di Liliana Adamo

"Caro direttore, ci aiuti a liberare i nostri amici nello Yemen; non sono spie, né funzionari del governo. Sono persone come tante. Hanno un profondo rispetto per la fede islamica e per tutte le religioni. Avevano espresso il desiderio di visitare il vostro meraviglioso paese per approfondire un differente rapporto tra le culture e la fede, per scoprire il vostro patrimonio di conoscenze e tradizioni. Sono venuti in pace. Sono contro ogni genere di violenza e lavorano per l'istruzione e la medicina. Vi preghiamo, liberate i nostri amici!" Nel momento in cui perveniva l'appello disperato (e pieno di speranza), firmato da colleghi e amici dei cinque turisti italiani tenuti in ostaggio, al direttore del quotidiano Yemen Observer, è giunta un'altra lettera, firmata da un suo connazionale, Yacob Mohamed Alkaff:

di Fabrizio Casari

Mancano pochi giorni alla cerimonia d'insediamento del neo eletto Presidente della Bolivia Evo Morales e l'attesa dell'evento scatena entusiasmi da un lato e preoccupazioni dall'altro. La vittoria dell'ex leader dei cocaleros boliviani, artefice della loro organizzazione sindacale e politica, uomo simbolo per le rivendicazioni dei diseredati del paese andino, uno dei più poveri del continente con Haiti e Nicaragua, è arrivata con un risultato straordinario: quasi il 55% dei voti al primo turno e nonostante si sia impedito di votare ad un milione di contadini, cancellati con trucchi e raggiri dalle liste elettorali.

di Bianca Cerri

La balena conservatrice di Bush rischia di finire nei guai a causa di Jack Abramoff, superlobbista accusato di frode, evasione fiscale, corruzione ed estorsione ai danni delle tribù indiane, intenzionato a fare nomi eccellenti. Colto con le mani nel barattolo della marmellata, l'ex studente di Beverly Hills nonché idolo delle compagne di classe, non ha avuto altra scelta se non quella di ammettere la propria colpevolezza per evitare l'arresto. Scosso dalla decisione del lobbista, restituisce quel che resta degli oltre 150.000 dollari ricevuti per la prima campagna elettorale di Bush. Ma questo è un particolare irrilevante nel contesto di una vicenda di denaro e corruzione alla quale la stampa americana ha dato un enorme rilievo.

di Daniele John Angrisani

Il giornale più famoso e conosciuto d'America è ufficialmente in crisi e non sa come uscirne. Questa è la conclusione alla quale sono arrivati diversi esperti del settore americani e non, dopo la serie di scandali che ha colpito in maniera piuttosto forte la credibilità del giornale liberal newyorkese, lasciando costernati parecchi suoi lettori. Per di più questo avviene proprio nel momento nel quale si stava tentando di ritirarlo su, anche attraverso una sezione a pagamento sul suo sito online.

di mazzetta

Per non lasciare nulla di intentato nei confronti dell'Iran e mantenere la pressione sul suo governo, gli Stati Uniti hanno provato ad usare i fuoriusciti iraniani per accusare Teheran, o per proporre all'opinione pubblica internazionale, l'immagine della popolazione iraniana ansiosa di essere "liberata" dal proprio governo; come a suo tempo fu fatto in Iraq con l'Iraqi National Accord, partito di Chalabi. Anche questo è un approccio già visto e destinato a non funzionare. Un'altra porta chiusa. Una caratteristica dell'azione internazionale americana è che si gioca in ogni teatro, su ogni piano, con particolare attenzione alla propaganda. Bussare ossessivamente con forza a porte che non si apriranno serve a costituirsi nelle opinioni pubbliche l'immagine di chi chiede giustizia e si batte per il "bene". Sono azioni comprensibili solo se si valuta il fatto che di solito questo tipo di accuse imperano sui media per anni e, quando si rivelano meno di niente, spariscono in un soffio.


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