di Alessandro Iacuelli


Il ministero dei Beni Culturali ha pubblicato le "Linee Guida per l'inserimento degli impianti eolici nel paesaggio". Si tratta di una piccola guida, di 70 pagine, che ha come scopo dichiarato "l’obiettivo di fornire criteri e indirizzi a tutti coloro che si apprestano a programmare, a progettare o a valutare le opere di trasformazione”. Si pone un forte accento sulla percezione sociale del paesaggio e di come dipingere i grandi "mulini eolici" per mimetizzarli. Il tutto ricade nell'applicazione dei principi sanciti dalla Convenzione Europea del Paesaggio. Convenzione che è stata recepita in Italia, ma diversamente da regione a regione, senza un vero piano nazionale. La regione Toscana aveva inserito, per esempio, il criterio della frequentazione per valutare l'impatto visivo di un parco eolico, partendo dal principio non sempre valido che mettere un impianto in un posto poco frequentato crea meno disagi che metterlo in uno dove regolarmente circola un elevato numero di persone. In generale, nelle Linee Guida vengono affrontati aspetti tecnici come la redazione delle mappe di visibilità degli impianti eolici e le tecniche per la fotografia di paesaggio. Tra i consigli dati agli amministratori locali, sembra che il ministero gradisca di più i generatori eolici allineati, adducendo come motivazione che siano percepiti meglio rispetto ad un ordine sparso. Sul colore sono possibili alcune variazioni del tono del bianco al fine di ridurne la brillantezza. Diversamente da quanto si asserisce in Italia, in Belgio le indicazioni del governo suggeriscono, nelle aree agricole, di sfumare verso il verde la base del pilastro per garantire continuità con la linea di orizzonte.

L'aspetto più interessante delle Linee Guida italiane sta certamente nel consiglio di coinvolgere le popolazioni locali nella discussione, fin dall'inizio. Il non tagliare fuori i cittadini dalle decisioni che influiscono sul futuro della comunità viene rimarcato molto spesso ed in maniera forte. Probabilmente, la scelta di spingere verso il coinvolgimento della popolazione deriva da alcuni studi fatti negli anni scorsi in Danimarca, nel Regno Unito, in Germania e nei Paesi Bassi: tali studi - di tipo statistico - indicano che le popolazioni rurali sono generalmente più favorevoli all'eolico rispetto a quelle urbane.

Da un lato, finalmente emerge "la consapevolezza che il paesaggio è un bene diffuso e costruito anche attraverso la partecipazione popolare", con una considerazione sempre maggiore degli strumenti di coinvolgimento popolare all’interno dei processi di programmazione e progettazione degli interventi di trasformazione territoriale. Del resto, il sostegno pubblico nei confronti delle forme di energia rinnovabile ed in particolare dell’energia eolica, è generalmente maggiore quando una giusta informazione ha permesso la condivisione di scelte, interrogativi e perplessità su un nuovo progetto di parco eolico.

Dall'altro lato, c'è il rovescio della medaglia: l'aspetto energetico, nel quale la politica è la grande assente da quasi un quarto di secolo.
Sono arrivate, sì, le linee guida per quanto riguarda l'impatto ambientale dei parchi eolici, ma c'è uno straordinario silenzio da parte di ministeri come quello dell'industria e delle infrastrutture, che risultano privi di una reale pianificazione nel campo dell'energia; in una logica che tratta l'argomento non come scelta strategica di un Paese, ma solo dal punto di vista del mercato. In pratica, tutto l'assetto energetico del Paese è delegato ai soggetti privati che intendono investire nel settore. Ed i soggetti privati mai coinvolgono le popolazioni nelle scelte, come i recenti eventi di Civitavecchia mostrano.

In un’Italia che ha un Piano Energetico Nazionale del 1987, quando il fabbisogno di calore ed elettricità era ben diverso rispetto ad oggi, si è preferito, quando ci si è resi conto della reale obsolescenza del Piano stesso, passare ad una privatizzazione selvaggia del mercato dell’energia. Come se fosse una sorta di servizio accessorio, e non un qualcosa di profondamente legato al territorio, al Paese, alla sua strategia per il futuro.
Proseguendo su questa linea, arrivano le Linee Guida per l’inserimento dei parchi eolici nel paesaggio, in attesa che arrivi una Conferenza Nazionale sull’Energia, che magari pianifichi la necessità, il numero e le dimensioni dei parchi stessi.

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