di Domenico Melidoro


Il processo costitutivo della sezione italiana di Sinistra Europea ha
mosso passi decisivi negli ultimi giorni. Dopo l'intervento di Franco Giordano
alla Festa nazionale di Liberazione e la partecipata assemblea tenutasi a Roma
il 24 settembre, sembra che il cammino che condurrà al primo congresso
di Sinistra Europea (nel mese di Marzo del 2007) sarà un periodo
molto intenso di lavoro politico e riflessione culturale. La prossima data importante
è il 5 novembre, giorno in cui a Roma si riuniranno le varie componenti
per discutere dell'organizzazione del nuovo soggetto politico progressista. La discussione intorno al processo di unificazione di quella che nel linguaggio
giornalistico si chiama "Sinistra radicale" è stata finora
vivace e ricca di spunti. Non si possono nascondere alcune difficoltà,
come ad esempio le critiche sulle presunte tentazioni egemoniche da parte di
Rifondazione Comunista (la componente di gran lunga maggioritaria del
costituendo soggetto politico) oppure il mancato coinvolgimento di alcuni attori
che sarebbero importanti nel processo (soprattutto Verdi e PdCI).
Eppure è possibile rilevare alcuni punti fermi che delineano un quadro
abbastanza preciso di quello che sarà la Sinistra Europea: l'orizzonte
europeo, il rapporto coi movimenti e con le nuove soggettività emerse
nella vita pubblica degli ultimi anni, i riferimenti culturali.


Sinistra Europea sarà (o meglio, dovrebbe essere) un soggetto
politico che assume come riferimento la politica continentale: l'Europa della
pace, del lavoro, dell'ambiente e dei diritti è l'arena sulla quale bisogna
misurare l'efficacia delle politiche proposte. Una politica su scala nazionale,
vista l'interdipendenza che caratterizza i processi politici ed economici, non
è più adeguata. Per quanto riguarda invece il rapporto coi movimenti,
è innegabile il percorso fatto dal PRC in tutti questi anni per
dar voce alle istanze escluse dalle tradizionali forme della rappresentanza
politica. Il pericolo che si ripropone ogni volta che si tratta di includere
nuovi soggetti è che la politica dei partiti fagociti le spinte di innovazione
che emergono dai movimenti, ma l'opportunità (che bisogna sforzarsi di
cogliere) è che le domande di rappresentanza e inclusione che i movimenti
sollevano possano servire a infondere nuova linfa nel sistema politico. Per
quanto riguarda invece i riferimenti culturali, si deve osservare un notevole
tentativo di innovazione in direzione di un aggiornamento delle categorie teoriche:
si parla di una rinnovata idea di comunismo, ma (come si legge nell'Appello
per la fase costituente di Sinistra Europea) tra le molte eredità
culturali che si vogliono raccogliere compaiono anche il femminismo, l'ambientalismo,
le culture dei diritti individuali, il pacifismo e anche il socialismo lombardiano
(si, proprio quel socialismo che rischia di scomparire dal quadro politico italiano
qualora il progetto del Partito Democratico subisca un'involuzione in
senso moderato).


Come sta emergendo dal dibattito intorno a Sinistra Europea, esistono
almeno altre due questioni da affrontare: il rapporto con la Sinistra
che c'è, vale a dire Verdi e PdCI, e quello con il resto
dell'Unione, che in gran parte si avvia a confluire nel Partito Democratico.
Per quanto riguarda le relazioni con il resto della Sinistra, non si
profilano grandi opportunità di dialogo: i Verdi, nonostante l'ambientalismo
e l'idea di sviluppo sostenibile rientrino a pieno titolo tra i fondamenti della
costituenda Sinistra Europea, sembrano non essere per nulla coinvolti
nel progetto. Lo stesso vale per il partito di Rizzo e Diliberto che, sebbene
a parole proclamino di essere a favore dell'unità delle forze progressiste,
non perdono occasione per mettersi in competizione con Rifondazione,
senza cercare di trovare possibili terreni di intesa. Certo, la ferita della
scissione del '98 pesa ancora anche per Bertinotti e compagni, ma il superamento
delle divisioni rappresenta il primo passo per avvicinarsi alla realizzazione
dell'ambizioso progetto di unificazione a sinistra.
Il discorso da fare a proposito del rapporto di Sinistra Europea con
la componente riformista dell'Unione, che sembra destinata a confluire
in un Partito Democratico nel quale potrebbe scomparire qualsiasi riferimento
all'idea di una sinistra autonoma di ispirazione socialista, è diverso,
anche perché di mezzo ci sono gli equilibri della coalizione che sostiene
il Governo. I due processi tuttavia non sono indipendenti. Lo ha chiarito Pietro
Folena quando ha scritto che "non si può nascondere…che il
partito democratico ha e avrà una influenza nella velocità e nelle
tappe con le quali ci si avvicinerà alla fondazione della nuova soggettività"
(AprileOnLine). Un'eventuale accelerazione del processo di costituzione del
Partito Democratico, che Prodi ritiene uno strumento necessario per garantire
la stabilità dell'esecutivo, non potrebbe far altro che influire sul
processo di aggregazione a sinistra. A quel punto, le ragioni per rafforzare
la componente progressista della coalizione diventerebbero più urgenti,
perché più impellente diverrebbe la necessità di contrastare
le spinte moderate e i pesanti effetti che esse potrebbero avere nella politica
economica e sociale.


È proprio il dibattito intorno alla Finanziaria che sta facendo emergere
le divergenze tra la linea rigorista (rappresentata da Padoa Schioppa
e da ampi settori di DS e Margherita) e quella più attenta
alle ricadute sociali di misure economiche severe e antipopolari. In una situazione
come questa, una Sinistra forte e unita (che definisce la propria identità
anche in rapporto con la componente riformista della coalizione) non
può che giovare alla difesa degli interessi dei ceti meno abbienti e
contribuire far sì che il governo dell'Unione rappresenti un'autentica
svolta per le politiche economiche e sociali del nostro Paese.

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