di Betta Bertozzi

“Ci sono due bambini che mi sono rimasti nel cuore: Tommaso di Parma e Samuele di Cogne. (...) Ma quando sono diventati angioletti, si sono incontrati in Paradiso e si saranno chiesti: non era meglio che non nascevamo?". Questo è un Paese così. Ci raduniamo, il sabato sera, per sentirci fare una telepredica. Che male c’è? Gli americani lo fanno da anni, magari questo è il progresso. Confesso, ho fatto zapping, sabato sera. Non ho seguito solo Apocalypse Now, spettacolo ideato da Diego Cugia cucito addosso a Gianfranco Funari. Ho fatto zapping perché non sopporto che si ridicolizzino gli anziani, e Funari, il Funari telepredicatore portato in trionfo su un trono, al centro della scena, con un silenzio apocalittico da grande attesa (i responsabili del programma, seduti in prima fila, non confesseranno mai che si stavano chiedendo se dalla bocca di Funari sarebbero uscite le parole previste da copione), il Funari commosso, che dice che questo è un Paese dove anche i giovani possono sperare in un futuro migliore se a lui è stata data la possibilità di tornare in televisione dopo 11 anni, quel Funari lì era un vecchio più ridicolo del solito. Fabio De Luigi era il romagnolo pellegrino che si ritrova per caso in una balera mal frequentata, dove in mancanza d’altro deve dialogare con una non meglio identificata straniera. Aiuto! Dove sono finite le soubrettes di una volta? La casa di riposo Giuseppe Verdi, a Milano, è al completo, e in ogni stanza c’è una soubrette sepolta senza aver potuto trasmettere la sua arte a nessuna? Non sono reazionaria, non ci tengo all’italianità delle cosce in tivvù. Mi piacciono le persone che sanno lavorare, e in televisione ce ne sono.

Ci sono donne, ci sono bellissime donne, che sanno fare molto di più che starsene seminude al centro della scena, molto di più che ciangottare qualcosa in un minuto previsto da scaletta. Ci sono donne che sanno condurre, divertire, far ridere e far pensare. La signora Esther Ortega, una bella faccia che piacerebbe ad Almodovar, si è semplicemente trovata nella balera sbagliata, con la compagnia della buona morte. Fra una predica e l’altra, ha cantato Lucio Dalla e si sono esibiti altri di ballandiana scuderia. La scena era quella del pomposo sabato sera di Rai1, ma la rete era irriconoscibile.

Avevo voglia di fare zapping e non sono più riuscita a staccarmi da Rai3, dove Alberto Angela andava in giro per Roma sotterranea. Il solito tono vagamente professorale, quasi sorridente, però, per chi come me arrivava dall’apocalisse funariana. Tombe di famiglia risalenti al 350 dopo Cristo, gallerie di tufo completamente ricolme di funghi prataioli, avanzi di gradinate da stadio multitasking dell’antica Roma sotto Piazza Navona. Nel programma di Angela tutto scorreva davanti ai miei occhi, raccontato con semplicità, con voglia di interessarmi, con attenzione alla mia soglia dell’attenzione.

E rispetto per la mia intelligenza. Una meraviglia. Su Funari, il Direttore Del Noce dichiara che “nessuno potrà dire che si è trattato di un programma volgare, inutile, senza contenuti o privo di sforzo innovativo” . Forse, anche del Noce stava guardando Angela.

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