di Sara Nicoli

Se la pensassimo come Francesco Storace o come Rocco Buttiglione potremmo dire che in Italia ci sono 2.169 bambini abbandonati ancor prima di nascere. Ma siccome l'ipocrisia non ci piace, men che meno quella che offende la ragione in modo spudorato, diciamo che quel numero rappresenta invece il risultato di una delle peggiori incongruenze della legge 40 sulla fecondazione assistita. Perché 2.169 sono infatti gli embrioni crioconservati finora censiti "in stato di abbandono" (i dati sono dell'Istituto Superiore di Sanità). Cioè gli embrioni congelati su cui i genitori biologici hanno espresso una dichiarazione scritta di rinuncia alla genitorialità.
Secondo la legge, infatti, è previsto che si possano impiantare nell'utero materno non più di tre embrioni per volta, onde evitare parti gemellari rischiosi sia per la madre che per i figli. Il problema sta nel fatto che la legge non dice, però, che cosa se ne debba fare poi di quelli che non vengono utilizzati per la procreazione, ma che sono stati comunque creati in laboratorio, casomai in vista di una successiva volontà riproduttiva dei genitori oppure in caso di fallimento del primo impianto. Nella legge, com'è noto, il riconoscimento dell'embrione come vita umana è infatti sancito con tale fermezza da eguagliare, in una grottesca graduatoria di pesi e di valori etici, sia la vita della donna che quella del bambino nato. E ne consegue, dunque, che quegli embrioni congelati, che per la legge sono assimilabili in tutto e per tutto ad un essere umano nato e vivo, a un "cittadino", non possano in alcun modo essere "soppressi" o, in qualche modo, utilizzati a fini scientifici assai più meritori della loro statica "esistenza" in freezer.

La legge 40, in sostanza, ha creato una sorta di limbo dell'esistenza umana, un luogo reale e non più teologico dove non si può nascere e non si può morire, dove "la vita" è appena accennata e affastellata in provette immerse in azoto liquido a meno 170 gradi. E dove nessuno ha ancora avuto il coraggio di indicare qual è la via d'uscita. Addirittura, "c'è una proposta di legge di Rutelli - ricorda Lanfranco Turci, ex parlamentare Ds candidato con "La Rosa nel Pugno" - che se approvata peggiorerebbe la legge 40, perchè proibirebbe la ricerca scientifica anche sulle linee di cellule staminali embrionali importate, che ancora in alcuni laboratori italiani si sta facendo legalmente". Figurarsi. Persino in caso di vittoria del centrosinistra non vedremmo luce? "Su questi temi - ha proseguito Turci - vogliamo aprire un confronto almeno all'interno del centrosinistra? Se ne può parlare con Rutelli? Se ne può parlare con altre componenti cattoliche integraliste della coalizione? Io credo che questi problemi noi li riproporremo".

Magari, sarebbe il caso. D'altra parte in uno Stato davvero laico, il problema dell'embrione orfano probabilmente sarebbe considerato alla stregua di una boutade di cattivo gusto. In Italia, invece, dove la Chiesa detta le regole e lo Stato si adegua, la politica ha preferito percorrere, ancora una volta, l'antica strada dell'omertà e dell'incongruenza, del silenzio e dell'assenso a valori religiosi diversi, pur di non entrare in rotta di collisione con quell'elettorato cattolico che da sempre si presume maggioritario nel Paese. Anche se poi non è affatto così.

Ma la questione è anche un'altra. E affonda nelle coscienze di tutti, più o meno sensibili all'argomento: quel numero di embrioni orfani non resterà costante nel tempo. Tenderà ad aumentare, fatto salvo il discorso che un embrione non può restare congelato per l'eternità come nessun altro materiale organico, più o meno nobile. Allora: che funzione riconoscere a quella orribile stanza del tempo sospeso che hanno chiamato "Biobanca" all'Ospedale Maggiore di Milano e dove si archivia la vita che non c'è? Come continuare a riconoscere tanta dignità di legge ad un materiale umano che la legge stessa ha condannato in contumacia a non vivere e a non morire? E se considerassimo quegli embrioni davvero "vita", come potremmo soprannominare quella stanza? La Guantanamo di "cittadini" a cui è stato negato, addirittura a monte, il principale dei diritti, quello di diventare un essere umano o di non diventarlo affatto? Adottare un embrione è pratica eterologa che la stessa legge proibisce. Sarebbe opportuno utilizzarli per la vita e la speranza dei malati invece che lasciarli al loro naturale destino, ma la legge 40 lo vieta.

L'ipocrisia cattolica e la pavidità della politica hanno condotto anche a questo; ad un mostro giuridico ed etico che oggi ha le sembianze di un lager, ma che tuttavia non sembra affatto pesare sulle coscienze di chi lo ha inventato. Con tanti saluti al valore vero della vita, che siamo stufi di sentirci propinare solo come slogan elettorale. Che si tolgano i finanziamenti allora a chi, come la "Biobanca", ha fatto i suoi interessi d'istituto con la complicità di una legge che non si è mai posta, colpevolmente, il problema del destino degli embrioni. Ma che, di contro, sia concesso almeno di utilizzarli per la speranza di milioni di malati, piuttosto che vederli imbalsamati nel tempo da una legge medioevale che se ne frega della ricerca e della vita. Quella vera.

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