La gigantesca legge di spesa voluta da Donald Trump è vicina all’approvazione definitiva del Congresso di Washington dopo che il Senato l’ha licenziata con il più ristretto dei margini nella notte di martedì. Nota come “Grande e Bellissima Legge”, quest’ultima farà aumentare ancora di più un debito pubblico già fuori controllo negli Stati Uniti, con implicazioni enormi sia sul fronte interno sia su quello internazionale. Nel concreto, si tratta di uno dei più imponenti trasferimenti di ricchezza dal basso verso l’alto della piramide sociale e segna un punto di rottura probabilmente definitivo nel processo già ben avviato di smantellamento del sistema di welfare americano uscito dalle battaglie e rivendicazioni del “New Deal” e degli anni Sessanta del secolo scorso.

Il pacchetto di spese e tagli aveva già ottenuto il via libera della Camera dei Rappresentanti nel mese di maggio e al Senato è stato al centro di accesissime discussioni, in particolare per le possibili conseguenze politiche degli attacchi a popolari programmi di assistenza sociale. La versione approvata tra martedì e mercoledì è stata alla fine anche più estrema rispetto a quella della Camera, riflettendosi su una votazione in aula tiratissima che ha costretto il vice-presidente J. D. Vance, il cui incarico include costituzionalmente anche quello di presidente del Senato, a esprimere il voto decisivo per il passaggio della legge (51-50).

Visto che sono state apportate modifiche al testo, il provvedimento tornerà ora alla Camera per un ulteriore voto finale. Qui, alcuni deputati repubblicani libertari e “falchi” del deficit hanno minacciato opposizione per la voragine di bilancio che la legge causerà. Anche Elon Musk si è clamorosamente scagliato contro la legge, tanto da promettere, nelle elezioni di metà mandato del 2026, il finanziamento di una massiccia campagna contro i membri del Congresso repubblicani che voteranno a favore. Le pressioni della leadership del partito e della Casa Bianca sono però molto intense, mentre il presidente Trump ha fissato a venerdì 4 luglio, giorno dell’Indipendenza negli Stati Uniti, il termine ultimo per l’approvazione definitiva da parte del Congresso.

Gli attacchi contro le fasce più disagiate della popolazione si muovono in questa legge principalmente lungo due direttive. La prima e più consistente è rappresentata dal taglio di oltre 900 miliardi di dollari in dieci anni al programma sanitario pubblico Medicaid, riservato agli americani a basso reddito e ai disabili. Secondo stime indipendenti, saranno circa 11 milioni in queste categorie a perdere la copertura sanitaria, non solo attraverso la riduzione pura e semplice degli stanziamenti, ma anche con l’imposizione di obblighi lavorativi e complicate procedure burocratiche che scoraggeranno i beneficiari del programma.

L’altro fronte della guerra di classe di Trump e dei repubblicani è la cancellazione di 285 miliardi di dollari in fondi destinati a supportare le necessità alimentari degli americani in difficoltà. In questo caso, sarebbero oltre otto milioni gli interessati, di cui la metà o poco meno bambini. Sempre in tema di tagli, la “Grande e Bellissima Legge” fiscale ridurrà anche di 320 miliardi gli aiuti per studenti gravati da prestiti scolastici onerosi.

Questi e altri “risparmi” andranno a finanziare parzialmente la trasformazione da temporanei a definitivi i tagli alle tasse e le detrazioni fiscali decisi da Trump nel 2017 durante il suo primo mandato alla Casa Bianca. Di questa riduzione del carico fiscale gode quasi esclusivamente la fascia più benestante dei contribuenti e, in assenza di un intervento del Congresso, sarebbe in scadenza a fine anno. Il costo dell’operazione è pari a 3.800 miliardi di dollari.

Ci sono poi altre due voci di spesa destinate a esplodere e che rappresentano altrettanti punti cardine dell’agenda trumpiana: quella militare e per il contrasto all’immigrazione. Nel primo caso, il bilancio già smisurato del Pentagono, vicino ormai ai mille miliardi di dollari l’anno, avrà un’altra infusione da 150 miliardi per preparare la futura guerra contro la Cina e altri rivali strategici che “minacciano” la supremazia planetaria USA. Il secondo prevede invece 350 miliardi extra per intensificare la guerra contro i migranti. Di questa cifra, 45 miliardi finiranno in opere per espandere le strutture di detenzione (lager), 14 per accelerare le procedure di espulsione e quasi 50 per consolidare o ampliare le fortificazioni lungo il confine col Messico. La “Gestapo” anti-migranti americana (ICE) avrà infine diecimila nuovi agenti assunti entro il 2029.

La legge vicina al traguardo cancella anche molti incentivi fiscali introdotti dall’amministrazione Biden per favorire la transizione energetica. Spariranno le detrazioni, tra l’altro, per l’acquisto di auto elettriche e lavori edili per migliorare le prestazioni delle case. Una sovratassa su progetti solari ed eolici era inoltre presente nella versione precedente della legge, ma è stata rimossa all’ultimo momento da un voto dei senatori. Tra le poche e relativamente modeste misure a favore dei redditi medio-bassi ci sono infine sgravi fiscali su mance e straordinari, così come detrazioni aggiuntive per redditi fino a 75 mila (singoli) e 150 mila dollari (coppie). Tutti questi incentivi scadranno in ogni caso alla fine del 2028, in concomitanza con la fine del secondo e ultimo mandato di Trump.

La legge non farà che peggiorare la situazione economica e fiscale degli Stati Uniti, visto che aggiungerà 3.300 miliardi di dollari al debito americano – già arrivato alla cifra quasi incomprensibile di 36 mila miliardi – entro il 2034. Il peso maggiore di questo passivo, come già accennato, sarà quello dei tagli alle tasse resi permanenti. È facile prevedere che l’ulteriore impennata del deficit pubblico americano nei prossimi anni alimenterà un dibattito per dare un’altra spallata a quello che resta del welfare. Dopo Medicaid, sarà la volta inevitabilmente degli altri programmi pubblici più popolari, come Medicare e Social Security.

Un’analisi effettuata da alcuni ricercatori dell’università di Yale ha confermato il carattere classista del provvedimento. I contribuenti situati nella fascia di reddito più bassa vedranno le loro entrate diminuire del 2,5% in seguito all’implementazione della legge, principalmente per via dell’impatto dei tagli a Medicaid e al programma di assistenza alimentare. Gli americani nella categoria più alta in termini di redditi beneficeranno al contrario di un aumento in media del 2,4%.

C’è da fare una considerazione relativa all’aggravio del debito pubblico americano anche nel contesto della posizione internazionale degli Stati Uniti. Assieme alle misure citate, la legge autorizza il governo ad alzare il livello del debito federale di ben 5 mila miliardi di dollari. Senza questo meccanismo, il tetto del debito verrebbe raggiunto, secondo le stime del dipartimento del Tesoro, il prossimo mese di agosto e, come di consueto, sarebbe necessario un apposito voto del Congresso per consentirne l’innalzamento.

Queste circostanze evidenziano l’intenzione dell’amministrazione Trump di finanziare appunto il programma economico e sociale ultra-classista attraverso il debito, nonostante sia già a livelli insostenibili. A ciò deve corrispondere inevitabilmente una difesa del dollaro come principale valuta di riserva a livello mondiale, pena il crollo letterale del castello di carte su cui poggia tutto il sistema. La posizione della moneta americana è però sempre più traballante, non da ultimo proprio per via del livello del debito USA, e molti paesi stanno valutando o già attuando iniziative che li svincoli dal dollaro. Per fermare questa tendenza disastrosa per Washington, la Casa Bianca dovrà perciò ricorrere ancora più frequentemente all’uso della forza o alle minacce aperte, come peraltro è già accaduto in questi mesi.

Resta comunque il fatto che la progressiva distruzione del welfare e il costante allargamento della forbice sociale fino a livelli grotteschi sono sempre meno compatibili con le forme della democrazia. E, infatti, in nemmeno sei mesi Trump ha drasticamente accelerato la deriva autoritaria della propria amministrazione, spesso in collaborazione con la magistratura. In questa prospettiva, è apparsa del tutto adeguata la “coincidenza” tra il voto al Senato sulla “Grande e Bellissima Legge” e la visita del presidente a un nuovo centro di detenzione per migranti in Florida. Trump e alcuni membri del suo governo hanno celebrato le imminenti detenzioni in quelle che saranno condizioni raccapriccianti e in aperta violazione dei diritti costituzionali, minacciando oltretutto arresti e deportazioni anche di cittadini naturalizzati americani.

Se l’opposizione a Trump nel paese è in crescitae l’impatto di questa legge la farà aumentare ulteriormente, non c’è da sperare in un contributo in questo senso del Partito Democratico. Dietro alla retorica, i democratici condividono sostanzialmente l’assalto alla spesa pubblica per finanziare militarismo e guerre che salvaguardino la posizione internazionale degli Stati Uniti. Contro la legge in discussione, i leader del partito non hanno infatti promosso nessuna iniziativa concreta, come proteste e mobilitazioni popolari. Tutto quello che hanno saputo organizzare finora è stata un’inutile manovra parlamentare che ha imposto al Senato la lettura integrale in aula delle quasi mille pagine del provvedimento e una maratona di votazioni su emendamenti che essi stessi sapevano non avere possibilità di venire approvati.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy