di Fabrizio Casari

Claudio Ranieri non è più l’allenatore della Roma. Dopo la sconfitta dei giallorossi a Verona, l’allenatore testaccino ha deciso di gettare la spugna “per il bene della Roma”. Un gesto di generosità e, insieme, una resa di fronte ad una situazione che evidentemente non riesciva più a gestire. Non è solo l’ennesima panchina che salta: solo una settimana prima Ranieri aveva chiesto - inutilmente - due anni di contratto alla proprietà (Unicredit), che aveva però fatto orecchie da mercante. Ranieri non controllava più lo spogliatoio e non aveva più la fiducia della società; andarsene è stato un gesto d’onore, che lo mette ben al di sopra di un signore come Benitez, che per tigna e denari aveva atteso di essere dimissionato incurante dei disastri che aveva determinato.

La parte più significativa dell’ultima domenica pallonara è qui. Per il resto il Milan, grazie all’arbitro, porta a casa i tre punti sul campo del Chievo e risponde così all’Inter. Che, grazie all’arbitro, aveva domato il Cagliari la sera prima. E se l’Inter può comunque recriminare un evidente rigore a suo favore non concesso, il Milan nemmeno quello. Ad ogni modo, il distacco tra le due milanesi rimane di cinque punti, pur avendo di fronte un calendario ben diverso (molto più difficile quello rossonero) da qui al derby, quando cioè i tre punti in palio diverranno decisivi per la corsa finale.

Comunque si fa preferire Leonardo che non ricorda a tutti il mancato rigore e non nasconde che il gol vittoria dell’Inter sia irregolare, rispetto ad Allegri che a giustificare la vittoria con il gol irregolare di Robinho sostiene che i brasiliani usano stoppare la palla con il braccio, dunque va bene lo stesso: l’irregolare diventa regolare. A forza di frequentare Galliani il modestissimo Allegri sta diventando un piccolo esempio di cosa non far vedere in fascia protetta.

Semmai, la preoccupazione di Milan e Inter dovrebbe essere quella del calendario di Champions, visto la condizione fisica delle due compagini. Il Milan si è già fatto male da solo, perdendo uno a zero in casa contro il Tottenham e servirà dunque un’impresa a Londra, mentre l’Inter riceverà il Bayern Monaco che avrà molta voglia di vendicare la finale di Champions di Madrid dello scorso Maggio. La speranza di Allegri è che il mago Ibrahimovic tiri fuori, almeno una volta, la capacità di essere decisivo in Europa, mentre quella di Leonardo è che il ritmo da convalescenza con il quale gioca l’Inter sia una scelta non pubblicamente dichiarata di risparmiare energie per l’Europa.

Il Napoli batte il Catania e ciò gli consente di mantenere il secondo posto in classifica. Le vittorie di partenopei, Milan, Inter e Lazio non producono così particolari sussulti nella zona alta della classifica, che vede sostanzialmente delinearsi la corsa per le prime quattro posizioni. Ma se alle vittorie di Milan e Inter si toglie l’aspetto determinante degli errori arbitrali e se alla Lazio non si riconosce altro che l’ottenimento scontato dei tre punti, ospitando sul proprio campo l’ultima in classifica, a caratterizzare la ventiseiesima giornata di campionato sono state soprattutto le sconfitte.

Due le più clamorose: quelle della Roma a Genova e della Juventus a Lecce, cui si aggiunge anche quella del Palermo a Bologna. Nel caso della Juventus si è assistito ad una prova opaca, con gambe molli e testa altrove, condita da una prestazione difensiva imbarazzante. Se la scorsa settimana gli errori di Eto’o sotto porta avevano salvato la Vecchia Signora dall’ennesima sconfitta in casa, stavolta sono stati quelli di tutta la squadra a certificare una qualità complessiva ben al di sotto di quanto necessario.

Forse a Torino dovrebbero occuparsi meno di Calciopoli e più di costruire una compagine complessivamente all’altezza, dalla dirigenza fino ai calciatori. Se il trand della squadra è questo, la Juventus potrà al massimo guadagnarsi un posto in Europa League, dove vengono allocati gli scarti della Champions. Dunque, se Marotta e Del Neri vorranno dimostrare di essere in grado di dirigere un club di prima fascia, faranno bene a mettere il giusto pepe nella squadra.

La Juventus sembra invece solo preoccupata di quanto avviene nel Palazzo, dove sta tentando con ogni mezzo di ottenere la revoca dello scudetto 2006 all’Inter. L’aria in Federcalcio sta nuovamente cambiando e la nostalgia del malaffare e del “tutti sono colpevoli” trova ogni giorno che passa le vedove di Moggi di nuovo pimpanti. La verità storica dice invece cose diverse, e cioè che se tutti parlavano con i designatori, solo uno gli dava ordini e indicazioni e che se le altre società parlavano con gli arbitri nei modi consentiti, solo una lo faceva con schede telefoniche non intercettabili.

Forse otterranno lo sconto sulla sentenza (che per i loro stessi avvocati fu mite) e forse troveranno così la loro vendetta penosa contro chi, stanco di subire furti, decise di reagire per se e per il sistema tutto. Ma siamo in Italia, dove imputati diventano le vittime e i giudici, non chi commette reati, dunque il sistema calcio non può non omologarsi al sistema politico. Se otterranno la revoca dello scudetto all’Inter sarà comunque il loro unico successo negli ultimi 5 anni, perché il campo, invece, li ha condannati e li condanna senza appello esattamente da cinque anni.

Quello della Roma a Genoa è un risultato suicida. Trovarsi in vantaggio per 3 reti a 0 e vedersi superare 4 a 3, ha una sola spiegazione: la Roma è uscita dal campo 40 minuti prima del fischio finale e non ci sono giustificazioni o ragioni per spiegare la debacle. I soliti idioti che hanno scatenato incidenti a Trigoria sanno ora una cosa: instaurare un clima di minaccia costante nell’ambiente non produce maggiore concentrazione e, dunque, migliori risultati. Al contrario, l’ansia e il timore di sbagliare producono smarrimento e incapacità di reazione.

Si tratta ora di capire come attendere l’arrivo dei nuovi proprietari; dal momento che di scudetto non si può certo parlare, tanto vale abbassare il range delle aspirazioni e provare ad entrare nella lotta per un posto in Europa. Il rischio, altrimenti, è che nemmeno gli americani trovino la voglia per sperdere denari nella città eterna. In questo senso, le dimissioni di Ranieri possono costituire un elemento di facilitazione: è noto, infatti, che i rumors della capitale indicavano già dalla scorsa settimana Montella come soluzione ponte per arrivare ad Ancelotti nella prossima stagione. Ma sarà davvero così facile comporre il puzzle?

Per quanto riguarda il Palermo, sconfitto da un gol all’ultimo minuto di gioco, si deve parlare di una squadra in evidente involuzione. Una buona parte di gara passata a difendersi strenuamente dal Bologna (che - non ingannino le maglie - non ha nulla del Barcellona..) porta a due sconfitte nelle ultime due partite e ad un brusco allontanamento dell’area Europa. La Lazio ottiene i tre punti con il minimo sforzo, grazie a un gol di Hernanes, il pezzo pregiato della casa; ma a vederla giocare non si riconosce la squadra d’inizio stagione.

Annotazioni a margine. Perché Lavezzi dovrebbe avere sconti sulla punizione inflittagli per essersi scambiato sputi in campo con Rosi? A che titolo il giocatore del Napoli dovrebbe ricevere un trattamento di favore che non hanno avuto altri? E a che titolo l’Uefa dovrebbe avere la mano leggera con Gattuso, che in preda a una crisi isterica ha aggredito tutti quelli che incontrava in campo e ai bordi del campo? Galliani, che contro il centravanti della Lazio Kozac aveva invocato tribunali speciali, nei confronti del suo fedele randellatore invoca invece scusanti, affermando che non è solito aggredire nessuno.

C’è un’evidente idiozia nell’affermazione: nessuno è “solito” aggredire, ma ciò non toglie che quando lo fa diventi colpevole di averlo fatto, non innocente perché non l’aveva fatto prima. Nel caso di Gattuso, poi, vale la legge Mediaset e Lega Calcio: con la maglia rossonera si possono commettere falli che con altre maglie sarebbero duramente penalizzati. Ma, come accadeva alla Juve di Moggi e al Milan di Galliani, lo strapotere si ferma ai confini nazionali. In Europa si parla un'altra lingua: se ne accorsero alla Juve, se ne accorgeranno anche al Milan.

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