di Eugenio Roscini Vitali

Parlando di elezioni da Teheran, la vera novità arriva dal piccolo schermo, il mezzo di comunicazione più diffuso e per il quale è stata prevista una serie di “faccia a faccia” che vedrà impegnati i quattro candidati in corsa per le presidenziali del prossimo 12 giugno. Oltre al confronto televisivo gli sfidanti potranno portare avanti una campagna individuale, per la quale il governo mette a disposizione una stessa quantità di tempo ed un eguale accesso ai mezzi di informazione. Un modo nuovo quindi di affrontare la politica con cui il Consiglio dei Guardiani ha voluto dirimere ogni eventuale dubbio, soprattutto dopo l’esperienza del 2005, quando le pressioni dei pasdaran influirono in maniera determinante sul risultato finale. Per la poltrona di presidente della Repubblica islamica il ministero degli Interni ha dichiarato eleggibili due candidati conservatori - il presidente uscente Mahmoud Ahmadinejad e l’ex capo dei Guardiani della rivoluzione Mohsen Rezaie - e due riformisti, l’ex presidente del Parlamento Mehdi Karroubi e l’ex Primo ministro Mir-Hossein Moussavi.

di Michele Paris

L‘opposizione repubblicana al Congresso degli Stati Uniti ha messo a segno una vittoria che non le era riuscita nel corso dell’amministrazione Bush sul fronte del diritto di portare liberamente armi da fuoco. Con la connivenza di un buon numero di democratici moderati, i parlamentari di minoranza hanno legato ad un disegno di legge volto a soccorrere i possessori di carte di credito in affanno con i pagamenti un provvedimento che darà la possibilità di introdurre armi nei parchi nazionali e nelle riserve naturali del paese. Il successo dell’iniziativa è dovuto al senatore repubblicano dell’Oklahoma Tom Coburn, il quale ha ottenuto l’approvazione della misura grazie anche all’impazienza della Casa Bianca di firmare prima della sospensione dei lavori per il Memorial Day una legge che pone maggiori restrizioni alle attività delle compagnie di carte credito e che entrerà in vigore solo fra nove mesi.

di Michele Paris

Spezzando bruscamente una tendenza che nei primi mesi del 2009 aveva allargato il diritto alle unioni omosessuali negli Stati Uniti, la Corte Suprema della California ha assestato un colpo mortale ai matrimoni gay in questo Stato. La decisione del supremo tribunale californiano ristabilisce un divieto che era stato sanzionato tramite referendum lo scorso mese di novembre, dopo che la stessa Corte Suprema, nel maggio del 2008, aveva proclamato il diritto costituzionale dei matrimoni tra persone dello stesso sesso. All’unanimità la Corte ha invece stabilito la legalità dei circa 18.000 matrimoni celebrati nei mesi che hanno preceduto la bocciatura degli elettori. I sostenitori dei diritti LGBT hanno già annunciato battaglia, promettendo una nuova consultazione popolare per il prossimo anno.

di Stefania Pavone

Nonostante l’embargo di Gaza continui con morti e sempre più morti e il cerchio del dolore strangola nella morsa l’intera economia palestinese, il dialogo di pace è ripartito. L’ottimismo obamiano è stato subito gelato a Washington dalle richieste perentorie di un combattivo Nethanyau. La destra israeliana, che ha nel Primo Ministro la sua voce più piena, ha posto come condizione il riconoscimento di Israele come stato ebraico da parte di tutte le forze che lavorano per la liberazione della Palestina. Ovviamente nessuno Stato palestinese è nella mente di Nethanyau. Parole che hanno gelato il presidente americano e una diplomazia che si preparava a tessere la tela della politica negli intricati nessi della questione mediorientale. Ma cosa vuole ottenere esattamente Nethanyau con le sue richieste?

di Giuseppe Zaccagni

Dopo il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, convocato con urgenza dalla presidenza russa, anche i capi della diplomazia d’Asia e dell’Unione Europea hanno condannato il test nucleare compiuto nella giornata di lunedì dalla Corea del Nord. Per i ministri, riuniti ad Hanoi per l'Asem (Asia-Europe Meeting), il test nucleare di Pyongyang costituisce una “violazione evidente” delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu e degli accordi conclusi nel corso delle trattative a sei fra le due Coree, la Cina, il Giappone, gli Stati Uniti e la Russia. I Quindici hanno deciso di preparare una risoluzione che comporterà una serie di nuove sanzioni nei confronti del governo di Pyongyang. “I membri del Consiglio - ha dichiarato l'ambasciatore russo Vitaly Ciurkin al termine della riunione - hanno espresso la loro forte opposizione e la loro condanna del test nucleare effettuato il 25 maggio 2009 dalla Corea del Nord, il quale costituisce una chiara violazione della risoluzione 1718 del Consiglio”, e hanno deciso di “iniziare immediatamente a lavorare su una risoluzione”.


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