di Giovanna Pavani

Corrado Calabrò Non bastavano gli avversari a ricordargli che deve sottoporsi al giudizio degli elettori, prevedibilmente poco inclini a ritenersi soddisfatti dell'adempimento contrattuale con gli italiani.
Ci si mettono pure gli arbitri a definire le regole di un confronto che vede la presenza di due sfidanti, non uno solo. Insomma, i nemici sono alle porte ed anche dentro le porte.
E quindi, da ieri circola liberamente per il paese un nuovo, pericolosissimo, sovversivo comunista che risponde al nome di Corrado Calabrò, Garante dell'Authority Tlc, reo di aver seguito le regole e dunque di aver comminato una salatissima multa a Rete 4 per aver mandato in onda ben due volte "Liberitutti", il peana berlusconiano condotto dall'ineffabile Irene Pivetti, in piena violazione della par condicio. Centocinquantamila euro di multa, praticamente il costo di un passaggio di uno spot. Ma i soldi non c'entrano, figurarsi. E' il reato di lesa maestà a bruciare come l'acido sulla ferita. Avuta la notizia della multa sul portone di palazzo Grazioli, il Berlusca è andato fuori dai gangheri. Una multa? Per giunta per mano di un uomo, Calabrò appunto, da lui nominato poco meno di un anno fa? Vatti a fidare. E allora giù, pesante: "L'Authority per le telecomunicazioni - ha avvertito il cavaliere - non è più un organo di garanzia, ma è diventato un organo di battaglia politica". Mica finita. "È veramente uno scandalo - ha proseguito - che l'Authority non abbia detto nulla nei confronti di Raitre, che è una autentica macchina da guerra contro gli avversari politici. È scandaloso che ci sia questa situazione e che poi si prendano iniziative come questa, assolutamente ingiustificate. È un'iniziativa politica, altro che Authority... Non è più un organo di garanzia!". Il Cavaliere che ha subito ordinato a Mediaset di fare un "indignato" ricorso al Tar perchè "illegittimo è il regolamento che anticipa la par condicio per Mediaset, illegittima è dunque la sanzione che ne discende". Davvero lapalissiano, quando la regola è che le regole valgono solo per gli altri e comunque quando pare a lui.

La "perla" dell'Authority (che ha annunciato, in barba al Cavaliere, di aver aperto anche un'istruttoria nei confronti di Raitre, tanto per chiarire dove sta la correttezza) è piovuta sul premier candidato a premier, al termine di una tre giorni horribilis sul fronte mediatico. Prima D'Alema contro Casini a Ballarò che gli ha fatto gridare, sdegnato, "D'Alema è il vero presidente della Rai!". Poi Fassino, solo soletto a "Matrix", prova evidente che "non è giusto dire che io sono sempre in tv, sono i Ds che occupano il video, non ci sono veramente limiti alla contraffazione della realtà". E infine Prodi, che pretende di andare in tv senza averne acquistata neanche una.

E anche la seggiola è diventata un problema, anzi è "il problema principale" di confronto dell'agone politico di questi giorni. Mica facile posizionare bene le seggiole in vista dei due prossimi duelli tv, la cui programmazione arrovella i cronisti di Palazzo più dell'annunciato taglio di cinque punti al cuneo fiscale che dovrebbe essere uno dei pezzi forti del programma economico dell'Unione (su cui, però, non ha capito ancora nulla nessuno). Sarà Vespa il conduttore? E lo faranno a "Porta a Porta"? Oppure riesumeranno dalla catacombe Rai Angela Buttiglione e uno studio in disarmo di Saxa Rubra, tanto per far vedere che si gioca in campo neutro? E perchè non Giovanni Minoli o Lucia Annunziata? In una Rai assediata da cinque anni dalle truppe dei berluscones, con un problema oggettivo di risorse - perchè i ministri della cdl non ne hanno voluto sapere di aumentare, anche se di poco, il canone - e con un cda che sfonda delibere a botte di maggioranza (il presidente Petruccioli gioca da libero), la diatriba sul conduttore dei "duelli" è vissuta penosamente come l'ultima chances per restituire un minimo di credibilità al servizio pubblico. E salvarsi la pelle. Allo zoccolo duro del "partito Rai" non sfugge, infatti, che la partita è più delicata del previsto: un conduttore sbagliato potrebbe pregiudicare di parecchio l'esito del match.

E in Rai, dove si assapora da mesi la speranza di un cambio ai vertici della politica che consenta all'azienda di tirare il fiato, l'idea di affidare a un conduttore troppo poco "equidistante" e parecchio "equivicino" a Berlusconi la trasmissione più delicata dell'anno rimane parecchio indigesto. Ma chi, alla fine, se non Vespa? Nonostante i tentativi dei consiglieri Rai di centrosinistra di stoppare il candidato conduttore che intervista il conduttore candidato, tutto fa pensare che alla fine la scelta cadrà proprio su di lui. Nell'attesa è comunque tutta godere quest'ultima uscita di Berlusconi. Che non ce l'ha né con Prodi né con i comunisti, ma con lo stato di diritto. Fatto che dovrebbe preoccupare qualsiasi cittadino, anche se moderato, liberale, anche se elettore del centrodestra. Prima o poi, sostengono a sinistra, i berluscones saranno travolti anche loro da questa furia che appare sempre più frutto della paura e della disperazione. Ma che, per l'Unione, sarebbe davvero imperdonabile sottovalutare.

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