di Roberta Folatti

La vita è tutt’altro che patinata


Louise Michel è un film “sporco”, politicamente scorretto, molto poco “fashion”. A partire dai personaggi che sembrano usciti da un casting di Ciprì e Maresco. Un dubbio: ma la classe operaia dev’essere per forza così sfigata? Il film diretto da Benoit Delepine e Gustave Kervern , che lavorano anche alla tv francese come comici, ha la giusta “stralunatura” per diventare un piccolo caso cinematografico. E infatti in Francia ha sbancato il botteghino, pur essendo stato girato a budget bassissimo. La storia della chiusura a tradimento di una fabbrica e della reazione (violenta) delle operaie licenziate ha trovato un impressionante riscontro nelle vicende reali. Le cronache recenti riportano ripetuti episodi di capi rapiti dai propri dipendenti, in “Louise Michel” i manager fanno una fine un pochino più cruenta ma tutti gli ammazzamenti sono stemperati dall’ironia e dall’atmosfera surreale.

E sono soprattutto i protagonisti a spiazzare gli spettatori, a partire dal loro aspetto e dall’identità sessuale incerta. Louise è un uomo costretto a travestirsi da donna per poter lavorare (ma è interpretato da una donna), Michel è una donna che per strane vicende ha assunto l’aspetto maschile (ma è interpretata da un uomo). I “killer” che eseguono o tentano di eseguire le “esecuzioni” sono malati terminali che agiscono unicamente per fare un favore a Michel, incapace di fare del male a una mosca. La storia resta sempre sospesa tra una visione sarcastica della realtà e una sorta di favola nera che si concede persino il lusso di un lieto fine (adeguato al resto naturalmente).

La tendenza a lavorare per gag, tipica della comicità televisiva, è riscattata dalla trama a suo modo solida, come solide sono le convinzioni vagamente ottuse di Louise. Quando la fabbrica in cui lavora chiude e lascia a piedi decine di operaie, l’unica soluzione che le sembra plausibile è quella di far fuori il padrone. E siccome nelll’economia di oggi le aziende sono come scatole cinesi, ci saranno più padroni da eliminare. I due registi rifiutano l’idea che il loro film possa aver ispirato le azioni di boss-napping che si sono succedute in Francia negli ultimi tempi. Secondo loro è giusto che i dipendenti si mostrino più reattivi verso i propri superiori, che diano maggior sfogo alla cattiveria... naturalmente senza arrivare all’omicidio!

“Louise Michel” ha molti limiti ma fotografa una situazione attuale, trasfigurandola in modo grottesco, in qualche caso genialmente, in altri meno.


Louise Michel (Francia, 2008)
Regia: Benoit Delepine e Gustave Kervern
Sceneggiatura: Benoit Delepine e Gustave Kervern
Musiche: Gaetan Roussel
Cast: Bouli Lanners, Yolande Moreau
Distribuzione: Fandango






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