di Cinzia Frassi

A segnare una pausa nella vicenda del pm di Catanzaro Luigi De Magistris è la sezione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura, che l’8 ottobre scorso ha rinviato l’esame sulla richiesta di trasferimento del pm stesso e del procuratore capo di Catanzaro, Mariano Lombardi, al prossimo 17 dicembre. Il rinvio non sorprende, soprattutto per le nuove accuse ad integrazione delle precedenti, presentate lo scorso venerdì dal ministro della Giustizia Clemente Mastella. I nuovi addebiti si riferirebbero, tra gli altri, al “disinvolto rapporto con la stampa” del pm di Catanzaro che il ministro giudica “del tutto disattento ai profili di riservatezza delle attività di indagine preliminare”, (la mancata riservatezza si riferisce alle indagini sul Presidente del Consiglio Romano Prodi nell’inchiesta “Why Not”). Allo stesso tempo, il rinvio smonta alla base la richiesta di trasferimento “cautelare ed urgente” del guardasigilli. E’ poco probabile che le polemiche scatenate dal caso “De Magistris” si plachino così, dalla sera alla mattina, solo per quei due mesi di rinvio. Sicuramente avranno fatto più rumore lontano dalle colonne dei giornali, dove le inchieste sono state riportate in base alla portata dei nomi interessati e dove il ministro Mastella ha fatto di tutto per rubare la scena al togato. Le inchieste alle quali sta lavorando il pm di Catanzaro sono di quelle che fanno letteralmente balzare sulla sedia, anche se si riferiscono a fatti e vicende che ancora devono misurarsi con un processo e che si basano quindi su indagini inquirenti. Le inchieste “colpevoli” sono tre: why not, Poseidone e Toghe sporche. L'inchiesta Poseidone, con i suoi cento indagati per presunti illeciti nella gestione del settore della depurazione calabrese, ha coinvolto il senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli - coordinatore regionale del partito del cavaliere in Calabria - e il generale della Guardia di Finanza Walter Cretella Lombardo. Questa inchiesta è stata avocata dallo stesso procuratore capo Lombardi lo scorso marzo ed affidata ad altro sostituto procuratore, Salvatore Curcio. Secondo il pm De Magistris questa inchiesta gli è stata tolta e finirà insabbiata.

Ad accendere gli animi e a far partire alla volta di Catanzaro gli ispettori del guardasigilli, è l'inchiesta denominata Why Not - dal nome di una società di lavoro interinale - riguardante un presunto comitato d'affari del quale farebbero parte politici, imprenditori, funzionari dei servizi segreti e la massoneria, tutti in "società" per spartirsi illecitamente finanziamenti statali ed europei. Parte del denaro sarebbe finito nelle tasche di alcune società cui fa capo l'ex Presidente della Compagnia delle Opere del sud Italia, Antonio Saladino. Indagando su Saladino si è arrivati a personaggi importanti, peraltro alcuni gia sotto indagine, come Walter Cretella e Paolo Poletti, Generali della Guardia di Finanza, Luigi Bisignani, iscritto alla P2, Gianfranco Pittelli - sentaore FI - e Sandro Gozi, assistente politico di Romano Prodi, nonché lo stesso Presidente del Consiglio.

Ma la “requisitoria” del ministro della Giustizia si basa soprattutto sull’inchiesta denominata “toghe lucane”, riguardante un ipotetico comitato d'affari che comprenderebbe politici, magistrati imprenditori, avvocati e funzionari. Si tratterebbe di un centro d'affari occulto con base in Basilicata finalizzato a tutelare interessi personali e di gruppi di pseudo imprenditori. Coinvolti nell'inchiesta il Sottosegretario allo Sviluppo economico Filippo Bubbico (Ds), il Procuratore generale di Potenza, Vincenzo Tufano, l'avvocato Giuseppe Labriola e la dirigente della squadra mobile di Potenza Luisa Fasano. Tufano, secondo la procura, era "il punto di riferimento per avvocati e magistrati che volevano difendere i poteri forti" lucani.

Questi a grandi linee i fatti e alcuni dei nomi tirati in ballo dalle inchieste del sostituto procuratore De Magistris e che hanno risvegliato a quanto sembra le energie di molti nella popolazione civile calabrese, soprattutto giovani, per dire no ai meccanismi delle ‘ndrine ed ai loro tentacoli nei settori produttivi e non. Inchieste alle quali è stata dedicata la puntata del 4 ottobre di “Annozero”, programma di informazione ed inchiesta condotto da Michele Santoro, che ha mandato in onda una lunga intervista proprio al pm sotto accusa, che ha affermato di essere “sotto ispezione, senza soluzione di continuità, da circa tre anni. E ciò conferma – ha detto il pm - la bontà del lavoro investigativo che sto facendo. Peccato che da due anni trascorra due giorni alla settimana, il sabato e la domenica, a difendermi.” Il Dott. De Magistris ha quindi aggiunto: “Ho subito pressioni e intimidazioni da ambienti istituzionali”. In collegamento con lo studio di Santoro anche il Gip di Milano Clementina Forleo, duramente criticata per le sue affermazioni, secondo la quale “Luigi ha avuto la sventura di imbattersi più di una volta nei cosiddetti poteri forti o meglio negli interessi collegati ai poteri forti” e che con grande rammarico arriva ad affermare che “si finisce per essere lasciati soli da tanti colleghi”.

Una puntata che ha destato polemiche, che ha scatenato reazioni sugli scranni della politica, commenti degli interessati, ma soprattutto ha portato all’esasperazione il guardasigilli che ha disturbato Moro e gli anni di piombo per colorire la tesi che lo vedrebbe vittima di un disegno per screditarlo e cacciarlo dalla sua poltrona; operazione che, secondo Mastella, servirebbe a smontare l’attuale governo. Il tono della sua reazione ricorda un altro politico che sentiva vacillare la poltrona e che si sentiva altrettanto perseguitato dalla magistratura.

Non è purtroppo solo il guardasigilli ad esasperare la vicenda con dichiarazioni gonfiate e che francamente appaiono quanto meno pretestuose. Dal mondo della politica non è arrivato certo un cenno di solidarietà a chi si sta occupando di inchieste delicate e che si svolgono a latitudini dove il tessuto sociale e politico, non è un mistero per nessuno, è inquinato dal potere mafioso delle ‘ndrine. Piuttosto in molti stanno cavalcando le polemiche per portare acqua al mulino del consenso in una stagione politica che sta passando il testimone dai partiti al marketing dei leader illuminati. Dal mondo dell’informazione si punta invece a grossi nomi e, forse involontariamente, si trasmette poca indignazione sulle ipotesi delineate dalle inchieste.

Nel salotto bianco di Bruno Vespa si da sfoggio al politically correct, mentre il guardasigilli non trova di meglio che dare battaglia ad una trasmissione di inchiesta che si muove nella lunga stagione omertosa dell’informazione italiana. Il diffuso malcontento degli italiani nei confronti di una politica che non sa dove andare, anche se alcuni intendono “partire democartici”, intanto consegna il consenso popolare nelle mani del pm De Magistris che raccoglie applausi, non solo nei confini calabresi, diventando l’anti-politica per eccellenza. Tanti attori che fanno la loro parte, seppur forse fuori misura: solo la politica non sa più che copione recitare.


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