La grande stratega internazionale Giorgia Meloni, passata dal retrobottega della scarsamente prestigiosa sede del Movimento sociale italiano – Destra nazionale della Garbatella a dirigere il governo italiano, ha parlato: “Non sono mature le condizioni della pace”. Di conseguenza Giorgia ci esorta a continuare la guerra e a intensificare le forniture di armi verso l’Ucraina che si spera possa lanciare una controffensiva vincente. E’ del tutto casuale che tale presa di posizione corrisponda al cento per cento a quella assunta ieri dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che ha respinto la proposta cinese di mediazione.

 

“La guerra deve continuare”, proclama Biden e ripetono pappagallescamente i “leader” dell’Occidente, underdogs tra i quali l’ex (?) fascista Meloni si sentirà probabilmente  a suo agio, anche se snobbata in varie occasioni da Macron e Scholz, che forse vorrebbero ridurla al rango di underunderdog. La guerra continua e vanno a gonfie vele gli affari dell’industria bellica, riempiendo di letizia l’altro underdog, di taglia più grossa, che risiede al Ministero della Difesa, mentre si realizzano compiutamente i propositi strategici degli Stati Uniti e della NATO che grazie all’Ucraina sono riusciti a scavare un fossato tra Europa e Russia, allontanando per un attimo il loro incubo peggiore che è quello di una saldatura, che è nelle cose, data la complementarietà economica tra la prima e la seconda, nonché a rilanciare il proprio ruolo in un momento di grave crisi.

La crisi ovviamente continuerà e siamo solo all’inizio. Ovvio che Biden tema come la peste il ruolo della Cina, dato che non solo vuole fare continuare la guerra ma possibilmente anche estenderla a Taiwan e dintorni. Ma il ruolo di mediatore della Cina è nelle cose e la proposta del governo cinese si basa anche su sostanziosi progetti economici associati alla pace, come la realizzazione della Via della Seta che dovrebbe passare per l’Ucraina, dove già si contano numerosi investimenti cinesi. Tale ruolo di pace si coniuga con gli sforzi del Vaticano e colle prese di posizione dei governi latinoamericani, a cominciare da quello brasiliano.

La situazione quindi in fin dei conti è di facile lettura. Da una parte le forze della guerra e della distruzione (NATO e Stati Uniti), dall’altra quelle della pace e del futuro (Cina, Vaticano, governi latinoamericani). In mezzo Russia ed Ucraina, cui è richiesto di fare la loro parte per la pace, anche mediante le opportune concessioni reciproche.

I popoli dell’Occidente stanno a guardare e paradossalmente il movimento per la pace appare più vitale negli Stati Uniti mentre gli Europei paiono rassegnati alla demenziale leadership di Von der Leyen & Co, e quindi in fondo disposti a fare la fine dei polli arrosti in una possibile deflagrazione bellica nucleare.

In Italia, la situazione è più che mai sconfortante. Fanno bene i francesi in sciopero per le pensioni a gridare che non vogliono fare la fine degli Italiani, esempio planetario di passività e autolesionismo spinto, mentre le forze politiche fanno pena: è già terminato l’incanto della Schlein che fa un po’ di manfrina sulle coppie arcobaleno e il salario minimo, e lascia ai peggiori elementi della sua destra interna la gestione del dossier ucraino e quindi delle questioni che contano davvero. Anche i sindacati sono sconfortanti e Landini è passato dal ruolo di dirigente operaio riconosciuto e stimato a quello di supporto oggettivo del governo poù di destra e più filo-padronale della storia della Repubblica.

Per completare il quadro catastrofico cui siamo di fronte va poi citata la Corte penale internazionale, ridotta a misera pedina del gioco della NATO, che accetta di avallare la politica aggressiva e guerrafondaia di quest’ultima, emettendo un mandato di cattura contro Putin che costituisce una mera operazione propagandistica col risultato di squalificare definitivamente la Corte stessa.

L’Occidente affonda e minaccia di trascinare il pianeta nel vortice della sua fine. Il popolo italiano, governato da underdog e con una finta opposizione composta anch’essa da imbelli da riporto, sta a guardare, con la parziale eccezione di Conte e quella, a pieno titolo, delle forze della sinistra che però contano ben poco.

Prendere coscienza di questa amara situazione deve però costituire la necessaria premessa per cambiare e salvarci dall’abisso della guerra che incombe.

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