di Elena Ferrara

Si è forse ad una svolta tra protestanti e cattolici che, nell’Irlanda del Nord, hanno raggiunto un accordo per dare il via ad un governo unitario, biconfessionale, che dovrebbe entrare in funzione l’8 maggio prossimo. La decisione assume un valore di vera portata storica poiché il cattolico Gerry Adams, leader del Sinn Fein (“Solo noi” in gaelico), e il reverendo protestante Ian Paisley, leader del partito unionista oltranzista Dup (Democratic Unionist Party), hanno trovato un’intesa decidendo di avviare un vero processo di pace che avrà come obiettivo conclusivo quello della formazione di una struttura di coalizione. Con Paisley che dovrebbe divenire primo ministro e il numero due del Sinn Fein - Martin McGuinness - suo futuro vice. Situazione di svolta, quindi, che mette fine ad un lungo stallo nel processo di consolidamento di quello storico Accordo di pace (conosciuto come quello del “Venerdì Sannto”) che fu sottoscritto il 10 aprile 1998 dai Governi di Londra e di Dublino e dalle principali forze politiche nordirlandesi. Allo stato dei fatti (e, quindi, se non interverranno in queste ore motivi di disturbo e di tensione) si può dire che il dado è tratto. Con protestanti e cattolici uniti per un futuro senza scontri. Si ritroveranno a lavorare nella stessa stanza due personaggi che sono stati il simbolo delle divisioni di tutti questi anni: Gerry Adams, leader del Sinn Fein che è stato più volte accusato di aver presieduto il consiglio armato dell'Ira, ovvero l'esecutivo del gruppo terrorista. Un personaggio carismatico, nato e cresciuto nella parte ovest di Belfast, enclave della comunità repubblicana nordirlandese (le sue interviste fino a una decina di anni fa andavano in onda sulla Bbc con il volto schermato e la voce falsata così come si conveniva ad un terrorista). E con lui ci sarà Ian Paisley - il reverendo protestante, ministro di una Chiesa autoproclamatasi tale (Free Presbyterian Church), mai riconosciuta dalla Chiesa ufficiale presbiteriana - leader degli oltranzisti del Dup, noto per la sua storica intolleranza per tutto ciò che è cattolico, nazionalista, repubblicano. Un personaggio che ha un certo seguito di fedeli oltre che di simpatizzanti politici. E’ considerato come la testa calda delle sei contee e non ha mai smesso di urlare il suo unionismo violento anche dal pulpito. Ma ha capito che potrebbe giocare un ruolo importante nell’Irlanda del Nord del futuro e che continuando solo a strillare non sarebbe arrivato molto lontano.

Intanto su tutta la questione del nuovo governo arriva la benedizione del premier britannico Tony Blair il quale afferma che si è in presenza di “Un giorno molto importante per l’Irlanda del Nord”. Perché si è in presenza ad un’intesa storica che mette fine a un’impasse durata quattro anni e mezzo e apre le porte a un’applicazione definitiva degli Accordi di pace dell’ormai lontano 1998: “Tutto quel che abbiamo fatto da dieci anni a questa parte è servito a preparare questo momento: è un giorno molto importante per i nordirlandesi, ma anche per la popolazione e la storia di queste isole britanniche”, ha concluso Blair.
E’ ovvio che l’esponente di Londra manifesti un palese entusiasmo. E’ stato lui all’origine degli accordi del 1998, e a sbloccare definitivamente i negoziati, a pochi mesi da quando lascerà il potere. Anche il premier irlandese Bertie Ahern evocando gli accordi del 1998, esprime la propria “determinazione perché le fasi finali del processo di pace siano completate con successo”. Alle parole degli uomini di Londra e di Dublino fanno seguito quelle dei due protagonisti della scena nordirlandese:
Ian Paisley e Gerry Adams. Sono loro a parlare di “una grandissima opportunità” e dell’inizio “di una nuova era nella politica di quest’isola”. Paisley sottolinea come “il giustificato rifiuto delle tragedie e degli orrori del passato non possa diventare una barriera per creare un futuro migliore per i nostri figli” e aggiunge come “rimanga ancora molto lavoro da fare” prima di ultimare i dettagli per il programma del nuovo esecutivo. Adams da parte sua avverte che fino all’otto maggio il suo partito “non darà nulla per scontato”. Ma un fatto è chiaro:
Paisley e Adams, nemici giurati, leader dei partiti più estremisti sia della parte protestante che di quella cattolica, sono nuovamente usciti vincitori dalle elezioni del 7 marzo.

Tutto questo pur se dopo le precedenti politiche il governo era rimasto lettera morta per l’impossibilità di accordare Dup e Sinn Fein. Adesso tutto sembra cambiato. L’accordo attuale costituisce quanto chiesto da Londra per revocare la scadenza per la formazione del nuovo esecutivo, pena la chiusura del Parlamento regionale: il ministro per l’Irlanda del Nord, Peter Hain, intanto ha ribadito di voler far applicare l’ultimatum, ma ha anche lasciato aperta la porta ad una proroga, a condizione che questa sia richiesta da tutti i partiti nordirlandesi.

Ci sono stati, comunque, anche alcuni momenti di aperto dissenso tra le due forze in campo. Paisley aveva insistito per un rinvio di sei settimane, proprio con l’obbiettivo di un varo del nuovo esecutivo nel mese di maggio.
E in questo aveva convinto Adams - favorevole al rispetto della scadenza del 26 marzo - della necessità di rimandare. Così si è stabilito un precedente di collaborazione con i nemici storici dello Sinn Fein, che Londra spera costituisca un punto di non ritorno. La nuova assemblea uscita dal voto del 7 marzo scorso si è riunita per la prima volta il 13 marzo: al Dup, partito di maggioranza relativa fra tutte le comunità, spetterà esprimere il premier (Paisley) e quattro ministri; allo Sinn Fein andranno il vicepremier e tre dicasteri, mentre i rimanenti tre Ministeri saranno distribuiti tra le formazioni minori; Londra continuerà a gestire la politica estera e di difesa.

Molti, intanto, i problemi che si allineano sul tavolo del nuovo governo. Tra le questioni da definire nei particolari - dopo l'accordo di massima già raggiunto - figurano il programma e l'inclusione degli aderenti allo Sinn Fein nei servizi di polizia dell'Irlanda del Nord, oltre alle questioni finanziarie. Tra l'altro, nelle prossime settimane, Sinn Fein e Dup cercheranno di ottenere dal Cancelliere dello Scacchiere britannico, Gordon Brown, un sostanzioso pacchetto di aiuti per lo sviluppo economico dell'Irlanda del Nord. Brown, nei giorni scorsi ha promesso all'Irlanda del nord stanziamenti per circa 50 miliardi di euro, scaglionati su un quadriennio, ma sia il Dup sia lo Sinn Fein ritengono la cifra ancora insufficiente.

Il nodo cruciale, comunque, è stato sciolto con l'accordo politico a cooperare raggiunto tra i rappresentanti di due parti fieramente avverse per decenni. Se ne sono detti convinti, implicitamente, gli stessi protagonisti: nel dare l'annuncio dell'intesa, Paisley ha parlato, infatti, di “un'opportunità enorme”, sostenendo che potrà garantire “un futuro migliore ai nostri figli”, mentre Adams, da parte sua, ha dichiarato che l'intesa “segna l'inizio di una nuova era politica su quest'isola”. Comincia, quindi, una nuova fase: un processo di autonomia che già registra un primo successo. La fine di un lungo stallo istituzionale.

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