di Elena Ferrara

Il Sindaco di Roma Walter Veltroni ha oltrepassato la Grande muraglia cinese – raggiungendo Pechino, Tianjin e Xian – ed ha già avviato una missione per stabilire accordi nei settori dell'urbanistica, del turismo, della mobilità, della tutela dell'ambiente, del patrimonio artistico, della cultura e dell'istruzione superiore. Un piano estremamente ambizioso in una terra che è pur sempre lontana. L’obiettivo, comunque, non è tanto quello relativo alla promozione culturale (al Capital Museum della capitale cinese c’è già in bella mostra il busto della Medusa di Gian Lorenzo Bernini) quanto quello di dimostrare che una città come Roma ha un potenziale “culturale e tecnologico” capace di aiutare una Cina che punta al recupero e alla ristrutturazione di interi quartieri cittadini. E così se Veltroni riuscirà a convincere gli amministratori di Pechino, Tianjin e Xian si potrebbe anche prevedere una sorta di joint-venture dedicata ai restauri e alla salvaguardia dei maggiori monumenti della storia e dell’architettura. L’esperienza romana potrebbe poi investire un campo che per i cinesi è divenuto più che drammatico. Quello dell’inquinamento atmosferico. Roma in tal senso porterebbe nelle tre città cinesi - oggetto del blitz di Veltroni - un sistema di rilevazioni per i monitoraggi dell’atmosfera. Tutto questo tenendo conto del fatto che a Pechino l’inquinamento è da tempo fuori controllo con il livello delle polveri sottili che è già otto volte superiore a quello che l'Oms considera sopportabile. L’offerta che viene da Roma consiste così nell’offrire ai cinesi una tecnologia capace di avviare una vera e propria battaglia contro un inquinamento che – tutto sommato – mette a rischio, nella capitale cinese, il buon svolgimento delle prossime Olimpiadi.

Una manifestazione che si annuncia epocale per tre ragioni. La Cina vuole ottenere una definitiva consacrazione internazionale e mostrare al mondo, orgogliosamente, i grandi progressi economici compiuti. Vuole rilanciare il suo movimento sportivo che ha conosciuto notevoli fortune in passato, ma che è stato poi ridimensionato dalla scoperta di clamorosi usi del doping. Ora, quindi, si parla di una “Nuova Pechino”. Ma le ombre sono sempre presenti. Non è un segreto se proprio in questi giorni la capitale cinese si è trovata avvolta da una coltre di smog. Con scene da apocalisse: sole oscurato, nebbia fittissima, odori nauseanti. E due milioni di auto incolonnate. Una vera camera a gas collettiva. Tanto che le autorità di Pechino si trovano a dover ammettere che il quadro appare pericolosamente fuori controllo. I dati, intanto, sono sempre più allarmanti. E l’Api (Air Pollution Index) che misura le emissioni di azoto, di zolfo e di sostanze particellari presenti nell'atmosfera, in una sua relazione generale ha già lanciato l’allarme. Riferisce, infatti, che, osservando i dati del 2005, il livello di PM10 (polveri sottili) oscilla dai 142 microgrammi per metro cubo fino ai 175, il valore di punta, quasi otto volte superiore a quello (20 microgrammi) che l'Organizzazione Mondiale della Sanità considera sopportabile. A Nuova York è di 27 microgrammi e a Londra di 24. A Milano quando va oltre i 50 scatta l'allarme rosso.

E non è tutto perché su queste statistiche pesa una circostanza non da poco: le misurazioni di PM10 si discosterebbero dagli standard utilizzati in ambito internazionale. Ovvero il diametro delle particelle sarebbe maggiore dei 2,5 micron assunti dalla Organizzazione Mondiale della sanità come riferimento per la catalogazione delle polveri sottili. Il che significa che le cose vanno persino peggio di quanto le più negative analisi stiano a indicare. Ecco quindi che per i tecnici “romani” che Veltroni vuol coinvolgere nell’avventura cinese si pongono problemi di portata ciclopica. Ma si tratta pur sempre di una sfida che se Roma accetterà vorrà dire che anche i risultati economici saranno notevoli. Sin qui gli aspetti trainanti della battaglia per la difesa dell’ecologia.
Ma nell’agenda della delegazione romana entrano, con forza, anche altre questioni che con tutta probabilità Veltroni non aveva messo nel conto prima di partire. Tutto comincia nel momento in cui Roma offre i suoi servizi per la difesa dei monumenti e delle eredità artistiche. E subito i cattolici di Pechino lanciano un appello chiedendo che vengano difesi i beni della Chiesa cattolica locale.

Viene così reso noto che c’è un edificio a rischio proprio nel cuore della capitale cinese che è di proprietà della archidiocesi di Pechino. Ma come tutte le proprietà della Chiesa durante la Rivoluzione culturale era stato requisito dal governo, e poi ritornato alla Chiesa, dopo le aperture di Deng Xiaoping. Ora i rischi sono di nuovo presenti. E così la Chiesa cattolica cinese coglie l’occasione della visita di Veltroni per inserire anche questo “problema” nel pacchetto generale delle proposte di collaborazione. Roma, quindi, come garante di un restauro di uno stabile del culto nel cuore della Pechino rossa. E se tutto questo andrà in porto vorrà dire che il Campidoglio aggiungerà un nuovo ed importante tassello nella sua “politica estera”.

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