di mazzetta

ahmadinejad Nell'epoca di Internet le distanze dovrebbero aver perso la loro influenza sulla circolazione delle notizie, e nulla dovrebbe essere di ostacolo al farsi un'opinione ragionevole dello stato di un paese e del suo momento politico, specialmente se si tratta di un paese importante come l'Iran; eppure, per i casi strani di un mondo strano, quel che succede in Iran può essere tenuto nascosto alle opinioni pubbliche occidentali, qualora convenga, risultando trasparente alle occhiute migliaia di libere testate, che sono il vanto del mondo libero. L'Iran con l'affermazione di Ahmadinejad è stato colpito da una scossa, ma tutti si sono ben presto accordi che il nuovo presidente non è stata una buona scelta. Ahmadinejad ha per ora un governo incompleto, nel quale mancano ancora quattro ministri fondamentali, quelli del Petrolio, dell'Istruzione, della Sicurezza Sociale e Welfare; un governo che ha dovuto ereditare anche il ministero degli esteri al completo, dove non è stato cambiato nessuno, nemmeno il ministro. Il presidente è riuscito solo a sostituire figure di secondo piano, e si è sfogato facendo strage degli ambasciatori all'estero.

di Daniele John Angrisani

Vladimir PutinIl 1 gennaio 2006 la Russia ha assunto per la prima volta nella sua storia la presidenza del G8, il gruppo degli 8 Paesi democratici più industrializzati del mondo. E' un evento storico, addirittura impensabile per chi ancora si ricorda della Russia "Impero del Male" di reaganiana memoria, o dei disastri dell'epoca eltsiniana che sembravano nel 1998 aver portato l'ex superpotenza sovietica alle soglie del Terzo mondo. Ma che Paese è oggi la Russia? Il 31 dicembre 1999, l'allora presidente Boris Nikholaevic Eltsin si dimette, dopo una lunga agonia politica dovuta anche alla sua malattia e lascia il potere ad interim all'allora Primo Ministro Vladimir Vladimirovich Putin. Quest'ultimo era un perfetto sconosciuto fino a pochi mesi prima, ma era immediatamente assurto alla cronaca ed alla popolarità dopo una serie di strani attacchi terroristici nel cuore di Mosca, dei quali era stata data la colpa ai ribelli ceceni e che furono la causa scatenante della cosiddetta "seconda guerra cecena".

di Luca Mazzucato

Israele è una nazione in guerra, un paese di soldati. Tutti, uomini e donne, servono nell'esercito, tranne gli studenti delle scuole religiose. Dei due o tre anni di servizio militare, una buona parte si svolge nelle zone occupate della West Bank e, prima del ritiro, sulle alture del Golan e nella Striscia di Gaza. La guerra influenza da sempre il tessuto sociale e l'inconscio della nazione ebraica. Tuttavia, condividere le proprie esperienze di soldato è un tabù che gli attivisti di Shovrim Shtika, Breaking the Silence, sono riusciti a infrangere. Yehuda Shaul, fondatore dell'organizzazione, mi racconta di questa scommessa vinta mentre passeggiamo lungo il muro che separa la parte occupata di Hebron dalla zona sotto il controllo palestinese. Yehuda ha una folta barba e porta sempre la kippah.

di mazzetta

ground zeroMolti aspetti degli attentati dell'11 settembre restano ancora da chiarire, ma una certezza esiste: l'amministrazione Bush nell'occasione ha offerto il peggio di sé, non solo per non aver evitato l'attentato ed aver poi aggredito paesi che nulla c'entravano, lasciando immuni i veri responsabili; ma, soprattutto, per aver provocato la morte di molti americani nei mesi ed anni successivi alla tragedia del WTC.Riguardo il primo aspetto, molti si chiedono perché l'Amministrazione abbia ignorato le evidenti complicità saudite e quelle ancor più evidenti dei pachistani; come sia possibile che il capo dei servizi pachistani fosse negli States la settimana precedente all'attentato, abbia potuto far avere denaro a Mohamed Atta e ritornarsene in patria indisturbato. Molti si chiedono come mai il leggendario apparato di sicurezza americano non abbia reagito all'attacco, peraltro atteso e previsto da più fonti; molti ancora si chiedono come mai nessuna misura sia stata presa nei confronti del governo pachistano e di quello saudita.


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