di Roberta Folatti

Ricominciare dopo un viaggio nel nulla

Ci sono film girati bene, con un andamento lento, progressivo, pregnante che scava dentro le psicologie dei personaggi, film densi ed emozionanti ma con un finale sbagliato. Ti amerò sempre è uno di questi film. Diretto da uno degli scrittori più letti di Francia, Philippe Claudel, questa pellicola contiene un errore di sceneggiatura o perlomeno un’inverosimiglianza che rende poco credibile l’intera trama. Non voglio svelarvi di più, anche perchè significherebbe raccontare il finale, “Ti amerò sempre” val la pena d’essere visto nonostante questo, per la profondità dello sguardo e per la sapienza con cui riesce a denotare i personaggi, attraverso dettagli, leggere pennellate, impercettibili spiragli.

Siamo in Francia, in Lorena, in una città di provincia, Juliette attende in aeroporto che la sorella Lea la venga a prendere. Trascorrerà qualche tempo da lei, dopo che la sua casa per quindici anni è stato il carcere. Accusata del peggiore dei crimini, l’omicidio di suo figlio, la donna da principio sembra barricata dentro un mondo suo, impenetrabile agli altri. E’ diffidente anche verso Lea, che per anni ha ignorato la sua esistenza, influenzata dai genitori che avevano deciso di cancellare dal proprio orizzonte la figlia assassina. Ma anche se Lea non le ha mai scritto e mai è andata a trovarla in prigione non ha affatto dimenticato la sorella maggiore.

Il progressivo risveglio alla vita di Juliette, attraverso passi importanti come la riscoperta del prorio corpo e il sentirsi accettata sul posto di lavoro, sono descritti con asciuttezza da Claudel, che fa di tutto per non cadere nella trappola del sentimentalismo. Con l’aiuto di Lea e soprattutto delle figlie di lei, due bambine adottate estremamente socievoli, la donna ritrova anche la capacità di sorridere. Superando i pregiudizi e le comprensibili paure, anche il marito di Lea comincia a fidarsi di Juliette tanto da affidarle, in qualche occasione, le bambine. Non c’è medicina migliore, per riacquistare autostima, che sentirsi apprezzati e vedere sfumare negli sguardi la diffidenza, la donna a poco a poco si sente pronta anche per iniziare una nuova relazione. Il percorso di “redenzione” di Juliette è ben scritto e recitato benissimo, purtroppo il regista ha voluto, nel finale, introdurre un elemento che la “scagiona” o che comunque alleggerisce di molto la sua “colpa” ma che stride con lo sviluppo razionale della storia.

Mi chiedo che bisogno ci fosse di un finale così consolatorio quando la parabola della donna, autrice di un atto inspiegabile ma possibile (come dimostra la cronaca), aveva avuto già un suo andamento positivo. Era riuscita a riscattarsi e a conquistare la fiducia di chi le stava vicino. L’aggiunta di una giustificazione “accettabile” al delitto finisce per risultare posticcia e per togliere credibilità a tutto ciò che la precede.

Ti amerò sempre (Francia, Germania, 2008)
Regia: Philippe Claudel
Sceneggiatura: Philippe Claudel
Musiche: Jean-Louis Aubert
Cast: Kristin Scott Thomas, Alsa Zylberstein, Laurent Grevill, Lise Segur
Distribuzione: Mikado





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