di Daniele John Angrisani

Parafrasando Marx, uno spettro s’aggira per l'Europa. Lo spettro della Guerra Fredda. Avevano detto tutti che si era conclusa nel lontano 1989 con la caduta del Muro di Berlino eppure, ancora oggi a 18 anni di distanza, sembra essere ben viva nelle mente di chi decide i destini del nostro pianeta. La goccia che ha fatto traboccare il vaso questa volta è stata la decisione da parte americana di costruire basi radar ed intercettatori in Repubblica Ceca e Polonia nell'ambito dell'ambizioso progetto dello "scudo stellare", tanto caro al presidente Bush ed alla sua Amministrazione fin dal primo giorno dell'insediamento alla Casa Bianca. La motivazione addetta da parte americana per questa decisione è stata quella di difendere il territorio europeo ed i Paesi membri della NATO da possibili attacchi missilistici (nucleari?) da parte degli Stati canaglia, Iran in primis. Ma evidentemente a Mosca non la pensano così, e con qualche ragione. Prima il possibile candidato presidente alla successione di Putin, Sergey Ivanov, poi il nuovo Ministro della Difesa, Anatolyj Serdjukov, ed infine lo stesso presidente Putin, in un discorso dai toni molto duri tenuto dinanzi all'elite politica ed economica occidentale a Monaco, circa due mesi fa, hanno infatti affermato che tale decisione equivale ad una rottura del trattato di disarmo sul territorio europeo e che la Russia è pronta a reagire sospendendo il trattato medesimo e difendendo (ovvero aumentando) il proprio deterrente nucleare.

Una nuova corsa delle armi alle porte, parrebbe insomma. La ragione di tale durezza è che da Mosca la mossa americana viene vista come un mezzo per minacciare il deterrene nucleare ex sovietico e ridurre così il prestigio e la potenza internazionale della Russia post-sovietica. Ipotesi questa che, molto accreditata presso le sale del Cremlino, viene vista come fumo negli occhi da parte di una Russia che, invece, sotto il governo Putin ha visto rinascere, almeno in parte, il proprio status di superpotenza.

Mentre alcuni giorni fa il Segretario alla Difesa americano, Robert Gates, era a Mosca per tentare di convincere Putin e il governo russo della necessità di un dialogo e di una collaborazione russo-americana sulla questione dello scudo spaziale, il generale capo di stato maggiore delle forze missilistiche russe ha affermato che, in un futuro non troppo lontano, eventuali basi americane in Repubblica Ceca o Polonia, potrebbero essere nel mirino dei missili russi. Una dichiarazione pesantissima.

Oggi la simil Guerra Fredda ha visto un ulteriore passo avanti con le dichiarazioni del presidente Putin dinanzi alla Duma che ha annunciato la moratoria russa del trattato per il disarmo, fino a che tutti i Paesi della NATO non lo ratificheranno, ed inoltre ha chiesto all'OSCE di intervenire sulla vicenda. Per tutta risposta il Segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, in partenza proprio per Mosca ha affermato che la posizione russa è "ridicola", se davvero pensa che bastino pochi intercettori per "abbattere la deterrenza di migliaia di testate nucleari", come quelle ancora in detenzione ai russi.

Quale che sia la verità in questa faccenda, una cosa è sicura. Mai prima d'ora dalla fine della Guerra Fredda ad oggi i rapporti tra Russia ed Occidente hanno raggiunto un livello così basso. Questa, indubbiamente, non è una cosa positiva nè per una nè per l'altra parte. Inoltre alla fine di questo anno scadrà anche il Trattato di Cooperazione Strategica tra l'Unione Europea e la Russia firmato nel 1997 dall'allora presidente Eltsin, in tutt'altro spirito e contesto politico.

I negoziati per la firma di un nuovo Trattato sono in stallo da mesi a causa di un veto russo all'importazione della carne polacca, sintomo evidente di un clima "siberiano" dei rapporti tra l'attuale presidenza russa e la Polonia dei fratelli Kaczinsky, espressione della parte più nazionalista ed anticomunista del Paese. A ciò si aggiunga la legittima cautela da parte europea nel firmare accordi con Mosca a meno di un anno di distanza dalla fine del mandato di Putin ed a quelle elezioni presidenziali che, comunque andranno, saranno importantissime per il futuro del Paese.

La recente repressione delle manifestazioni dell'opposizione a San Pietroburgo ed a Mosca, gli omicidi irrisolti della giornalista scomoda Anna Politkovskaja e dell'ex agente segreto Alexander Litvinenko, la generale mancanza di libertà di stampa e gli spazi sempre più ristretti della democrazia nella Russia di Putin, non infondono particolarmente ottimismo verso il futuro. L'obiettivo di Putin sembra essere quello di garantire una successione quanto più leggera possibile, nei confronti di chi sarà -da lui stesso - scelto come suo delfino.

In questo scenario le elezioni dovranno essere solo la notifica da parte del popolo russo di ciò che verrà deciso, in realtà, tra le mura del Cremlino. Lo stesso Putin ha lasciato più volte intendere che non ha alcuna intenzione di mollare la politica attiva e che quindi rimarrà nell'ombra per gestire il potere reale del Paese. Dato il suo rating stratosferico (oltre l'80% dei russi secondo i sondaggi lo approva), nulla sembra essere capace di disturbare questo disegno presidenziale.

Ma, considerata la paranoia con la quale il Cremlino ha reagito alle seppur misere manifestazioni di protesta dell'opposizione, è ovvio che qualcuno a Mosca ha "paura" di scenari come quello ucraino, dove l'opposizione filo-occidentale è riuscita, mediante immense manifestazioni di piazza e l'appoggio più o meno palese della CIA e delle organizzazioni non governative occidentali, a prendere il potere. Dove siano comunque questi circoli politici filoamericani nella Russia odierna, rimane un mistero irrisolto.

Tralasciando comunque la fantapolitica delle mura del Cremlino, bene farebbero in ogni caso i governanti occidentali a chiedersi cosa sia possibile fare per rassicurare Mosca e fare allo stesso tempo in modo che le prossime, fondamentali, elezioni presidenziali, siano svolte nella maniera più democratica possibile. Da questo punto di vista, bloccare, o sospendere, la costruzione delle basi dello scudo stellare, in attesa di un accordo con i russi o quantomeno delle prossime elezioni presidenziali, potrebbe essere un segnale distensivo di estrema importanza.

Nello stesso momento c'è però bisogno di far intendere chiaramente a Mosca che qualsiasi ulteriore repressione delle manifestazioni dell'opposizione e della vita democratica del Paese non sarà accettata, se la Russia vuole essere davvero considerata come un partner affidabile ed alla pari dei Paesi occidentali. Il rischio, concreto è quello di avere, in caso contrario, di fronte una Russia autoritaria, dittatoriale e minacciosa per la pace europea e di tutto il mondo.

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