La metà degli obiettivi per spendere i miliardi del Recovery Fund sono a carattere ambientale: efficienza energetica, transizione verso energie rinnovabili, si va dalle stazioni di ricarica per veicoli elettrici all'incremento dei trasporti pubblici. In pratica, l'UE ci vuole più efficienti, verdi e digitalizzati confidando in ripercussioni positive sul nostro sistema produttivo, esattamente come gli ambientalisti ripetono da anni e come si è verificato in Germania grazie alla green economy.

Pur d'onorare la moneta sonante, la classe dirigente italiana comincerà a valutare la cultura dell'innovazione e della sostenibilità? Un concetto da ribadire è quanto sia assurdo ipotecare il futuro del nostro Paese a “grandi opere”, con appalti e subappalti milionari e corruzione diffusa, a discapito di una capillarità d'intenti che copra l'intero territorio nazionale, poiché questa sarebbe la valenza del Recovery. La Commissione che valuterà i progetti, incoraggia gli Stati membri a includere nei loro piani d'investimenti e di riforme alcuni settori chiave: 1 - Power up, ovvero introdurre tecnologie pulite a prova di futuro accelerando lo sviluppo e l'uso di energie rinnovabili. 2 - Renovate, ottimizzazione della resa energetica negli edifici pubblici e privati. 3- Recharge and Refuel, promuovere tecnologie pulite per incrementare l'uso dei trasporti pubblici. 4 - Connect, lanciare servizi a banda larga in tutte le regioni, disponibili a prezzi contenuti per ogni famiglia, compresi i 5G e le reti in fibra. 5 - Modernize, digitalizzazione per pubblica amministrazione e servizi, per gli apparati di sistemi giudiziari e sanitari. 6 - Scale up, aumento delle capacità di cloud per dati industriali ed europei con processori più potenti e sostenibili.

La data ultima per la presentazione è fissata al 30 aprile 2021, una delibera della bozza già dal 15 ottobre scorso. Il Recovery Plan sarà valutato dalla Commissione Europea e dal Consiglio, il quale dovrà apporre il suo timbro. Bruxelles auspicava a un prospetto completo in ogni sua fase entro gennaio 2021 in modo da erogare i fondi prima del secondo semestre.

La quota maggiore fra tutti i Paesi membri, cioè 209 miliardi di euro destinati all'Italia, dovrà essere  utilizzata attraverso priorità imprescindibili come infrastrutture per l'ambiente, supporto e potenziamento d'imprese virtuose, transizione ecologica, contrasto ai cambiamenti climatici: chiaro e conciso.

Com'è strutturato il Recovery Fund? In 81 miliardi a titolo di sussidi a cui si aggiungono 127 miliardi di prestiti. Il governo appena dimesso era in procinto di proporre alla Commissione e al Consiglio, un Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (PNRR), che avrebbe consentito un progetto di riforme e investimento da attuare nel periodo 2021 - 2023.

Un elaborato che potrebbe non essere completamente accantonato dal nuovo presidente in carica, Mario Draghi e che focalizzava sei aree d'azione: Programmi Comunitari, Aria, Acqua, Energia, Natura, Territorio. In breve, esso comprendeva: digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo, rivoluzione verde e transizione ecologica, infrastrutture per la mobilità, istruzione, formazione, ricerca e cultura, salute, equità sociale di genere e territoriale.

Comunque vadano le cose, esiste attualmente la capacità di un piano sufficientemente ambizioso? Ma soprattutto, la politica saprà attuarlo in tempi relativamente brevi? L'unico dato certo è la chance di poter centrare l'obiettivo; diversamente, il gap nei confronti degli altri Paesi in area UE, diventerà irreparabile, sprecando l'ennesima occasione di metterci al passo con le economie più virtuose.

Facciamo un esempio: secondo Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente, l'Italia non sembra avere idee lapalissiane su come trarre vantaggio dalla situazione. La dimostrazione sta nei progetti surreali di cui si continua a discutere anche attraverso i media. Immaginate un piano in cui si prevede il famigerato tunnel sotto lo stretto di Messina o la proposta targata ENI di confinare la CO2 nei fondali marini in Alto Adriatico o ancora, nuove strade pedemontane nel Nord Italia. Il nuovo governo, tecnico o politico che sia, ha un'eccezionale possibilità di modernizzare il Paese scegliendo un'unica strada: la lotta globale alla crisi climatica, la riconversione ecologica per sostenere l'economia e tali sono le indicazioni europee su cui dovrà basarsi il Green New Deal made in Italy. Ma non tutto è privo di insidie: è di poche settimane fa l'allarme del procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, su come le mafie siano pronte a mettere le mani sul Recovery Fund a livello internazionale. Una denuncia circostanziata espressa attraverso il quarto report per l'Organismo Permanente di monitoraggio ed analisi sul rischio d'infiltrazione da parte della criminalità organizzata.

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