Armando Carrillo era andato a visitare il figlio Danny, detenuto nel carcere della contea di Nuces, Texas, dove doveva scontare tre settimane per violazione degli obblighi di assistenza familiare. Danny era agitato e le guardie lo avevano riportato in cella. Erano già le due di notte ma Carrillo faceva su e già fuori dal carcere in attesa di un avvocato che potesse aiutare Danny ad uscire su cauzione. Durante la visita il figlio gli aveva detto di aver paura che potessero ucciderlo.

 

Carrillo si era sentito mancare quando aveva visto arrivare un’ambulanza e passare attraverso l’apertura circondata da filo spinato. Nel carcere c’era anche sua moglie, che non aveva potuto visitare Danny per via dei carichi pendenti e avrebbe passato la notte in una cella. Verso le otto del mattino la donna era stata rilasciata ma a quell’ora suo figlio era già morto. Ucciso dalle procedure di contenzione risultate in arresto cardiaco.

Visto da fuori Nuces appare come un edificio burocratico ma all’interno la vita quotidiana è paragonabile alla tortura. Il sovraffollamento cronico e la mancanza di cure mediche rendono la vita dei detenuti assai complessa. L’anno scorso la Commissione per il regolamento dei Minimi Standards ha registrato 125 morti. Decessi avvenuti soprattutto tra soggetti in attesa di giudizio.

Il braccio investigativo incaricato di far luce sulle morti in carcere sono i Texas Rangers. Un corpo che nei telefilm appare composto da agenti atletici e protettivi ma i registri ufficiali dimostrano ben diverse attitudini. Delle 125 morti circa la metà ha coinvolto soggetti che avevano già tentato di togliersi la vita e dovevano essere posti in regime di sorveglianza speciale. Ad esempio una donna in “suicide warch” è riuscita a tagliarsi la gola approfittando dell’indifferenza di chi avrebbe vegliare sulla sua incolumità. I Rangers hanno stilato un banale certificato di morte e anche in quel frangente il Gran Giurì non ha ritenuto di intervenire.

La morte annunciata di Holly Harlow è stata una tragedia che si sarebbe potuta evitare. Harlow era nella sua casa in libertà vigilata ma era stata portata via da un’ambulanza in preda ad una crisi nervosa e lasciata a morire su una stuoia in ospedale. Dopo 48 ore senza bere e mangiare la donna era stata uccisa da un’emorragia cerebrale senza che i Rangers “di guardia” se ne accorgessero.

Nel caso Page la verità è venuta a galla ma nessuno ha pagato per la sua morte. In altri otto casi i Rangers avevano coperto le guardie colpevoli della morte di altrettanti detenuti e il procuratore ha lasciato correre. Robert Miller, detenuto nel carcere della contea di Tarrant, è stato ucciso da un Ranger che per dodici minuti gli aveva spinto il viso sul pavimento della cella.

Ci sono attualmente 573 cause per accuse varie di cui dovranno rispondere. La loro popolarità è in calo, eppure rimangono il corpo più pagato di tutti: 6000 dollari al mese contro i 4.500 circa degli agenti penitenziari. La loro storia è piena di corruzione e brutalità. Esiste un video molto dettagliato in cui si vede come secondini e Texas Rangers devastano insieme il blocco di celle dove morì Danny Carrillo.

Sandra Bland era arrivata da Chicago per lavorare in Texas ma le guardie l’avevano fermata per aver ostacolato il traffico durante una manifestazione. Dopo il fermo era stata sbattuta in cella senza spiegazioni. Aveva chiesto ad una guardia di poter fare una telefonata: niente da fare. Le guardie non hanno tempo da perdere con una nera senza i soldi per una telefonata. Dopo due giorni di cella in solitario Sandra si era tolta la vita. La sua storia è stata raccontata in un documentario intitolato “Say Her Name”, dite il suo nome.

Risulta che cento contee del Texas sono state denunciate almeno una volta per violazioni a danni dei detenuti. Il 40% degli sceriffi sono stati chiamati in causa per azioni violente che hanno portato al suicidio dei detenuti. Ogni caso viene portato avanti con lentezza esasperante e gli autori difficilmente vengono puniti. Anche i veterani di guerra vengono lasciati morire in cella. Elmer Barret era un eroe dell’aviazione militare e avrebbe potuto essere salvato, ma era stato lasciato morire a Nunces per mancanza di attenzione medica. Barret aveva già presentato quattro richieste scritte per assistenza medica rimaste inevase. Dopo una lunga attesa il suo cuore ha smesso di battere. I Rangers avevano tergiversato e, trascorsi due anni, erano scaduti i termini e la vicenda è stata liquidata come “morte dovuta a cause naturali”: a quel punto nessuno poteva più appellarsi o reclamare diritti. Se Elmer fosse stato curato sarebbe ancora vivo ma se solo gli fossero state concesse le terapie d di cui aveva bisogno.

E’ chiaro che le politiche detentive, soprattutto per quanto riguarda la sanità, vadano riformate al più presto. Basti pensare ai tanti detenuti morti in cella perche le guardie e i Rangers avevano negato un’iniezione di insulina.  William Dixon ad esempio fu trovato morto nella sua cella dopo che per sette giorni non era riuscito ad avere insulina che per lui era un salvavita. I decessi dovuti a cure scadenti o negate in carcere non sono eventi rari. Le malattie croniche sono la principale cause di morte nelle carceri statunitensi e fin troppo facilmente insabbiate.

Già nel 2013 fu immortalata la fine di un detenuto dovuta a mancanza di insulina. Carlos Mercado morì dopo 15 ore di atroce agonia. L’anno dopo Bill Dixon morì in carcere dopo che gli fu rifiutata insulina per una settimana. Dixon già da bambino soffriva di ipoglicemia e aveva solo 20 anni quando la mancanza di insulina lo uccise. Michael Jackson finì in cella d’isolamento nel 2015 perché la sua richiesta di insulina era stata “troppo insistente”. Johnson, 33 anni, fu lasciato morire in isolamento. Nel 2020, quando eruppero le proteste di Black Lives Matter, sarebbe stato opportuno ricordare che tra gli afro americani il tasso di diabete ha raggiunto livelli astronomici ricordando che nelle carceri i neri vengono abbandonati a morire in cella.

Dixon era diabetico da bambino e se fosse stato libero tramite Medicaid avrebbe ricevuto l’insulina che gli serviva per sopravvivere. L’American Diabetic Association ha scoperto in un anno altre dodici di morti per mancanza di insulina nelle carceri. I registri dimostrano che Morgan Augerbauch soffriva di diabete di tipo 1 e le guardie, forse per divertimento, gli avevano iniettato un farmaco che non c’entrava nulla con l’ipoglicemia. Uno scherzo che è costato la vita ad un uomo giovane che pochi grammi di insulina avrebbero potuto salvare.

La mancanza di insulina è una causa di morte torturante e fin troppo  frequente nelle galere statunitensi. Nell’agosto del 2020, in piena crisi epidemica, ad un detenuto di 50 anni fu iniettato un farmaco a caso che gli agenti penitenziari assicurarono essere insulina. L’ottavo emendamento , in teoria, tutela tutti i cittadini americani senza distinzione compresi quelli in custodia temporanea. A Max Thompson l’infermeria del carcere invece giocò con la sua vita iniettando anche a lui un farmaco a caso facendolo morire. Un reato paragonabile all’omicidio volontario liquidato come “errore dovuto all’urgenza”. Quindi l’insulina non viene somministrata a chi serve e iniettare farmaci a caso porta a morire i detenuti.

Il sistema penale americano è incapace di trattare i detenuti degnamente, specialmente se hanno dei problemi. Le guardie e i T.R. sono brutali e non meraviglia che i detenuti ricorrano così spesso al suicidio. Il mese scorso un giudice ha detto che in Alabama e in Texas  la salute e la vita di uomini e donne è continuamente messa a rischio. Le norme del regolamento, spesso insensate, hanno fatto aumentare i suicidi soprattutto dei detenuti affetti da turbe mentali. Ormai le carceri sono soltanto tane per conigli e i detenuti trattati proprio come conigli, miti bestiole spesso uccise tagliando loro la testa. Ma gli esseri umani non sono conigli da lasciare morire per non gravare sulla spesa pubblica. Negare l’insulina ha chi ne ha bisogno equivale ad un omicidio volontario. Lasciare morire un essere vivente in una gabbia di pochi metri è un’azione atroce. Persino se la vittima è un coniglio.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                           7

                                                                                                                                                                                                                                                                              

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