di Fabrizio Casari

Ormai si gioca senza interruzioni: dal venerdì al lunedì il campionato, il martedì e mercoledì la Champions e il giovedì l’Europa League. Non se ne può più, si rischia l’overdose. Cominciamo comunque da venerdì scorso. La caduta rovinosa dell’Inter contro la Lazio ha aperto una giornata di campionato che, chiusasi, si è rivelata avara di sorprese e ricca invece di risultati che apparivano scontati alla vigilia. Che il Milan strapazzasse il Brescia e che la Roma non riuscisse a passare contro il Chievo, o che la Fiorentina con il ritrovato Mutu riuscisse a battere il Cagliari e che il Genoa potesse aver ragione del disastrato Bari, erano risultati più che probabili. E la vittoria della Juve sul campo del Catania semplicemente sottolinea il quadro, anche se al Massimino tutti avevano pagato prezzo fino ad oggi.

Desta stupore e polemiche il pareggio della Roma a Verona, ma a ben vedere non si capisce il perché. Il Chievo è una squadra affatto disprezzabile, che ha battuto Inter e Napoli: sul suo campo nessuno si è mai divertito. Le polemiche nell’ambiente romanista hanno riguardato il campo e le scelte di Ranieri. Per quanto riguarda il campo, tutti e 22 ci giocavano e, fino a tutto il primo tempo, la Roma vinceva per due a zero, quindi sarebbe bene non polemizzare. Riguardo alle scelte di Ranieri, non sono poi così incomprensibili: fra tre giorni la Roma dovrà disputare una sfida di Champions League che dovrà vincere a tutti i costi, pena l’esclusione dalla competizione. Affrontare il Cluj con Totti e Borriello riposati è dunque una necessità.

Il rischio che in un campo così mal messo potessero infortunarsi era troppo alto. Una scelta dunque, quella dell’allenatore giallorosso, comprensibilmente prudente: una mancata vittoria con il Chievo ha la possibilità di essere risolta nelle rimanenti partite di campionato, mentre una mancata vittoria con il Cluj significherebbe uscire dal torneo europeo; un’onta e una mancanza di denaro nelle casse del club, che rappresenterebbero una buona parte di fallimento della stagione, dopo la sconfitta in Supercoppa italiana.

Il Milan continua come nelle giornate precedenti: la capolista é Ibrahimovic più dettagli trascurabili. Hai voglia a mettere o no Pirlo, far giocare o no Ronaldinho. Fino a quando lo svedese giocherà bene, i rossoneri saranno in cima alla classifica. Non a caso ha vinto 7 campionati su otto giocati ed é diventato inutile solo dove si gioca al calcio per insegnare e mostrare calcio, cioé al Bracellona. Quando Ibra dovesse avere un calo di forma o un infortunio, il Milan si fermerà.

Nemmeno un inguaribile ottimista avrebbe scommesso sulla vittoria interista all’Olimpico. Il divario d’idee e uomini in campo e soprattutto psicologico tra Inter e Lazio, poteva solo avere l’entità del risultato come variabile, non l’esito della partita. Benitez ha certamente molte scusanti, prima tra tutte gli infortuni. All’Inter mancano sei titolari e il settimo è costretto a lasciare il terreno di gioco dopo mezz’ora. E sono titolari che, nei loro rispettivi ruoli, sono al top dei valori mondiali. Julio Cesar, Maicon, Samuel, Milito ed Eto’o sono i migliori (o tra i migliori) del mondo nei loro rispettivi ruoli. E se poi anche nei sostituti ce ne sono altri quattro in infermeria, cosa fare?

Eppure, le scusanti di Benitez finiscono qui, poi entrano in gioco le colpe. Perché comunque in campo c’erano giocatori complessivamente migliori di quelli della squadra di Reja, solo che assolutamente incapaci di produrre gioco e intensità agonistica sufficiente. E’ perfettamente inutile che l’allenatore spagnolo continui a evocare il passato quando si discute d’infortuni e appagamento psicologico e dimenticarlo invece quando si parla di risultati. Benitez ha in mano l’Inter da cinque mesi e il risultato è penoso.

Errori nella preparazione a parte, quella nerazzurra è una squadra senza idee, senza schemi, senza velocità e senza agonismo (proprio come il suo allenatore) e subisce il ritmo e l’aggressività, il gioco e i gol di qualunque squadra avversaria che sia appena di livello accettabile. Un’indiscrezione racconta della possibile esclusione di Snejider dal pallone d’oro, anzi addirittura dai primi 3 posti. Sarebbe abbastanza vergognoso visto che nemmeno Milito è stato inserito nella speciale classifica. Se vincere tutto non basta, chissà cosa si deve fare o quanto si deve contare per riuscirci..

Non era certo questa la missione dell’allenatore spagnolo, che ora può persino complicare ulteriormente la situazione, giacché anche in caso di vittoria in Champions con il Werder Brema (cosa non facile, vista l’attuale Inter) se il Thottenam batte il Twente l’Inter arriva seconda nel girone, con la certezza di trovare le squadre più blasonate d’Europa. E il Mondiale per club, per i tifosi dell’Inter, che fino a qualche mese fa sembrava dover essere l’ulteriore trionfo della squadra più forte della sua storia, sta pian piano assumendo i contorni di un evento da temere.

La Fiorentina comincia ad accumulare punti e vittorie e tra le mura di casa ormai non perde da diversi turni. Il lavoro di Sinisa Mihajlovic comincia a dare i suoi frutti. Vincono le genovesi: la Sampdoria, alla vigilia del collegio arbitrale su Cassano, trova in Pazzini chi la guida a sbaragliare il Bari e il Genoa ha in Toni e Ranocchia i killer del Lecce. Dopo aver messo paura all’Inter Crespo manda a casa l’Udinese. Il bomber argentino a 35 anni raggiunge quota 150 gol in Italia: non a caso il suo soprannome è “arma letale”. Sembra non volersi far condizionare dalle vicende societarie il Bologna, che vince due a zero il derby regionale con il Cesena. Se la presidenza del Bologna avesse anche solo la metà della serietà professionale di Di vaio, sotto le Torri riterebbe un’aria migliore.

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