di Alessandro Iacuelli

Tutto secondo copione nella strana emergenza gas di questi giorni.
A dare il fatidico annuncio è il ministro delle Attività produttive Claudio Scajola, che dichiara: "Abbiamo bisogno di chiedere agli italiani un sacrificio". L'ennesimo. Sacrificio in conseguenza di un decreto legge approvato in tutta fretta dal Consiglio dei Ministri che impone un grado in meno nella temperatura del riscaldamento delle abitazioni e degli uffici e, non bastasse, un'ora in meno nella durata del riscaldamento stesso.
Sempre il ministro Scajola fa notare che il decreto "porterà beneficio alla situazione di difficoltà nel gas che abbiamo in Italia" e grazie a questo intervento sarà possibile un risparmio dei consumi pari a 5-10 milioni di metri cubi di gas al giorno. Nonostante questo risparmio nei consumi, precisa poi il ministro di Forza Italia, anche che le misure previste per affrontare l'emergenza gas potrebbero comportare qualche ritocco alle bollette dell'energia, come se non bastassero tutti i rincari degli ultimi anni. Come già descritto in un articolo pubblicato alcuni giorni fa, ( leggi articolo ), l'emergenza pone un grosso interrogativo riguardante il reale stato delle riserve strategiche di gas naturale, che da sempre sono state sufficienti a reggere il calo di forniture durante i rigidi inverni russi.
Analizzando il resto del decreto legge, si scopre che si prevede anche la riapertura delle centrali elettriche a olio combustibile chiuse nell'ultimo biennio, essendo l'olio molto più costoso del gas (ecco svelato il mptivo dell'aumento delle bollette).
Nel frattempo, il fornitore Gazprom fa sapere attraverso un suo funzionario che "sta inviando più gas in Europa occidentale attraverso la Bielorussia per compensare le perdite nel passaggio attraverso l'Ucraina", precisando: "Abbiamo iniziato a inviare più gas via Yamal-Europe (il gasdotto via Bielorussia) e Blue Stream (il gasdotto fino alla Turchia, dove poi il gas viene inviato in Italia via Belgrado-Trieste) per compensare le perdite in Ucraina.

Se da un lato è vero che Yamal-Europe ha una portata inferiore rispetto ai gasdotti di Gazprom che transitano via Ucraina e che rifornisce prevalentemente Polonia e Germania, dall'altro l'estesa rete di gasdotti europea può consentire facilmente uno scambio di gas fra Nord e Sud Europa.
In pratica, il gas c'è. E non è solo. E' accompagnato da una fitta rete di trattative, si veda a tale proposito la missione a Mosca dello stesso Scajola, per dare ampie garanzie a Gazprom perché possa essere un concorrente energetico in Italia, per fargli ottenere dunque delle quote dirette di mercato. In cambio di cosa? La risposta l'ha data l'amministratore delegato di Eni Paolo Scaroni intervenendo alla trasmissione di Raitre Ballarò, dove ha dichiarato che "oggi stiamo negoziando su nuove basi con Gazprom per garantirci continuità di forniture e possibilmente anche una presenza di Eni sul mercato russo".

Per estendere il proprio mercato, Gazprom non si accontenta più di essere fornitore principale di compagnie estere, principalmente in Italia e Ungheria, ma ha la volontà dichiarata di andare a valle della catena della distribuzione del gas, possibilmente arrivando alle case.
Trattative che porteranno alla conquista di nuove quote di mercato per l'Eni ed alla soluzione positiva dell'emergenza gas. Successi che saranno sbandierati come vittorie strategiche dal governo alla prossima Conferenza Nazionale sull'Energia. A pagare il prezzo di queste "vittorie", saranno gli italiani, con un'ora di riscaldamento in meno al giorno e le bollette ritoccate.

Da notare che in Ungheria, dove la situazione dell'importazione del gas dalla Russia è praticamente la stessa italiana, si guarda sì con interesse e preoccupazione alla Russia e a Gazprom, ma senza un dichiarato stato di emergenza e con i riscaldamenti accesi giorno e notte; con consumi, per motivi climatici, molto più elevati di quelli italiani.

Oramai in aperta campagna elettorale, dalle file dell'attuale maggioranza non si manca di sottolineare che: "L'emergenza gas ha radici antiche. Il centro sinistra ha governato e non ha mai fatto nulla nemmeno nelle politiche energetiche. Abbiamo ereditato il loro immobilismo", come dichiara Isabella Bertolini, vicepresidente dei deputati di Forza Italia.
Già, un problema con radici antiche. Sono ormai 10 anni che ad ogni gennaio c'è un calo delle forniture di gas russo. Sono dieci anni che nessuno fa notare che c'è una diminuzione di gas in arrivo; dieci anni nei quali, in ogni inverno, si è prestata molta attenzione a non far notare che si stava importando meno metano. Ora che si è arrivati all'ultimo inverno prima delle elezioni, il centro-destra solleva addirittura una situazione di emergenza e inventa di tutto per mostrare di non essere immobile sul tema dell'energia.

Dove erano tutte queste preoccupazioni nel gennaio dello scorso anno, con l'8% in meno nella fornitura di gas dalla Russia? E l'anno precedente? Stiamo scontando dieci anni di immobilismo generalizzato, trasversale agli schieramenti politici di governo.
Ma come mai quanto annunciato dal governo non coincide con quanto dichiarato dai vertici di Gazprom, che insistono nel ricordare che l'invio di gas in Europa è in aumento?
Dove sono finite le riserve strategiche di gas in Italia?
Perchè è stato deciso solo ora che siamo in emergenza, alla vigilia cioè della Conferenza Nazionale sull'Energia e della campagna elettorale? C'è forse il tentativo di dare sostegno alla campagna ancora in sordina per il ritorno al nucleare?
Tutte domande alle quali il governo, invece di accusare il passato, farebbe bene a rispondere per il presente, visto che, per il futuro, è auspicabile che siano altri a doverlo fare.

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