Il Texas ha bandito centinaia di detenuti da ogni basilare diritto umano. Nello stato della Rosa Gialla, a chi sbaglia, toccano punizioni più dure che altrove. Le guardie irrompono improvvisamente nei vari reparti e ammanettano i reclusi per trasferirli in isolamento. Legati l’uno all’altro in tragiche cordate, uomini e donne vengono avviati verso i furgoni che li porteranno in altre strutture dove passeranno giorni molto duri.

 

Ci sono nomi diversi per definire l’isolamento in carcere: misure speciali, supermax ed altro. Sono soltanto i nomi a cambiare. Non esiste invece un parametro che possa descrivere il livello di degrado in strutture simili a segrete dei tempi antichi. Il primo passo verso queste destinazioni è però il trasferimento.

Inutile dire che nella patria del capitalismo scellerato anche le trasferte penali sono affidate a società private. I mezzi di trasporto sono a volte ex-bus scolatici riadattati alla bisogna. Esiste una norma che prevede una capienza massima di otto prigionieri ma gli autisti non ne caricano mai meno di dodici. Già vedendo i furgoni i detenuti sbiancano come fantasmi. I furgoni raccolgono i passeggeri da più strutture durante lo stesso giro. Il settore ormai opera quasi senza supervisione. Per questo nessuno si meraviglia più che durante i tragitti, soprattutto in Texas ma in genere negli stati del Sud, i secondini che accompagnano uomini e donne, trovino un pretesto, per dare loro una strigliata. Quattro i detenuti ci hanno lasciato la pelle negli ultimi sette anni.

I dati ufficiali parlano di malori improvvisi come ulcera, infarto, emicrania a grappolo ma si tratta di un ipotesi che i quattro uomini siano morti per malattia non regge perché ci sono le testimonianze dei compagni che hanno assistito ai pestaggi. Per evitare altre critiche l’amministrazione ha fatto presente che i detenuti benché malati non potevano aiutati.  Purtroppo una norma vieta di aprire i vetri separatori durante il tragitto.

 Il caso aveva voluto che si trattasse di soggetti già provati da vite difficili. Una scusa buona come un’altra per salvare la facciata.

L’America continua ad imporre pratiche barbariche e tortuose a milioni di esseri umani. L’isolamento è una delle peggiori e bastano 15 giorni e il tempo comincia a perdere qualunque senso. Gli occhi non riescono più a focalizzare i pochi oggetti che è consentito tenere nell’angusto poco spazio a disposizione. Soprattutto se un prigioniero ha problemi visivi o anche mentali. In molte strutture mancano i più basilari strumenti utili alla vita quotidiana compresa l’acqua calda. Nessuno ha la possibilità di riuscire indenne dall’isolamento nonostante i tanti farmaci dispensati dalle guardie ai soggetti nervosi mentre ai quelli sospettati di essere affiliati ad una gang di etnia diversa toccano le punizioni corporali. L’ironia è che, qualunque siano i “rimedi”, i sintomi psicotici prima o poi mineranno la mente dei detenuti.

Come modesta forma di protesta uomini e donne costretti dietro le sbarre rifiutano il cibo ma per le guardie possono anche morire. Il Texas è forse l’unico posto al mondo con incendi quotidiani nelle carceri anche se non si scopre mai l’autore. Quando incontrano i visitatori i detenuti abbassano istintivamente la voce come per paura che il vetro divisorio possa rompersi. Ma la notte la rabbia monta e ci sono le urla per comunicare tra compagni. Roger tiene le sue cose (lettere, scritti, ecc. ) in un ordine a dir poco esemplare soprattutto per uno spazio angusto. Le guardie hanno il vezzo di venire nella sua cella per mandare tutto all’aria.

Roger ha passato in isolamento 21 anni della sua vita. Il buco, come viene chiamato comunemente. In Texas ci sono attualmente 4.400 detenuti in isolamento totale.

Bisogna dire che l’amministrazione penale è molto abile nel nascondere una realtà amara usando eufemismi fantasiosi, ma ci sono uomini che sono rimasti in “regime restrittivo” più di 30 anni. Riuscire a sopravvivere tanto a lungo nel “buco” deve essere intollerabile. C’è chi vive isolato da quando George Bush non era ancora Governatore prima di diventare due volte Presidente, con grande costernazione non solo dei detenuti.

Basilarmente è un tempo sufficiente a dare il via a un alto numero di suicidi. Anche durante la pandemia ci sono stati molti suicidi in isolamento. Il che è scontato quando a degli esseri umani viene tolta ogni dignità, Gli amici e i famigliari dei detenuti premono per una riforma e qualcosa è stato ottenuto in California, ma il Texas ha risposto picche. Lo stato della “Rosa Gialla” mantiene da anni gli stessi vergognosi regolamenti.

La storia raccontata da Ambra Johnson è rivelativa. Una volta al mese Ambra andava a far visita al fratello in carcere. La donna non ha figli e Marsh, pur essendo più grande, era per lei come un figlio da aiutare e pare che tutto andasse bene. Ma non era così e Ambra lo capì vedendo il fratello che, con gli occhi pieni di lacrime, le raccontò che le guardie trattavano i prigionieri come animali. Ritornata a casa la donna aveva chiamato il direttore dicendogli di temere per l’incolumità del fratello, molto provato dall’alienamento da altri esseri umani. Tra aprile e ottobre Ambra aveva cercato di far capire al direttore che dopo mille giorni Marsh era allo stremo e che temeva per la sua vita.

Un appello inascoltato e purtroppo tardivo com’era prevedibile. La sera del 28 luglio, Marsh Johnson, che non aveva reati di sangue a suo carico, si è tagliato la gola in cella lasciando un biglietto per la sorella raccomandandole i suoi due cani. Marsh amava molto i cani. Aveva fatto il volontario al canile e, per non far morire in gabbia i randagi anziani, li portava a casa.

Ambra non ha accettato l’ipocrita telegramma di condoglianze della struttura, vera regista del dramma. Ora è una donna sola, I cani trovarono Marsh a salvarli dalle gabbie e dalla morte certa, ma il loro salvatore non poté a sua volta godere di identica sorte.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy