimana, Trump è tornato ad esempio a ipotizzare il rifiuto di un’eventuale sconfitta nel voto di novembre, a conferma del tentativo in atto, in parallelo all’aggravarsi della crisi politica che stringe d’assedio la Casa Bianca, di mobilitare i suoi sostenitori di estrema destra e almeno una parte dell’apparato militare e della sicurezza nazionale.

 

Su un altro fronte, quello della repressione delle rimanenti proteste popolari contro la brutalità della Polizia americana, Trump e i suoi più stretti consiglieri sembrano avere allo stesso modo l’intenzione di agitare la presunta minaccia contro l’ordine e la proprietà privata per tastare il terreno di un possibile colpo di mano ultra-reazionario. Il governo federale ha infatti inviato a Portland, nello stato nord-occidentale dell’Oregon, un esercito di agenti di vari enti federali per rimuovere con metodi dalla dubbia legalità un presidio permanente di protesta che chiede il taglio dei fondi se non la soppressione del dipartimento di Polizia della città.

La decisione risulta decisamente sproporzionata rispetto alla minaccia reale, ma è stata studiata con attenzione per ricavarne il massimo vantaggio politico. Portland e l’Oregon sono amministrati dal Partito Democratico e la campagna per ingigantire il rischio di caos serve, da un lato, a dipingere i democratici come deboli sul fronte della sicurezza e, dall’altro, a sperimentare il soffocamento del dissenso con metodi anti-democratici, il tutto per cercare di chiamare all’azione in vista di novembre la base di appoggio dell’ultra-destra americana.

Il completo fallimento della gestione dell’epidemia di Coronavirus e il rischio di implosione dell’economia USA hanno gettato nel caos l’amministrazione Trump che, coerentemente con la propria attitudine, sta di riflesso accentuando le tendenze autoritarie. Nell’intervista citata all’inizio e rilasciata domenica a Fox News, Trump è non a caso ritornato su una questione che può essere con pochi dubbi considerata quella dalle maggiori implicazioni democratiche, vale a dire la legittimità delle elezioni presidenziali.

Quando il conduttore del programma “Fox News Sunday”, Chris Wallace, ha sollevato l’argomento elezioni e ricordato come i sondaggi stiano dando in netto vantaggio Joe Biden, Trump ha rilanciato la sua polemica personale contro il voto per posta, a cui ricorreranno in massa molti stati americani il prossimo novembre per via dei rischi legati all’epidemia. Il presidente ha spesso attaccato il voto a distanza, equiparando l’utilizzo di questa modalità di consultazione a brogli su ampia scala, malgrado non esistano prove che essa favorisca irregolarità. Piuttosto, il voto per posta incoraggia fasce di elettori solitamente meno propense a recarsi di persona alle urne e in genere orientate a votare per il Partito Democratico.

Incalzato da Wallace sulla sua disponibilità ad accettare un’eventuale sconfitta, Trump si è rifiutato di rispondere, esattamente come aveva fatto durante un’intervista dell’ottobre 2016 concessa allo stesso conduttore di Fox News. La messa in dubbio della legittimità delle elezioni e, soprattutto, di un risultato sfavorevole non è una novità per Trump, il quale ha più volte sollevato la questione negli ultimi tre anni e mezzo, soprattutto nei momenti di maggiore difficoltà politica.

Uscite come quella di domenica costituiscono una sorta di sondaggio delle reazioni dei media e dell’opinione pubblica in genere all’ipotesi di ricorrere a metodi golpisti per restare alla guida del paese. Prima delle dichiarazioni di Trump del fine settimana, nel mese di maggio era stato il suo consigliere e genero, Jared Kushner, a non escludere un rinvio del voto previsto per novembre, ufficialmente a causa dei rischi legati al Coronavirus, nonostante  negli Stati Uniti l’esecutivo non abbia costituzionalmente alcun potere in questo ambito.

Un altro risvolto degno di nota dell’intervista trasmessa domenica è il fatto stesso che Trump sia stato frequentemente affrontato con una certa intensità, talvolta polemica, da un network considerato ben disposto verso l’attuale amministrazione. Se è vero che negli ultimi tempi non sono mancate frizioni tra la Casa Bianca e Fox News, è indiscutibile che il presidente abbia finora trovato in questa rete una piattaforma mediatica favorevole alle proprie politiche reazionarie.

Che la creatura di Rupert Murdoch mostri qualche segnale di scollamento tra la propria linea editoriale e il presidente è perciò un dato di rilievo che conferma come anche determinati ambienti di potere legati alla destra del Partito Repubblicano vedano con preoccupazione un secondo mandato di Trump alla guida degli Stati Uniti. Il discredito di Trump è tale che tutto il partito rischia di sprofondare assieme al presidente e, soprattutto, continuare a puntare sull’attuale inquilino della Casa Bianca significherebbe accettare l’ipotesi di assistere ad altri quattro anni di declino della posizione internazionale americana.

La stessa intervista del fine settimana ha confermato il carattere a tratti delirante e al limite del patologico della personalità del presidente. Un atteggiamento, quello di Trump, di certo non nuovo ma che, alla luce dei drammatici sconvolgimenti prodotti dal Coronavirus, potrebbe non essere più in grado di convincere nemmeno le fasce più estreme e disorientate dell’elettorato d’oltreoceano. Le risposte di Trump alle domande di Chris Wallace di Fox News sono state così un susseguirsi di affermazioni contraddittorie, concetti irrazionali e menzogne pure e semplici che, senza l’esperienza degli ultimi tre anni e mezzo, sarebbe impensabile attribuire al leader di quella che viene formalmente ancora considerata come la più solida democrazia del pianeta.

Tra gli interventi più sconcertanti di Trump va ricordato quello, smentito dai fatti, sul livello di mortalità da Coronavirus negli Stati Uniti, a suo dire tra i più bassi del mondo. Oppure la tesi che collega l’elevatissimo numero di contagi a quello dei test di positività effettuati. Ancora, falsi e insensati sono stati gli attacchi contro il “virologo della Casa Bianca”, Anthony Fauci, fin qui la voce più autorevole e razionale del team anti-Coronavirus in azione a Washington.

Se le chances di rielezione di Trump potrebbero ad ogni modo essere forse meno cupe di quanto indicano i sondaggi di queste settimane, quanto meno per il livello infimo di entusiasmo generato da Biden e per l’oggettivo deterioramento dello stato di salute mentale del candidato democratico, sono due i fattori che non promettono nulla di buono per il presidente repubblicano. Il primo è appunto il già descritto atteggiamento in fase di evoluzione di quelle sezioni della classe dirigente USA che avevano appoggiato questa amministrazione nel 2016 e almeno nella prima parte del mandato di Trump. L’altro dipende invece dall’andamento dell’epidemia nei prossimi mesi e, visti i dati più recenti, l’allerta alla Casa Bianca deve essere già probabilmente massima.

La situazione degli Stati Uniti è di gran lunga la più grave del pianeta, a causa principalmente dell’atteggiamento dell’amministrazione Trump. I casi di COVID-19 hanno superato i 3,8 milioni e continuano a salire a un ritmo di 60 / 70 mila al giorno, con proiezioni per le prossime settimane anche superiori alle 100 mila unità giornaliere. I decessi sono più di 140 mila e, nonostante risultino per ora relativamente contenuti rispetto ai contagi, potrebbero impennarsi con la costante diffusione del virus.

La decisione del governo di Washington sostanzialmente di ignorare la crisi sanitaria e di fare il minimo per cercare di contenere l’epidemia rischia di aggravare ulteriormente la crisi. L’insistenza per riaprire tutti i settori dell’economia, assieme alle scuole, potrebbe avere in particolare l’effetto contrario a quello sperato. Un ritorno prematuro alla “normalità”, senza adeguate misure di prevenzione e tracciamento, non farà infatti che peggiorare la situazione, imponendo un bilancio sempre più tragico alla popolazione americana, così come all’economia d’oltreoceano.

In questo quadro, le speranze per il presidente in carica di restare democraticamente alla Casa Bianca potrebbero svanire del tutto nei prossimi mesi, aprendo potenzialmente scenari autoritari dei quali Trump sta offrendo una preoccupante anticipazione proprio in queste settimane.

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