di redazione

In un campionato avviato verso un responso già chiaro sia per la vittoria che per i piazzamenti nelle coppe, complice un Napoli che non sa approfittare della caduta di chi lo precede in classifica, la venticinquesima giornata presenta due risultati eclatanti: la sconfitta di Juventus e Inter a danno della Roma e della Fiorentina. Ma mentre per la Juve si tratta di una sconfitta dovuta ad una giocata da fuoriclasse di Francesco Totti, che ha lanciato un meteorite imprendibile, per l’Inter si tratta di una sconfitta umiliante. Se infatti la squadra torinese ha comunque giocato meglio la prima mezz’ora, perdendo poi insieme alla freschezza atletica anche le idee e il gioco di squadra, per la squadra milanese è andata in onda una vera e propria debacle tecnica, atletica e tattica.

L’Inter, reduce dal brutto incidente occorso a Milito e chiamata a moltiplicare gli sforzi per non far rimpiangere l’assenza del suo giocatore più incisivo, è rimasta sul frecciarossa che da Milano l’ha portata a Firenze. Stramaccioni, come Conte, ha imputato alla terza partita in sette giorni, l’imbarazzante prova tecnica e atletica dei suoi, e, come Conte, assumendosi la colpa di non aver saputo comprendere la condizione fisica della squadra. Ma, almeno nel caso dei nerazzurri, Stramaccioni ha allegramente sorvolato sulle sue responsabilità sul piano delle scelte tecniche e tattiche, vere cause di una sconfitta bruciante. Perché l’Inter poteva anche perdere a Firenze, non sarebbe stata un’eresia: la Fiorentina gioca un ottimo calcio e ha in panchina un eccellente allenatore e solo ad una sua difficoltà strutturale nelle trasferte deve una posizione di classifica non all’altezza delle sue qualità. Quello che però è accaduto è che Stramaccioni ha brutalmente perso il confronto con il suo amico Montella facendo apparire i viola ancora più forti di quello che sono.

Tre i problemi più evidenti: tenuta atletica, tasso tecnico, impianto tattico. Sul primo aspetto non si capisce cosa faccia un allenatore se non riesce a vedere chi è meno o più in forma: si allenano o giocano a scacchi? L’Inter gioca con tre giocatori letteralmente fermi e inadeguati all’agonismo di un qualunque campionato di calcio: Cassano, Cambiasso e Zanetti sono improponibili sul piano della corsa. E se almeno il primo inventa, ma lascia ai laterali destri degli avversari delle praterie, il secondo toglie agonismo e dinamicità e il terzo risulta francamente improponibile. Giocare in otto contro undici non è possibile. Sul secondo aspetto si deve spiegare come mai una squadra con il blasone dell’Inter sceglie giocatori come Schelotto e Rocchi (e la lista potrebbe continuare a lungo) per sostituire Sneijder e Coutinho. E perché mai i migliori giovani dell’Inter restano in panchina per far giocare ultratrentenni? Certo, con i giovani non vinci se non sono supportati dai più esperti, ma perché togliere Kovacic che a centrocampo era l’unico che correva e provava a giocare, l’unico che non sente il pallone che brucia? E che fine ha fatto Benassi, autore di buone prove e quindi scartato?

Ma è quello tattico l’aspetto più inquietante: l’Inter non ha un gioco degno di tal nome. E’ l’unica squadra del campionato ad essere priva di schemi e identità tattica. La squadra è ferma e nessuno cerca il pallone, nessuno detta un passaggio e nessuno ordina la manovra. A questo si aggiungono le scelte scombinate di Stramaccioni che non sembra in grado di leggere le gare prima e durante il loro svolgimento. Se la Fiorentina gioca con cinque centrocampisti, com’è possibile opporgliene tre, per giunta con uno lento e uno che deambula? La distanza tra i reparti è pazzesca e non solo gli attaccanti non arretrano, ma i difensori si schiacciano al limite dell’area, consentendo così diverse soluzioni all’attacco avversario. Si può anche accusare la difesa, ma i viola ieri arrivavano in sei o sette al limite dell’area dell’Inter senza incontrare resistenza. Per ultimo, Stramaccioni ha giustamente detto che gli avversari arrivano prima sul pallone al primo e al secondo tocco: ma chi ha insegnato alla difesa e ai centrocampisti interisti a marcare dando 5 metri di spazio e ad indietreggiare davanti alle manovre offensive?

Ricostruire un’Inter vincente non sarà facile, ma quello che appare chiaro è che se i giovani interisti compongono la difesa della Nazionale Under 21, giocano nel centrocampo e nell’attacco delle rispettive nazionali ma non trovano spazio nell’Inter, non si va da nessuna parte. Costruire l’Inter del futuro, va bene, ma non si può giocare il presente con le glorie del passato. I giocatori che hanno un’età avanzata, logori da mille battaglie e vittorie, dovrebbero accomodarsi in panchina e far rifiatare nell’ultima mezz’ora (quella è la loro autonomia di corsa) i giovani. Ma perché questo accada c’è bisogno di una guida tecnica che sappia imporsi nello spogliatoio e che non sia alternativamente integralista nei suoi moduli una domenica e spalmato su quelli altrui la domenica successiva.

Nel frattempo, l’Inter dovrà fare i conti con l’incapacità di centrare anche uno solo dei traguardi per cui è in corsa, grazie a campagne acquisti senza senso e mancanza di autorità della società nello spogliatoio. Se si vuole puntare sul giovane tecnico romano sarà meglio metterlo nelle condizioni di fare il suo mestiere. Pensare a Stramaccioni che si affida a Milito, Samuel, Chivu e Stankovic significa che si è abusato con i filmati dell’Inter di Mourinho. Meglio sarebbe far vedere quelli dell’Inter di Ranieri per indicargli la strada che prenderà a fine torneo (se non prima) se non riuscirà a imporre idee e uomini nuovi.

La Juventus, dicevamo all’inizio, lamenta come l’Inter e come il Napoli la fatica di tre gare in sette giorni. E’ vero, infatti, che le sue sconfitte sono venute tutte dopo le partite di Champions. E’ ovvio che se la fatica doppia pesa all’inizio del torneo, figuriamoci dopo aver giocato una quarantina di partite tra campionato e coppe. Si dirà: ma perché ai tedeschi e agli spagnoli non succede? Non è sempre vero, ma comunque l’interrogativo è pertinente e forse, oltre ad avere i campi peggiori d’Europa, anche i metodi di allenamento dovrebbero essere rivisti. Possiamo però affermare con certezza che le squadre italiane di Champions ed Europa League sono le più vecchie anagraficamente. Non sarà la risposta decisiva ma nemmeno appare come un dettaglio.

Forse la sfida con la Roma, avversario storico della Juventus, ha impedito all'allenatore salentino di operare un turn-over più ampio, del quale, sia chiaro, sarebbe comunque stato accusato in caso di sconfitta. Ha quindi privilegiato la scelta di affidarsi al suo pacchetto di affidabili, ma senza valutare come la benzina segnasse rosso. Il fatto poi che la Juventus, per sue caratteristiche, ha bisogno di sviluppare una mole enorme di gioco per portare a casa la vittoria, dipende dall'incapacità della sua dirigenza di dotarla di quel bomber che, anche nelle giornate peggiori, mette la zampata che vale punti.

Le motivazioni di Conte sono le stesse che si sono sentite a Napoli, che è stato fermato in casa dalla Sampdoria di Delio Rossi, squadra decisamente irriconoscibile da come l’aveva lasciata Ferrara. Mazzarri sa che, così come lo sanno Conte e Stramaccioni, è difficile ignorare i patti di spogliatoio, rinunciare ai giocatori che ritieni essere i migliori e ai quali maggiormente ti affidi. Ma quando non si ha il coraggio di scegliere anche lo scontro pur di mandare in campo i più in forma e non i più affidabili, si sa che le colpe ricadranno proprio sull’allenatore. E gli affidabili non correranno in soccorso dello sconfitto.

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