di Elena G. Polidori

La Cassazione dice che è permesso picchiare le moglie se cerca di educare i figli al rispetto di una religione diversa da quella del padre. Benedetto XVI chiede la castità come unica misura anti-Aids per debellare la peste del secolo dall’Africa. E nell’ombelico del mondo, che è sempre Roma, i teodem sferrano l’ennesimo, vigoroso, attacco ai pacs, si fanno scudo del referendum sulla legge 40 per ribadire che non si tocca e applaudono festanti al Tribunale di Roma che ha chiuso la porta alla possibilità di Piergiorgio Welby di morire con dignità. Così non si parlerà più, almeno per un po’, di eutanasia. Episodi apparentemente scollati tra di loro, ma che pur senza essere sottili e scafati politologi, si possono leggere come avvisaglie di un clima che sta cambiando in peggio, nel segno della lotta al relativismo e al progresso della società e delle sue conquiste civili. E’ un pensiero unico senza spessore quello che avanza, buono per raccattare voti e consensi nel popolo impaurito dalla modernità e dall’autodeterminazione degli uomini liberi. E capace di rastrellare voti e consensi in chi si sente ancora orfano dei partiti confessionali e non si é mai fatto una ragione di un bipolarismo politico che li ha costretti a scegliere se stare a destra o a sinistra; per comodità e ignavia non avrebbero mai voluto fare un passo oltre il centro. E adesso cominciano a rivedere la luce. A questo popolo, da sempre orfano dei valori democristiani di ieri, è dedicata la cronaca di una giornata che in parti diverse del mondo ha visto muoversi a senso unico alcuni protagonisti di primo piano della storia di oggi, ciascuno per proprio conto impegnato a spacciare il “nuovo pensiero” come “riscoperta dei valori veri” e ad abbattere, con azioni concrete in ambiti diversi, i diritti che la società di oggi vorrebbe veder codificati dalla legge, bollandoli invece come “effimeri, deboli, inutili”. In una parola, sbagliati.

E’ l’alba di venerdì 15 dicembre. Nelle ovattate stanze del Vaticano, Papa Benedetto XVI riceve le credenziali del nuovo ambasciatore del Lesotho presso la Santa Sede. Il Lesotho è una piccola enclave, circondata dal Sud Africa. Con un enorme problema: l’Aids. Qui, è ammalato un adulto su tre. Certo, gli abitanti sono pochi, due milioni, ma fa comunque impressione che su questi, 330 mila uomini e donne e 27 mila bambini abbiano contratto il virus dell’Hiv. L’Aids, in Africa, è il male che uccide di più, ma il Lesotho- fra i tre paesi con la più alta percentuale di persone contagiate - è quello più povero. Non può pagarsi nulla. Nulla, neanche i profilattici. In questa parte dell’Africa un uomo ne può disporre solo di quattro all’anno. E al nuovo ambasciatore del Lesotho, il Papa parla di Aids. E gli dice che la Chiesa, questa nuova Chiesa post-Woityla, farà di tutto per aiutare quel martoriato paese. Con un messaggio che contiene un pensiero. Sempre lo stesso: “La via migliore per fermare la diffusione dell’Aids è la fedeltà nel matrimonio e l’astinenza al di fuori di esso”.

E’ sempre venerdì 15 dicembre e ormai è quasi mezzogiorno. Siamo a Catanzaro. Qui, il pensiero del Papa c’entra poco. Non c’entra direttamente. Ma sono in tanti a credere che una sentenza come quella della Cassazione non sarebbe stata mai pronunciata in altri tempi. Dunque, a Catanzaro una donna – testimone di Geova – è stata picchiata dal marito – cristiano – durante una delle tante liti sull’educazione del figlio. L’uomo – non si può chiamare aggressore, perché i giudici hanno deciso diversamente – ha anche un’altra relazione. Che “la donna comunque accettava”, visto che non aveva mai parlato di separazione (le virgolette sono delle sentenza). E allora, in questa situazione, gli schiaffi del marito non possono essere considerati “come una minaccia all’integrità fisica e morale” della donna. Quindi non c’è dolo nell’uomo, che infatti è stato assolto. Ecco riaffiorare il pensiero di prima, lo stesso di Benedetto XVI, solo trasposto in un’altra situazione. I giudici, quelli con l’ermellino, scrivono che, insomma, quando ci sono tante liti e su questioni come la religione, uno schiaffone non può essere considerato “maltrattamento”. E’ come se, alla fine, invece di rispolverare il diritto, questi togati si fossero basati su un vecchio adagio popolare per stilare l’ennesima sentenza choc: si sa da sempre che tra moglie e marito è meglio non mettere il dito…

Venerdì 15 dicembre sta ormai morendo, i lampioni per le strade sono già accesi. Anche a Roma, città indolente per antonomasia, dove tutto si trasforma, si impigrisce, si corrompe. Al Senato si stanno battibeccando sull’ultima corbelleria legata alla finanziaria e firmata dall’Unione quando il “pensiero unico” fa nuovamente il suo ingresso in scena, stavolta sotto le spoglie di una raffica di dichiarazioni avvelenate e contrapposte in tema di Pacs. Berlusconi, “l’unto del Signore”, in tema di lotta al relativismo ha appena dato alle stampe una dichiarazione sorprendente: “Sui Pacs lascio libertà di coscienza”. Forza Italia, dove le anime clericali pesano forse di più di quelle potenti e corrotte, è in subbuglio: il “capo” li ha appena traditi come Giuda. Il “pensiero unico” ha appena subìto una poderosa battuta d’arresto. Ma dura poco. Pierferdinando Casini sale sul proscenio e tranquillizza gli astanti: “Il governo non cadrà sui Pacs, semplicemente perché i Pacs non si faranno mai. Mi sembra che Rutelli e tanta parte della Margherita non siano disposti ad abdicare ai valori in cui crediamo anche noi”. Mastella raccoglie l’assist e avanza come un attaccante in area di rigore: “Se passano i Pacs trarrò le conseguenze”. Il gol è di Rutelli: “Come centrosinistra risolveremo alcune questioni pratiche delle persone che convivono. Ma deve essere chiaro che il matrimonio è uno, quello fra uomo e donna”. Il “pensiero unico” è salvo. Ma qui sembra più un pareggio che una vittoria schiacciante. A mettere al riparo il risultato ci pensa Piero Fassino. Che ormai a sera inoltrata, butta lì questa frase davanti alle telecamere: “No, non sono favorevole al diritto di adozione delle coppie omosessuali. Non sono nemmeno sicuro che sia utile per un bambino essere adottato e crescere con due persone dello stesso sesso”. Buonanotte.

La lotta al relativismo culturale, in una giornata uggiosa di metà dicembre, si è snodata così, tra pensieri e pensierini che hanno messo in evidenza i grandi lavori in corso per la costruzione di una nuova maggioranza etica. Basata su pensieri pericolosi, qualunquismo, mancanza di cultura e banalità orecchiate da qualche parte. L’obiettivo non sono le persone o i diritti dei più deboli, magari proprio quelli dei bambini che Fassino “non è sicuro” di come tutelare. C’è solo una massa informe di schede elettorali da conquistare, quelle di un popolo disorientato dal mondo e deluso dalla politica, oggi alla spasmodica ricerca di qualcosa in cui credere e che lo faccia sentire, finalmente, tutelato e sicuro nell’anima e non solo fuori dalla porta di casa. Qualcuno sta lavorando alacremente per loro, per fargli ritornare all’antico, al quando “si stava meglio quando si stava peggio”, la violenza domestica contro le donne era un fatto accettato, il sesso era un tabù, l’aborto e il divorzio vituperati e le convenzioni regnavano sovrane. Il nuovo “pensiero unico” che avanza puzza di marcio e di incenso. Ma è sempre più rassicurante e meno pericoloso della libertà.

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