A pochi giorni dall’apertura dei giochi olimpici invernali, a cui prenderà parte una delegazione di atleti della Corea del Nord, i segnali di distensione tra Seoul e Pyongyang continuano per il momento a suscitare poca fiducia per un possibile percorso di pace in Asia nord-orientale. Malgrado le aperture e la disponibilità sudcoreana, l’elemento destabilizzante di una situazione caldissima rimane il governo di Washington, da dove i segnali che giungono sono invece invariabilmente minacciosi.

Il sanguinoso conflitto nello Yemen, in corso ormai da quasi tre anni, ha visto aprirsi in questi giorni un nuovo pericoloso fronte che minaccia di far crollare la coalizione internazionale guidata dall’Arabia Saudita e intervenuta nel paese per riportare al potere il deposto presidente Abd-Rabbu Mansour Hadi. Domenica scorsa è infatti andato in scena uno scontro violento tra le forze del governo appoggiato da Riyadh, temporaneamente installato nella città portuale di Aden, e quelle in teoria alleate che fanno capo al Consiglio di Transizione del Sud (STC), finanziate e armate dal regime degli Emirati Arabi Uniti.

In ottemperanza alle sanzioni approvate  a larga maggioranza nello scorso Luglio dal Congresso, che alla sezione 241 prevedono la pubblicazione del “Kremlin Report”, il Tesoro degli Stati Uniti ha pubblicato una nuova black list.  Contiene 210 nomi, tutti di membri particolarmente influenti nell’establishment finanziario e politico moscovita.

Se la riscrittura della storia è una delle iniziative tipiche dei regimi autoritari o dittatoriali, il governo polacco di estrema destra ha fatto un nuovo passo in questa direzione lo scorso fine settimana con la parziale approvazione in parlamento di una legge sulla definizione dei crimini nazisti nel paese dell’Europa orientale.

Il procedere del terzo intervento militare della Turchia in territorio siriano sta sempre più mettendo in chiaro gli intrecci strategici nel paese mediorientale in guerra e il potenziale esplosivo di una situazione che continua a essere influenzata pesantemente dalle manovre americane. E' annunciato per le prossime ore un colloquio tra Erdogan e Trump, con la Casa Bianca che sostiene i kurdi ma è alleata dei turchi in ambito NATO.


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