Ultimo lavoro del regista britannico, Ken Loach, The Old Oak narra la storia di un posto speciale. Non è solo l'ultimo pub rimasto, è anche l'unico luogo pubblico in cui la gente può incontrarsi in quella che un tempo era una fiorente località mineraria e che oggi attraversa momenti molto duri, dopo 30 anni di ininterrotto declino. Il proprietario del pub, TJ Ballantyne (Dave Turner) riesce a mantenerlo a stento, e la situazione si fa ancora più precaria quando The Old Oak diventa territorio conteso dopo l'arrivo dei rifugiati siriani trasferiti nel villaggio. Stabilendo un'improbabile amicizia, TJ si lega ad una giovane siriana, Yara (Ebla Mari) munita di macchina fotografica. Riusciranno le due comunità a trovare un modo di comunicare?

 

Un dramma commovente che parla di perdite, di paura e della difficoltà di ritrovare la speranza. Passato e presente, vecchio e nuovo si incontrano e si scontrano in questo film che guarda da vicino le vite dei suoi protagonisti, andando a interrogarsi su quale cambiamento sia possibile per le nuove generazioni.

Il Nord Est del Paese è il vero fulcro del discorso attorno a cui ruota il film, come sottolinea Loach: “Un punto di partenza è il modo in cui questa regione viene totalmente ignorata. Le vecchie industrie sono sparite - cantieri navali, acciaierie e miniere - e quasi niente è stato fatto per rimpiazzarle. Molte cittadine minerarie, un tempo vivaci comunità con un grande orgoglio per le proprie tradizioni di solidarietà, per gli sport locali e le attività culturali, sono state lasciate andare in malora dai politici, sia conservatori che laburisti. Abbiamo capito che la gente non si è mai aspettata niente dai conservatori del partito Tory, ma che allo stesso tempo riconosceva il fallimento dei laburisti - ‘non hanno fatto niente per noi’ - nonostante si trattasse di una tradizionale roccaforte di quel partito”.

Il regista punta l'accento sull'abbandono di queste comunità da parte della politica, con molte famiglie che si sono trovate costrette ad andarsene, chiudendo negozi ed esercizi commerciali, e di conseguenza portando alla chiusura di scuole, biblioteche, chiese e luoghi pubblici di vario genere. “Dove non c'è più lavoro, la speranza è svanita - prosegue Loach - , lasciando il posto all'alienazione, alla frustrazione e alla disperazione. L'estrema destra ha allora fatto la sua comparsa in modo allarmante. Le municipalità di altre aree più prosperose hanno cominciato a trasferire in zone dove gli alloggi sono più economici individui vulnerabili e bisognosi, visti come un 'problema' e dipendenti dai sussidi per la casa. L'emergere di conflitti è diventato un fatto inevitabile”.

Ma nel film c'è un altro punto di svolta. Il governo ha accettato i rifugiati che fuggivano dalla terribile guerra in Siria. Così le prime famiglie di siriani sono arrivate e “abbiamo cominciato a pensare che quella era la storia che avremmo dovuto raccontare. Ma prima bisognava comprendere”.

Due comunità che vivono fianco a fianco, entrambe con problemi enormi, “ma una composta da individui traumatizzati per la fuga da una guerra crudele fino all'inverosimile, distrutti dal dolore per coloro che sono morti e terribilmente preoccupati per quelli che sono rimasti lì. Stranieri in terra straniera. Possono convivere questi due gruppi? Le risposte sarebbero contrastanti. In tempi così difficili dove trovare la speranza?”.

È questo l'interrogativo principale che il film pone allo spettatore, mettendolo di fronte al cambiamento storico-culturale che sta attraversando l'intero Occidente.

The Old Oak (Francia 2023)

Regia: Ken Loach 

Sceneggiatura: Paul Laverty 

Cast: Dave Turner, Ebla Mari, Claire Rodgerson, Trevor Fox

Distribuzione: Lucky Red

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