di Roberta Folatti

Complicità femminili

Sono equilibristi.
Camminano su un filo sospeso tra voglia di libertà e autodeterminazione e rispetto delle tradizioni. Sono i giovani immigrati che vivono in Italia, e in Europa, provenienti dai paesi del Nord Africa. Il loro bisogno di esprimersi e di seguire le proprie inclinazioni, anche sessuali, si scontra spessissimo con il rigore delle famiglie d’origine che non accetta “contaminazioni” di sorta.


Ma Shakira, sarto omosessuale, ha deciso di abbandonare le maschere e le ipocrisie che lo imprigionavano quando viveva in Marocco e di essere se stesso(a) in Italia, precisamente a Torino. Con parrucca bionda e voce effemminata si è ricostruito una vita piena anche se ha un grande cruccio: un bambino lasciato in Marocco e cresciuto dalla sua famiglia. E’ suo figlio Wajdi, nato dall’unica relazione eterosessuale che abbia avuto, intrecciata quand’era molto giovane. Per la vergogna i suoi parenti hanno detto al bambino che suo padre è morto e Shakira, quando torna, è costretto a presentarsi in versione maschile nei panni di uno zio che abita lontano. Ma il suo più grande desiderio sarebbe rivelarsi e poter esprimere senza sotterfugi il grande affetto che sente per il piccolo. Invece in famiglia è considerato poco meno di un pedofilo e riceve sguardi di disapprovazione non appena si avvicina a suo figlio.
L’altra protagonista del film è Zina, una bella ragazza araba per la quale è stato già scelto il marito. Un uomo che lei ha visto solo un paio di volte e che le è totalmente indifferente. Ma per non creare attriti in famiglia si piega a questa usanza e l’unico a cui confessa la propria contrarietà è... lo specchio. L’unico di cui si fidi, sino a quando non incontra Shakira. Grazie alla sua fama di grande intenditore di tessuti, viene deciso che lui l’accompagnerà in Marocco a scegliere gli abiti per il matrimonio. Inizia un viaggio divertente e drammatico, allegro e malinconico, riempito dalle confidenze che i due si scambiano, sempre più personali, più intime. Solo loro sanno che il vero scopo di quella “trasferta” è un altro, legato a una scelta di Zina che risale a quando lei aveva sedici anni. Decise di fare l’amore con un dolcissimo cugino e lo fece consapevolmente, ma a una sposa araba che si rispetti è richiesta la verginità...
In Medioriente esistono molte cliniche che restituiscono questa preziosa condizione alle donne in procinto di sposarsi, che permettono – come si dice scherzosamente nel film - di tornare a Km 0. I nostri simpatici personaggi si dirigono dunque verso Casablanca ma prima fanno tappa a casa dei genitori di Shakira, dove sembra che l’unico contento di rivedere lo “zio” sia proprio il piccolo Wajdi. Tra disavventure (i gay non sono ben visti da quelle parti), momenti di tenerezza, lo scorrere di paesaggi incantevoli, il viaggio di Zina e Shakira porterà ad una conclusione inaspettata, grazie anche al cuore di un’altra donna/madre che si rivelerà alla figlia nel momento di maggiore sconforto...
Un piccolo film originale, Corazones de mujer, che ha entusiasmato il pubblico del Festival di Berlino. Dietro lo pseudonimo Kiff Kosoof, che significa eclisse in arabo, si nascondono due registi italianissimi, Davide Sordella e Pablo Benedetti.


Corazones de mujer (Italia, 2007)
Regia: Kiff Kosoof
Sceneggiatura: Kiff Kosoof
Musiche: Enrico sabena
Cast: Aziz Amehri, Ghizlane Waldi, Mohammed Wajid, Medi & Hoja
Distribuzione: Movimento Film




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